Cultura e realtà - anno I - n. 1 - maggio-giugno 1950
36 CLAUDIO NAPOLEONI dovrebbe affrontare. Quel che è certo è che oggi, dopo la rottura, per il sistema capitalistico inevitabile, del regime concorrenziale, lo sviluppo autonomo della produzione è venuto meno. Nessun meccanismo di mercato garantisce più l'autoespansione de1la produzione. È questa la causa che determina interventi continui diretti a rimpiazzare una legge di mercato che non funziona più come legge di sviluppo. La rottura che la borghesia aveva operato dell'intervento corporativo medioevale, è una rottura che si è richiusa: prima ancora di definire rigorosamente il corporativismo, già sappiamo che esso è rinato sulle rovine di quel mercato che un tempo lo aveva spezzato. La legge autonoma di sviluppo della produzione è venuta meno; la scienza economica che era nata con essa, è entrata in crisi. Alla coe– renza e universalità del linguaggio scientifico si è sostituita una folla di linguaggi diversi: il linguaggio di coloro che non si staccano dal si– stema delle ipotesi e delle leggi studiate dai classici e che perciò hanno perso ogni appoggio sperimentale e quindi la possibilità stessa di conti– nuare a fare scienza; il linguaggio di coloro che deliberatamente si limi– tano a descrivere simpliciter le modalità degli interventi corporativi sin– goli; il linguaggio di coloro che cercano una nuova universalità per la scienza economica rendendola ancilla di altre scienze, dalla psicologia alla politica, e perdono perciò la vera universalità. C'era dunque nella borghesia un vizio d'origine. Studiare il feno– meno corporativo vuol dire anche studiare le ragioni della crisi del si– stema e della scienza. Quello che ci proponiamo di fare in quest'articolo è di fissare alcuni punti da cu_icrediamo che un tale studio debba passare. II. Cominceremo dal sistema corporativo medioevale, cioè dal punto in cui la borghesia iniziò quella rottura che sarebbe stata poi destinata a richiudersi. Per comprendere a quale tipo di regolamentazione la corporazione sottoponesse la produzione artigiana delle città, bisogna tener presente la caratteris~ica economica fondamentale di questa produzione artigiana. In essa come in qualsiasi produzione artigiana anche moderna, la divi– sione del lavoro è una divisione di tipo ancora naturalistico, determinata cioè unicamente dalle attitudini naturali dei singoli partecipanti alla produzione stessa; avviene perciò che l'organizzazione di ogni unità pro- BibliotecaGino Bianco
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