Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950

IL CORPORATIVISMO 41 IV. Qual'è ora l'elemento che costltmsce l'incentivo a realizzare siste– maticamente tale possibilità di accumulazione e quindi tale possibilità di espansione continua della produzione? Per rispondere a questa domanda t: necessario tenere innanzi tutto presente che la possibilità dell'accumu– lazione significa anche, sia direttamente sia attraverso l'espansione della produzione che da essa può derivare, possibilità di produrre a costi sempre minori. Basta p~rciò che la produzione si svolga in regime con– correnziale affinché chi non accumuli sia destinato a produrre a costi maggiori dei suoi concorrenti e quindi sia destinato a essere eliminato dalla sfera della produzione. La concorrenza è perciò quell'elemento che ha realizzato la possibilità di accumulazione sorta nel modo che abbiamo visto, è cioè l'elemento in virtù del quale si è passati dall'ac– cumulazione potenziale all'accumulazione effettiva. Tuttavia la natura del rapporto che intercorre tra accumulazione e concorrenza non sarebbe chiarito fino in fondo se non si considerasse ancora quanto segue. Affinché la concorrenza esplichi tutte le sue capa– cità di realizzazione dell'accumulazione è necessario che vi sia un nume– ro quanto più grande possibile di produttori tra di loro indipendenti. Tale numero di produttori comincia senza dubbio a formarsi col sorge– re di vari mercanti che trasformano in capitale il loro reddito. Tuttavia il sorgere sistematico di produttori nuovi è esso stesso legato ad una accumulazione in via di effettiva realizzazione. Per togliere l'apparenza di circolo vizioso che tale affermazione si:mbra contenere, si consideri che la prima forma di concorrenza che ha cominciato a funzionare è stata quella tra i nuovi produttori-mercanti da una parte e, dall'altra, il complesso dei produttori ereditati dal vecchio sistema di produzione, cioè i produttori delle corporazioni cittadine. Questa primitiva forma di concorrenza da un lato realizza le possibilità di accumulazione insite nel reddito mercantile che tende a trasformarsi in capitale e dall'altro lato distrugge le corporazioni proprio perché in esse non c'è possibilità di accumulazione. E nella misura in cui le corporazioni tentano di sot– trarsi a questo meccanismo di mercato, esse manifestano in pieno l'aspet– to negativo della loro natura, così come sopra lo abbiamo definito; esse cioè tentano di assumere un carattere puramente e semplicemente mono– polistico (esattamente opposto perciò a quello che avevano avuto al– l'inizio), senza naturalmente riuscirci perché ormai non controllano più tutto il volume della produzione. Conseguentemente _sonobattute- e scom- Biblioteca Gino Bianco

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