Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
158 DOCUMENTI del feudo era regolata dagli usi e dalla tradizione. Questi non solo domi– navano i metodi di coltivazione, ma anche stabilivano la quantità di la– voro fornito e la sua divisione tra lavoro necessario e plus-lavoro: i servi avevano dei doveri, come pure dei diritti. Tutto questo complesso di con– suetudini costituiva altrettanti ostacoli per uno sfruttamento razionale del lavoro e delle· risorse materiali in vista di un guadagno monetario 14 • Presto o tardi nuovi tipi di rapporti produttiivi e nuove forme di organizzazione s1 resero necessari per venire incontro aUe esigenze di un nuovo ordine economico. La « seconda servitù » del sedicesimo secolo ed oltre nell'Europa orien– tale, tanto sottolineata dal Dobb; c06tituisce forse la prova che questo ra– gionamento è errato? Come accadde che in questo caso l'aumento delle possiibilità di commercio cond~sse invece ad una drammatica e duratura intensificazione dei vincoli di servitù? La risposta a questi interrogativi va ricercata, secondo me, nella di– stribuzione geografica della seconda servitù, nel fatto cioè che questo feno– meno diviene tanto più imponente e grave quanto più ci si muove verso oriente lontano dal centro della nuova economia di scambio 15 • Al centro infatti, dove la vita di città è sviluppata in grado maggiore, il lavoratore agricolo ha un'alternativa al rimanere sul fondo; e questo gli conferisce una posizione di vantaggio. Quando la classe dirigente si rivolge alla pro– duzione per il mercato in vi5ta di un guadagno finanziario, si trova nella necessità di ricorrere alle nuove forme di sfruttamento, più flessiibili, e rela- 14 Il Dobb si è spesso fermato a esaminare questo aspetto del feudalesimo e sem– bra ritenere che l'abolizione della servitù abbia giovato solo ai contadini. Egli tende a dimenticare che cc l'affrancamento dei lavoratori fu in realtà l'affrancamento del ifeu– datario, il quale, potendo da quel momento trattare con uomini liberi che non erano legati al suo fondo, era in grado di disporre di questi per mezzo di semplici contratti revocabili, la cui breve durata gli permetteva di mutare gli accordi elevando il canone di affitto della terra», P1RE.NNE, A History of E11rope /rom the Invasions to the XVI Century (New York, 1939) pag. 553. l;'i Pirenne descrive la situazione nel modo seguente: « A occidente dell'Elba il mutamento non ebbe particolari conseguenze oltre a una recrudescenza delle corvées, delle prestazioni di lavoro e di misure arbitrarie di ogni genere. Dall'altra parte del fiume, nel Brandemburgo, nella Prussia, nella Slesia, in Austria, Boemia e Ungheria da esso furono tratti i più spietati vantaggi. 1 discendenti dei liberi coloni del XIII secolo furono sistematicamente spogliati della loro terra e ridotti nello stato di servi privati (Laibeigene). Lo s&uttamento integrale dei beni assorbì i loro averi e li ridusse in condizioni servili così simili a quelle della schiavitù che divenne possibile vendere la persona del servo indipendentemente dal fondo. Dalla metà del XVI secolo tutta la regione a est dell'Elba e le Montagne Sudete fu piena di Ritterguter sfruttati dagli T un– kers, i quali ultimi possono essere paragonati, per quanto riguarda il livello di umanità raggiunto nel trattare gli schiavi bianchi, ai piantatori de1le Indie Occidentali», ibid.• p. 534. BibliotecaGino Bianco
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