Cultura e realtà - anno I - n. 2 - luglio-agosto 1950
8 CESARE PAVESE tutto lo stile di un racconto, che addirittura non risulti anche nella punteggiatura o nel ritmo diretto-indiretto del discorso, non è un sim– bolo ma soltanto un'allegoria, fredda e arbitraria. Perciò i racconti più simbolici, più intrisi di mito - come di salsedine chi nuota - sono quelli che apparentemente non hanno un secondo senso che qua e là affiora, ma sono piuttosto un solido blocco di realtà, sufficiente in se stesso, aperto, se mai, a innumerevoli sensi che tutto lo intridono e in– teressano. Un bell'esempio di ciò çhe intendiamo per colore simbolico di questo genere, si ha in -qualunque fiaba del tipo popolare o selvag– gio; in quella loro strana composizione cadenzata per cui una stessa avventura viene tentata per esempio da tre, quattro eroi; a ciascuno toc– cano tre, quattro casi simmetrici; ciascuno di questi casi è costruito su bizzarre cadenze - il gambero, la tartaruga, il coccodrillo - e alla fine si sospetta che tanti ritorni e riprese non abbiano altro senso che quello dei cerchi di schiuma nell'acqua. Veramente? Oppure la sobria e som– maria realtà che così si modella e configura secondo un ritmo, non è piuttosto l'assunzione della normale realtà nella sfera del mito, un sug– gello di occulto significato e valore impresso a fatti di per sé grossolani? Beninteso, dei tanti modi di far simbolo questo è il più immediato e primitivo, e non si pretende che la salute della narrativa stia nelle fiabe magiche: esse indicano soltanto - allo stato puro - una tendenza del– la fantasia ed equivalgono, come scuola di· stilizzazione, alla statuaria e plastica selvaggia che, nei campi rispettivi, ricorrono a soluzioni analo– ghe. Si tratta di vedere come la stessa circolazione di sangue mitivo può nutrire i tessuti di una complessa narrativa contemporanea. Ciò dev'es– sere avvenuto e avvenire nei modi più vari, giacché non di rado questa narrativa tocca la poesia, e secondo noi si dà poesia soltanto là dove la tensione di un mito (la cosidetta ispirazione) vibri nella pagina. È evi– dente che tensione mitica significa la gioiosa certezza di una più ricca realtà sotto la realtà oggettiva - l'indistinta presenza del nuotatore nel– l'acqua - e questa presenza si esprime in vortici, schiume, affioramenti. Possibile che si dia simbolo, cioè presenza mitica, anche nell'ormai se– colare arte veristica, che sembrerebbe votata alla più piatta univocità? Senza dubbio, e anzitutto perché l'ispirazione veristica è la celebrazione di un grandioso mito collettivo, la meccanicità della natura che, col rito dell'esperimento e della ricerca delle cause, ci esalta sopra noi stessi e mette davanti a una realtà piena di sottintesi. Ma questo mito si con– .figura altresì secondo gli individui cui tocca, e nulla è più suggestivo BibliotecaGino Bianco
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