Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950

62 DISCUSSIONI della retorica. Inutile dire che quel giorno gli spmt1 attenti avranno già trovato altrove, in un'altra e più avanzata teoria della realtà, la condizione del loro lavoro fantastico. CESARE PAVESE A PROPOSITO DI CRITICA LETTERARIA La nota di Italo Calvino pubblicata nel primo numero di questa nv1- sta, Necessità di una critica letteraria, mi sembra meritevole di qualche aggiunta; perché, assai acuta nella sua fondamentale osservazione, non ne rende del tutto ragione, ed è solo in parte giustificata dalla realtà. È esatto, infatti, dire che in Italia esiste un certo numero di critici autorevoli, ma non l'autorità della critica; e che esiste una « solitudine » del critico a fianco della << solitudine » dello scrittore. È anche esatto dire che, per molti lati, la critica italiana si rifiuta al saggio, si rifiuta di aprire la discussione in termini più vasti di cultura; c:he non si impegna a fondo nei confronti dei propri autori; che non esercita del tutto il suo compito naturale di legare, di tradurre, anche, la poesia in termini storici, di cul– tura; e si accontenta del compito, necessario ma insufficiente, di distinguere poesia da non poesia. (Meno propria mi pare l'accusa di essere « una cri– tica di confronto». In verità tutta la critica è una critica di confronto. Non esiste cioè un critico il quale non giudichi secondo la propria moralità, secondo la propria storia culturale e non scelga secondo se stesso; -a meno che non sia un astratto, e assurdo, << filologo puro ». Ma anche per il n·itico più storicista credo sia ineliminabile il momento del « mi piace », « non mi piace »). Non è tuttavia di questo che vorrei parlare. Io vorrei solo osservare che è in fondo « il tono » del Calvino che mi lascia perplesso. Giacché egli sembra trascurare due dati di fatto che a me paiono fondamentali per la comprensione dei rapporti, in Italia, tra critica e letteratura creativa. Il primo: non esiste una nuova letteratura. E quindi non è così sem– plice per la critica adeguarsi a questa presunta nuova realtà. Quell'isola– mento degli scrittori che, fatto ognuno il proprio esperimento, poi tirano avanti per proprio conto (come nota bene il Calvino) non è solo in dipen– denza di una mancanza di connettivo culturale. È che oggi i temi della letteratura contemporanea sono ancora quelli segnati dall'ermetismo e da Solaria. Il tentativo fatto dal «Politecnico» per una diversa geografia delle lettere fallì soprattutto per questo: che esso postulava e teorizzava una BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy