Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
26 MARIO MOTTA Orbene, è vero che dalle due posizioni crociane si possono astrarre giudizi letteralmente contradditori; è tanto vero anzi che è proprio que– sto ciò che spinge ad escludere la coerenza degli uni rispetto agli altri, la presenza di validi motivi teoretici specialmente negli ultimi, ecc. ecc. (quel medesimo impulso che Gramsci, dato il suo abito filosofico, non ha saputo vincere). Considerandoli alla luce della suddetta distinzione, tuttavia, ci si accorge che quei giudizi sono in realtà di carattere diverso. E cioè. Mentre gli uni, i giudizi critico-negativi, intendono riferirsi al mar– xismo così come si trova e< nei libri e nell'opera» dei suoi autori, gli altri, i giudizi della fase revisionistica, vogliono riguardarlo nel modo più e< vantaggioso per la scienza in se stessa». Mentre gli uni mirano a coglierlo in quel che esso è, da un punto di vista e< storicamente genumo », gli altri vogliono prescnvere come « dovrebbe essere ». Mentre gli uni, nonostante la sbrigativa durezza con cui li vedia– mo di solito espressi, sono giudizi criticamente spassionati e liberi da ogni altra preoccupazione che non sia quella della rigo rosa •definizione del loro soggetto, gli altri sono giudizi, per così dire, di comodo 16 , con– dizionati da una clausola ben precisa al di fuori della quale non si pos– sono nemmeno concepire: cc se il materialismo storico ha da rappresen– tare - e solo se ha da rappresentare - alcunché di criticamente ac– cettabile ». Questa clausola detta il senso di tutto il revisionismo, e basta quindi tener conto di essa per evitare l'equivoco in cui Gramsci è caduto. Dopo di che, il rapporto fra le due posizioni crociane cessa di apparire problematico, e in particolare si vede subito con chiarezza come la posi– ·zione antimarxistica possegga nei confronti dell'altra non soltanto una 16 Dico « di comodo » per una ragione precisa. Il giudizio mirante a definire ciò che una teoria contiene di « vantaggioso per la scienza in se stessa » è infatti, come tale, un giudizio di verità. Ma non lo è più se pretende di identificare ciò che la teoria ha <e di vantaggioso per la scienza in se stessa », ossia di vero, con la teoria medesima. È appunto quel che fa il Croce quando definisce come una « somma di nuovi dati » non 1.t verità del marxismo bensì il marxismo medesimo: donde appunto il carattere revisio– nistico della sua posizione. Si deve anche notare d'altra parte che la consapevolezza della equivocità di una simile posizione è sempre stata nel Croce, fin dall'inizio, presente. Lo dimostrano le continue -esitazioni che si trovano nelle pagine citate, e lo dichiara infine il Croce stesso in « Come nacque e come morì il marxismo teorico in Italia» (appendice a Mat. stor. ed Economia marxistica cit.). BibliotecaGino Bianco
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