Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949

CRITICA SOCIALE 329 -------------------·-----------------•-- --- . taria deL!e colture), ma anche e sopratutto le neces– sità della nostra produzione (fondata in misura no– tevole sulla cerealicoltura, meno redditizia nella pic– cola proprieà) e il carattere ,della nostra agricoltura, così incline al tradizioqalismo e ali'« invecchiamen– to ~ (ai primi accenni di crisi si è già avvertita, neJ '48 rispetto al '47, una contrazione nell'impiego dei fosfati e del carburante agricolo, e nell'acquisto -dei trattori). Naturalmente nelle ore dure la piccola azienda si difende con le vecchie armi del super,la– voro e del sottoconsumo. E proprio questa sembra a molti economisti la buona occasione per esaltare la vitalità del piccolo contadino, che è libero ecce– tera, e della casa colonica, serena e suggestiva come in un'acquaforte di Morandi. Diceva invece Kautsky, con l'occhio alle cifre, dietro alla facciata: « ... Se la produzione del piccolo contadino non viene at– tratta nelle sfere ,della produzione mercantile, se è sempli-cemente una .parte ,dell'economia domestica, essa resta altresì al di fuori delle tendenze centra– tralizzaitrici del moderno modo di produzione. Per quanto irrazionale -sia la sua azienda parti-celiare, per quanto grande sia lo spreco delle forze che essa richiede, il contadino vi è saldamente attaccato, esat– tarnen te come la sua donna è attaccata alla propria misera azienda, domestica che, malgrado l'enorme spesa di forza-lavoro, dà gli stessi miserabili risul– tati, ma che è l'unico campo nel quale essa non è sottoposta alla volontà altrui ed è libera dallo sfrut– tamento ». Ma nelle condizioni sociali ed economiche del capitalismo lavorare senza il ,pagamento adegua– to /iella forza-lavoro, « non tenere conto del proprio lavoro » vuol .dire cederlo gratuitamente al commer– ciante o a un altro ca.pitalista (per esempiq, sotto forma di rendita differenziale, alle grandi aziende) e ri-durre all'infinito i propri consumi. Pericolose sono le generalizzazioni, anche perchè bi-sogna riconoscere ,la convenienza o la fatalità del– la piccola proprietà nelle valli di montagna, e, so– prattutto, presso le città, là dove si educano frutteti, orti e vigneti; e sempre, ad ogni modo, la piccola proprietà esistente va difesa, guidata, e illuminata. Ma di fronte al tema della riforma fondiaria per la seconda metà del secolo ventesimo; di fronte al pro– gramma di una piccola proprietà da costituire arti– ficialmente, con sacrificio di miliardi, e senza alcun riguardo per il luogo di convenienza economica, si schiudono due prospettive. O la piccola proprietà non può dare a buon mer– cato le derrate necessarie al consumo nazionale; e a un. certo punto allora capitano energiche misure protezionisti-che, con le note conseguenze sui costi dell'industria, ·e su.ll' economia montana: in queste condizioni la piccola IJ)roprietà artificiale può rap– presentare, di fronte al vecchio problema della sot– to-occupazione ,cronica, una soluzione, permanente, analoga a quella, contingente, dell',imponibile di ma– no d'opera e .del divi-eto di certe macchine in certe zone. O la piccola proprietà riduce a poco a voco i con– sumi; e allora, per non riferire i noti argomenti dei soliti Lenin e Kautsky, si può porre il nuovo pro– blema della -deficienza cronica della domanda: alla maniera -dei li.berali, inglesi. Tra la costituzione di piccole ,proprietà o di azien– de collettive, 11 socialismo ha fatto da decenni la sua scelta, così come gli economisti borghesi in genere, e quelli democristiani in particolare. E non è facile dimostrare che la rapi-da industrialiizzazione della agricoltura e la crescente concorrenza transocea-nica. uscite da!J.e pagine di un tempo per pesare ormai sul– le cifre di ogni giorno, hanno spostato i termini della di·scussione. ITALO PIETRA La dittatura mondiale sovietica- /,a tattica dei « grandi giorni ». Abbiamo rilevato nel precedente articolo l'oppo– sizione sostanziale tra i due socialismi nei quali si è scisso il movimento opera'io nel mondo:. comuni– smo sovietico e laburismo inglese. Ma quel che è qui opposizione di principi e di metodi non era per Lenin -che un puro probl,e.rna conbingente di tattica già previsto -dallo stesso Marx. Nel suo « Saggio sul marxismo», riprodotto nella raccolta di scritti su Marx del Riazanov (1), Lenin rileva infatti che Marx aveva ben distinte, fin dall'linizio, le due tattiche del– l'attività rivoluzionaria pratica: quella pe•r le fasi di stasi poli-tica, quando gli avvenimenti procedono. a passo di lumaca, nei periodi di cosiddetta evolu– zione mondiale, nei lunghi periodi di prosperità, du– rante i quali, con. la tattica della lotta industriale e del movimento d-elle unioni operalie, i lavoratori si preparano per il « futuro attacco generale»; e la lotta per i- momenti decisivi, durante i « grandi giorni », in cui su concentra l'essenza di 20 anni e bisogna cogliere l'opportunità di realizzare gli « scopi finali » della classe, potenziandone la capa– cità di assolvere praticamente compiti importanti. E, trascorso il periodo rivoluzionario del 1848-49, lo stesso Marx si era opposto infatti decisamente a qualsiasi tentativo rivoluzionanio, insistendo sulla necessità dell'azione rivoluzionaria con altri metodi, per preparare quasi pacificamente la rivo!u:1Jione. Similmente Engels aveva distinto nell'azione politica l'impi,ego alternativo della « forza materiale > e del- Il) D. RIAZAN0V: Ctl'l'lo Marx. Milano, Fasanl, 1946. ' BibliotecaGinoBianco la « forza morale», che si arma particolarmente della legislazione e che era la normale. E' la tattica dei « grandi giorni », per la conquista del potere, formulata da <Marx nel 1948, di cui il co– munismo bolscevico si è valso prima lin casa propria e che ora vorrebbe applicata al mondo, anche oltre la « cortina di ferro», come unica tattica socia lista universale, senza preoccuparsi dell' avvertimen.to de– gli stessi Marx e Engels nella loro prefa:1Jione del 1877 al « Manifesto comunista», cioè che « l'applica– zione pratica di questi principi dipenderà sempre e ovunque dalle condizioni stoniche date», condizio– ni che si tratta ogni volta di interpretare. Il « Cominform » e la « democrazia popolare >. Per i bolscevichi, ne abbiamo già discorso trat– tando ,della teoria di Lenin dell'imperialismo « ul– tima fase ·del capitalismo», le condizioni sono oggi propizie per l'assalto generale contro il capitalismo. e, a suo luogo, abbiamo visto organizzazione, pro– gramma e tattiche del « Comintern >, fondato a Mo– sca da Lenin nel 1919 per dirigere la duplice lotta mondiale rivoluzionaria: quella del proletariato con– tro il capitalismo e quel la dei popoli c oloniali contro i governi imperialisti, generalizzan.do la serie delle rivoluzioni iniziata dal proletariato russo, « l'avan• guardia del proletariato mondiale'». Scarso fu il suc– cesso tra il proletariato europeo della nuova Inter– nazionale, costituita sul modello del Partito bolsce– vico della « centralizzazione democratica>, come un partito rivoluzionario ·di mestiere, strettamente co– spiratorio e soggetto alla più rtigida disciplina, con– formemente al principio di Lenin che se .il proleta-

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