Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
28 MARIO MOTTA verso il tenace vizio dualistico che continua ad affiiggere, sia pure in contraddizione con la verità più profonda in esso contenuta, questo pensiero. Osserva infatti il Croce a tale proposito: « senza dubbio, se si con– sidera in se stesso il suo principio logico, il suo concetto del concetto..., scavando direttamente nel suo seno per trarne le ricchezze che contiene ossia ricavandone le necessarie conseguenze ..., si vede che quel princi– pio porta non solo all'assoluto immanentismo ma più propriamente allo storicismo assoluto; e, poiché storicità è dialettica e spiritualità, allo spiritualismo assoluto» 18 • « Ma - ed è sempre il Croce che parla ~ se da questa idea ... di una filosofia che sia davvero in accordo col nuovo principio del con– cetto, si passa a guardare il sistema hegeliano, quale delusione, o, piut– tosto, quale stupore! La natura vi rimane distinta dallo spirito, come l'altro dallo spirito, l'altro in sé; e, come tale, non può risolversi in quel– lo ma soltanto congiungervisi in un terzo termine, che immaginosa– mente ma non logicamente media i due opposti, nell'Idea, nella quale pur si riconoscono le sembianze del vecchio Dio» 19 • E non basta; giacché, data questa bipartizione del reale, anche 1< quel nuovo metodo che egli aveva prima dichiarato tutt'uno col pen– sare» finisce con lo sdoppiarsi in « una dualità di logiche, l'una che è quella con la quale gli uomini ragionano delle cose del mondo e che chiamiamo dell'astratto e l'altra che appartiene al metafisico e che chia– miamo del concreto» 20 ; l'una che si risolve nel « ridurre i fatti parti– colari a classi» e l'altra nel « porre i fatti in relazione col tutto che compongono »; l'una insomma che si limita a tessere « schemi » e « fin– zioni » e « concetti fisici e matematici» e l'altra invece che elabora il vero conoscere ossia i concetti « organici », « speculativi », « puri ». Esistono dunque in Hegel, per Croce, due anime, tenendo conto delle quali egli non può non giudicare la sua filosofia come « la prima delle filosofie moderne e storicistiche» e insieme come « l'ultima e più grandiosa espressione della metafisica aristotelica e scolastica e teologiz– zante » 21 • Questo giudizio va fortemente sottolineato. Quale che sia la sua esattezza, infatti, è proprio da esso che il Croce muove alla costru- 1 8 Il carattere della filosofia moderna, Laterza, Bari 194 i, p. 45. 19 ibidem p. 46. 20 ibidem p. 14. 21 ibidem pgg. 50-51. BiblidtecaGino Bianco
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