Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

OGGI E DOMANI DELLA POESIA 67 pegno umano, mentre si vuole che anche la poesia sia, come dev'essere, un atto di amore, di comprensione, <li moralità. Se la crisi è nella rottura del giusto rapporto individuo-mondo (sen– tiamo che mentre ci tendiamo alle cose, ai fatti, agli altri uomini, non possiamo rinunciare al più profondo e al più geloso che è in noi, nem– meno - ci sembra - alle nostre miserie, purché concretamente sappia– mo che c'è altro fuori di esse) e se il lavoro dev'essere la ricostruzione di quel rapporto spezzato, nell'impegno completo nella crisi, nel volerci veder chiaro, sarà l'uscita effettiva dalla crisi particolare della poesia. Perché l'impegno solleciterà da se stesso il lavoro a trovare l'uscita, e la poesia sarà anch'essa nutrice e parte di una cultura valida. Proprio perché crediamo di aver toccato il centro di un nodo in cui tutto si dibatte - culture, forme di vita, sistemi sociali ed econo– mici, e i concetti stessi di cultura, di economia, di libertà, di ciò che è veramente vivere civile - siamo convinti della complessità del discorso: non c'è da correre ad additare futuri eldoradi, mentre bisogna proce– dere con cautela e fatica in un mondo irto. Rimangono però alcune considerazioni da fare. È impossibile elimi– nare le angosce dell'uomo-individuo; ma esse avranno un senso non puramente esistenziale solo se comprese consapevolmente nelle angosce del mondo: ma anche le angosce e le contraddizioni del mondo hanno un senso non puramente materiale solo se comprese nelle angosce umane. Ci sembra pure che nella ricostruzione di un rapporto di integra– zione reciproca tra individuo e mondo rimangano soddisfatte le aspi– razioni alla universalità, le richieste di un ritorno ai sentimenti univer– sali che si muovono talvolta alla poesia. Ogni passo verso quella rico– struzione sarà pure un passo verso la classicità, cioè verso un equilibrio reale di valori. Con quel rapporto si esce dal decadentismo - i piccoli pezzi rita– gliati - si esce dalla poesia per soli letterati - come si dice - o, per esprimere quest'esigenza con maggiore esattezza, si esce da una consi– derazione diventata estremamente letteraria dell'uomo, residuo estremo di una civiltà inaridita; si ristabilisce il contatto con tutta l'umanità dell'uomo, nella misura in cui tutti coincidono col mondo e con l'Uomo. Ma ci sembra pure che si salveranno, in un giusto rapporto tra individuo e mondo, le conquiste preziose della poesia moderna, alle quali non sapremmo rinunciare. I Biblioteca Gino Bianco

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