Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951
126 LETTURE delle possibili obbiezioni, si buttano a capo fitto in quei pnnc1p11 verso cui sono inclinati, né hanno la minima indulgenza verso coloro che la sentono diversamente. Esitare e bilanciare il pro e il contro inceppa il loro intelletto, urta le loro passioni e sospende la loro azione: essi son quindi sempre im– pazienti di sfuggire a uno stato d'animo così disagiato, e credono che non basti mai, per meglio liberarsene, l'impeto delle loro asserzioni e l'ostina– tezza della loro fede. Ma se questi cervelli dogmatici divenissero coscienti della straordinaria debolezza dell'intelletto umano anche nella sua forma più perfetta e quando è più metodico e cauto nel concludere; tale riflessione li indurrebbe naturalmente a una maggiore modestia e riserva, diminuendo la troppo indulgente opinione di se stessi e il loro preconcetto contro gli avversari. Gli- ignoranti potrebbero riflettere un po' sulle doti dell'uomo colto, il quale, fra i tanti vantaggi dello studio e della meditazione, ha quello di diffidare spesso delle sue conclusioni; e se qualche personà colta fosse incli– nata, per naturale temperamento, all'orgoglio e all'ostinazione, una piccola spruzzatina di pirronismo basterebbe ad abbattere la sua superbia mostran- • dole che i pochi passi che ha potuto fare oltre la sua: schiera sono un nulla se li compariamo a quell'universale perplessità e confusione in cui è desti– nata a rimanere la natura umana. Insomma, un certo grado di dubbio, di cautela, e di modestia, i-n ogni specie di ricerca e di scelta, dovrebbe sempre accompagnare il ragionatore che vuol stare nel giusto. Altra specie di scetticismo mitigato, che può riuscir vantaggioso agli uomini, e che si deduce agevolmente dal dubbio pirroniano, è il precetto di limitare le n06tre ricerche a quegli obbietti, che son più adatti alla ristretta capacità dell'umano intelletto. La nostra fantasia sale spontaneamente alle stelle, si delizia di qualsiasi cosa straordinaria e remota, e incontrollata si slancia nelle più_ lontane parti dello spazio e del tempo, per evadere da un mondo di cose che l'abitudine ha reso troppo note. Ma è un buon criterio di giudizio seguire il metodo opposto, ed evitando le ricerche iperboree limitarsi alla vita: comune e ad oggetti che cada,n sotto l'esperienza pratica: d'ogni giorno, lasciando i voli troppo alti alle ornate penne della poesia e dell'eloquenza, oppure all'oratoria dal pulpito e dall'arengo. Per ridurci a, così sobrio proposito, niente di megiio che convincerci, una volta per sempre, di quanto sia stringente il dubbio pirroniano e della– impossibilità di: liberarcene, se non rifugiandoci nella forza ancor maggiore dell'istinto. Quelli che son portati alla filosofia, continueranno le loro ricer– che, pensando che, a parte il godimento immediato d'una simile occupa- BibliotecaGino Bianco
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