Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
174 DOCUMENTI spiegate -ri~orrendo a forze che operano all'interno del sistema feudale», o. « che la nascita delle città fu un processo interno al sistema feudale » (seb– bene in qualche misura io creda che quest'ultima proposizione sia giusta e che, proprio perché il feudalesimo fu ben lungi dall'essere un'economia puramente naturale, esso incoraggiò le città a provvedere al suo bisogno di commercio a lunga distanza). Nello stesso tempo io credo che S. abbia torto quando dice che c'è necessariamente una correlazione tra la disinte– grazione feudale e la « vicinanza ai centri di commercio». Nei miei Studies– ho portato ampia documentazione per respingere questa idea semplicistica che è stata popolarizzata dai teorici volgari dell' « economia monetaria ». Di questa documentazione ripeterò qui solo due fatti. Fu precisamente nelle regioni arretrate settentrionali e occidentali dell'Inghilterra che la servitù, nella forma di prestazioni dirette di lavoro, scomparve più presto, e fu nelle p:ù avanzate regioni sud-orientali, con i loro mercati cittadini e le loro strade commerciali, che le prestazioni di lavoro furono pi'Ù ostinate a morire. Ana– logamente, in molte parti dell'Europa orientale l'intensificazione della ser– vitù nei sec. XV e XVI avvenne parallelamente allo sviluppo del commer– cio, e se di correlazione si può parlare, essa c1 fu non tra la vicinanza a1 mercati e la disintegrazione del feudalesimo (come dice S.), ma tra la vicinanza ai mercati e il rafforzamento della servitù (cf. Studies. pp .. 38-42). Questi fatti sono ricordati da S., ma questo non gli impedisce di sostenere che « fu soltanto alla periferia dell'economia di scambio» che i rapporti feudali furono resistenti alla dissoluzione. Il fatto che il « sistema di produzione» sul quale S. concentra l'atten– zione si riferisce più alla• sfera dello scambio che non ai rapporti di produ– zione è reso manifesto da un'omissione piuttosto sorprendente nella sua trat– tazione. In nessun luogo egli porge un'attenzione che non sia puramente acci'dentale a un fatto che è sempre sembrato fondamentale: cioè al fatto che il passaggio dalla estrazione coercitiva del plus-lavoro da parte dei pro– prietari terrieri all'uso del lavoro liberamente assunto deve esser dipeso dall'esistenza di lavoro a buon prezzo per l'assunzione (vale a dire di ele– menti proletari o semi-proletari). Mi sembra che questo .sia stato un fattore molto più importante che non la vicinanza di mercati nel determinare la distruzione o la sopravvivenza dei vecchi rapporti sociali. Naturalmente ci fu un rapporto tra questo fattore e lo sviluppo del commercio: in particolare (come ho già detto) esso si manifestò negli effetti che quest'ultimo ebbe sul processo di differenziazione sociale nell'ambito del modo semplice di pro– duzione. Ma questo fattore deve certamente aver giocato un ruolo decisivo– nel determinare gli effetti precisi che il commercio ebbe in luoghi e periodi BibliotecaGino Bianco
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