Critica Sociale - anno XLII - n. 21 - 1 novembre 1950

• • · t ca· r1 1 Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SOMMARIO Politica e attualità Non si difende il Paese solo con i carri armati (ROBERTO TREMELLONI) l partiti politici e il socialismo (FILIPPO 'TURATI) Per agevolare il cammino (UGo GUIDO MONDOLFO) La Germania e la difesa del– l'Occidente (ANTONIO GREPPI e PIERO GALLARDO) ~ LQ mozioni votate dal Comi– sco Problemi e~onomici e sociali E.R.P. e P.A.M. (DAVIDE CtT· TONE) , I problemi del lavoro nell'epo– ca p1·esente (FEDERICO CHES· SA) Storia, filosofia, varietà La Chiesa e la scienza (CORRA· DO BARBAGALLO) Il filosofo <J,el quieto vivere: Cartesio (ALFREDO POGGI) Dieci anni di politica sociale in Francia (ALESSANÒno. ' SCHIAVI) Rassegne La quindicina. politica (Ant. V·.) Rassegna economica (D. C,) Vita internazionale (p. ga.) Ciò che si stampa (r.t., P.G., e G.P.) lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllY Comitato d I Redazione htonio Greppi - Roberto Temelloni condirettori Ugo Guido Mondollo -fa usto Pag liari Andrea T cchinardi -.Antonio Yaleri Respons. Anlonio Greppi Capo Redattore Piero Gallardo Direzione e Amministrazione MILANO Via Dell'Orso, 13 • Telefono 16.319 In Italia: Anno L. 1500 Sostenitore L. 3000 Semestre • » 800 Trimestre • > 425 Esie rq: Anno L. 2500 Sostenìto~e L. 4000 Semestre . > 1 3 00 Un fascicolo separalo Lire 70 fondata da FIUPPO Tll!'-ATI Milimo, 1 Novembre 1950 Non • si difende il Paese solo con • • i carri • armati- e oL sec_ondosemestre del 1950 si è aperta una fase nuova nella ' _congiuntura politica ed economica -del mondo. Appena a cinque anni dal termine di un gigantesco conflitto distrut– tivo, quando, sià pure lentamente, le ferite più gravi andavano cicatrizzandosi, e i paesi maggiormente toccati dalla guerra ripri– stinavano i redditi reali antebellici, e li potevano finalmente dedi– care a soddisfare la domanda di beni di pace, si ritorna a parlare di riarmo. I principali paesi del mond9, che dedicavano alle spese militari, dopo l'ingente- sforzo del periodo di guerra guerreggiata, da un ventesimo à un decimp del loro reddito, pensano di tornare à raddoppiare, o quasi, questo tributo. Se si potesse fare un cal– colo di quel che ha speso il mondo, e in particolare l'Europa, du- · rante i 37 ultimi anni della nostra generazione, per le spese mi– litari e quelle connesse a riparare, i danni della guerra, probabil– mente scopriremmo che in media almeno un terzo dei redditi di questa disgraziata e inquieta generazione è stato dedicato al timo– re delle liti o alla condotta delle liti tra nazioni. NoLsocialisti non .possiamo non dire la nostra pàrola accorata per questo perma– nente tributo, alle' velleità belliciste del mondo, poichè il tributo stesso si risoJve inevitabilmente e nella diminuzione-immediata del livello di esistenza soprattutto degli strati più poveri della po– polazione, e nella rinunzia a dotarci di beni strumentali collet– -tiyi migliori, e nell'accentuazione di differenze che diradano il già leggero tessuto della nostra· vita sociale. Direzione opposta, 9.uindi, a quella delle nostre as~irazioni. * * * Quanto al nostro paese, se esso ha aderito al patto Atlantico come prezzo reputato necessario per la pace, esso deve dire co11 chiarezza che le sue condizioni economiche non gli consentono di dedicare una lira di più a spese_per armamenti. Pensare che l'Ita– lia possa armarsi efficacemente, nelle attuali condizioni di lento e faticoso ripristino d'un decente livello di esistenza, ~ una paU– _rosa illusione, che è bene non offrire agli altri e a noi. Decidere di dedicare altre quote ingenti del nostro modesto reddito a spese militari, ·anche se vorrà dire portare il Paese dalla capacità a so– stenere un'ora di fuoco alla capacità di sostenerne due (il che pra– ticamente è lo stesso), vµol dire contemporaneamente indebolirne altre capacità, le quali contano assai più dal punto di vista di una eventuale difesa. Noi oruciamo già sull'ara delle spese militari un quarto della spesa statale, ciò che significa un terzo delle entrate: in altre parole oltre un ventesimo della nostra fatica quotidiana. Per un paese che ha un reddito medio tanto basso da riuscire quasi il fanale di coda tra i partecipanti all' OECE, questa percen– tuale ha un significato ben 9-ifferente di quello che ha la stessa percentuale applicata ad altri. Ci sono dei limiti che non si posso– no superare senza gravissimi pericoli, e questi limiti sono già rag– giunti per noi: nori si può pretendere che l'ultimo biglietto da mille dell'uomo che soffre -la fame e che non ha una casa dove Biblioteca Gino Bianco

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