Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

LETTURE THOMAS MANN dal «DOCTOR FAUSTUS» Abbiamo esitato a lungo nello scegliere dall'ultimo romanzo di Tho– mas Mann queste poche pagine. Le ragioni per non strapparle al complesso dell'opera, impoverendole così molto gravemente, ci sembravano forti. Ma ragioni altrettanto e ancora più forti ci hanno alla fine decisi. La potenza fantastica con la quale esse evocano in tutta la loro tragicità i termini del problema tedesco rimane infatti comunque evidente; abbastanza evidente almeno per farci riflettere a lungo, e per suggerirci alcune delle ragioni prof onde per cui questo problema rimane tuttora aperto nel cuore del– l'Europa; non solo, ma per cui tutti i tentativi di risolverlo fatti fin qui partendo dai quadri consueti del(a nostra civiltà e della nostra cultura non si sono rivelati capaci d'altro che di tendere allo schiacciamento e alla di– struzione dei valori elaborati dal popolo tedesco o, cosa tuttavia più impro– babile, alla produzione di nuovi frutti di disperata aggressività e di mor– tale veleno. Ora, che un popolo scompaia, addirittura fisicamente o almeno per una brutale frattura o per un insabbiamento della sua storia, non è certo un fatto nuovo, né per questo la storia dell'uomo si è arrestata o si arresta. Si può dire anzi che simili catastrofi non hanno neppure valso troppo, fin ora, a scuotere o ad incrinare la tranquillità del!'ottimismo storicista. Al con– trario, la civiltà europea, che definiamo spesso cristiana per la fretta di poterla credere definitiva, ci ha abituati ad assistere ad esse senza batter ciglio, spesso anzi le ha provocate e se ne è nutrita, giustificandole ed applaudendole. Evidentemente la tristezza profetica di Bartolomeo Las Casas, che ac– compagnava con occhi allucinati ma lucidi i conquistatori spagnoli, non ha lievitato ancora a sufficienza nella nostra cultura, sebbene la storia della Spagna, che appare oggi quasi il simbolo di quella odierna europea, gli abbia dato fin dal tempo di Filippo II tragicamente ragione. Forse anzi è BibliotecaGino Bianco

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