Critica Sociale - anno XLI - n. 11 - 1 giugno 1949

248 CRITICA SOCIALE Attorno alla conferenza di Parigi La conferenza di Parigi si trova ancora nella sua primissima fase. Chi si attendeva che Viscinski a– vrebbe tentato con la presentazione di un vasto pro– gramma di mettere in imbarazzo i partecipanti alla conferenza, si è ingannato. Se il mondo trasse un sospiro di sollievo alla notizia, che parve sorpren– dente, che nella prima seduta si era conseguito sen– za troppe difficoltà un ,pieno accordo circa l'ordine del giorno, esso ebbe modo di apprendere il giorno dopo che l'ideale della diplomazia moscovita era il ritorno agli accordi di Potsdam, la cui applicazione venne proprio sabotata in tutto questo tempo dalla po.litica russa. Certamente non è questa .nè la sola, nè l'ultima carta di Viscinski. Ma vi si può tuttavia scorgere il segno che le circostanze esteriori con– sentono al -Cremlino una molto minore .libertà di movimento nella sua politica estera di quanto esso possedesse allora, rispetto a·d oggi. Non ha quindi gran senso il disputare sugli in– terrogativi che taluni giornalisti si pongono circa il futuro corso della conferenza. Vi sarà uno spossante mercant.eggiare; accompagnato da certe manovre tat– tiche, into-rno ad ogni singolo punto. Ma decisiva sarà la questione di sapere sino a qual punto gli al– leati si terranno fermi sul loro odierno punto di vista. Se è da augurarsi che la Russia sovietica si dimostri disposta ad una forma di effettivo accordo. sarebbe d'altra parte pericolosa an.che la semplice apparenza di resipiscenze o di disunione tra gli al– leati. Nella sua risposta alla proposta di Viscinski di ridar vigore aH'accordo di Postdam, Acheson so– stenne che lo -sviluppo intervenuto negli ultimi quat– tro anni impediva di tornare indietro. Questo è l'u– nico punto -di vista sostenibile e soltanto se conse– guentemente esso verrà stabilito ed accettato la con– ferenza p'otrà portare ad un miglioramento della si- tuazione. , -Certamente, tuttavia, non si può essere troppo ot– timisti se si considerano tutte le altre circostanze nelle quali la -conferenza si svolge. Il Cremlino si sforza di .conseguire un alleviamento delle conse– guenze che gli ha procurato la sua politica non sol– tanto in Germania, ma anche in Grecia. Gromyko durante l'assemblea generale -dell'O.N.U. ha avuto col-loqui con diplomatici inglesi -ed americani circa la cessazione della guerra civile in Grecia. E' da notarsi il fatto, troppo poco rilevato da-Ila stampa, che il Cremlino si riconosce senz'altro come la for– za sostenitrice della guerra civile greca, dato che es– so è in -grado di impegnarsi per la sua cessazione. In tal modo si scopre l'assurdità di qualificare come « una spontanea insurrezione popolare » l'azione condotta dai comunisti grecL Anche qui non. si trat– ta che di una manovra russa. Il procurare difficoltà . all'Inghilterra ed all'America si è risolto fn un boo– merang che ha finito col colpire la Russia stessa: certamente gli oneri che sono derivati agli Stati Uniti -per la repressione dei ribeBi non sono da sottovalutare; ma essi appaiono proporzionalmente meno gravi di quelli addossatisi dalla Russia :per fo_ menta.re la rivolta. Per i tre 'diplòmatici che discussero tra loro a proposito della Grecia doveva apparire inutile e tar– divo il -pensiero che la Grecia stessa, in tale occasio– ne, avre·bbe avuto da dire fa sua parola. Il governo greco ha fatto valere il punto di vista, indubbiamen– te esatto, che la lotta dovesse completamente cessa– re, prima di poter trattare del regolamento dei con– trasti politici. Sinchè parlano le armi, ogni altra BibliotecaGino Bianco considerazione .ha da tacere e proprio lo scopo an– nunciato nelle proposte russe di una risposta com– pletamente libera del popolo sul suo proprio desti– no è solo consegui-bile se gli insorti depongono le armi. Si comprende del resto da sè che all'attuale governo greco, che trova il suo più valido sostegno nelle baionette dell'esercito non possa affidarsi l'e– spletamento di libere elezioni. Anch'esso dovrebbe disarmare e il mantenimento dell'ordine dovrebbe essere affidato a truppe che siano sotto la guida e la responsabilità dell'O.N.U. Il governo russo sembra ancora molto lontano dal– l'ammettere tali condizioni. Esso sembra bensì di– sposto a liberarsi degli oneri economici e delle re– sponsabilità militari, divenuti per lui insostenibili, ma esso non. può decidersi ad addivenire ad una reale pacificazione. In una parola, esso non può mo– dificare la sua politi-ca, perchè esso non può modifi– care l'essenza intima della dittatura. E di ciò proprio negli ultimi giorni si sono avuti esempi, significativi. Si ricordino, per inciso, le « elezioni » in Unghe– ria ed in. Bulgaria. Non vale la pena di riferirne i risultati, che ciascuno si attendeva, e che fanno sem– mai sorgere la sola domanda perchè mai le « demo– crazie -popolari» continuino a ripetere questa com– media superflua e che non può ingannare nessuno, che ogni volta vede una percentuale di votanti di quasi il 100% ed una elezione quasi unanimistica dei candidati governativi. Quale sia in realtà l'orientamento delle popolazio– ni al di là del sipario di ferro hanno invece mostrato le elezioni per i-1 congresso popolare della Germania Orientale, che si sono svolte contemporaneamente a quelle ungheresi e bulgare. Nonostante tutte le pressioni e le correzioni dei risultati elettorali, i comunisti sono riusciti a raggiungere solamente la maggioranza dei due terzi, dato che per lo meno a Berlino fu possibile un sia pur limitatissimo e ge– nerico controllo sulle loro manipolazioni. Questa circostanza spiega perchè la politica russa abbia sempre dato tanto valore all'allontanamento degli alleati da Berlino. ' Tutte queste cose non solo hanno fatto aprire sem– pr,e di più gli occhi a quanti nell'occidente inten– dono giudicare il comunismo, ma stanno a dimostra– re che chi distrugge la libertà politica n.on può poi sperare di instaurare la eguaglianza economica e con ciò far compiere alla classe lavoratrice un pas– so avanti verso la sua emancipazione. D'altronde quale sia il comportamento in senso sociale delle « democrazie popolari » e del comunismo lo hanno dimostrato negli ultimissimi giorni gli incidenti di Berlino, che devono addottrinare proprio i lavora– tor-i sindacalmente organizzati circa i sistemi adot– tati. Con la spartizione di Berlino in due settori con diversa valuta, sono sorte per i lavoratori molteplici difficoltà. In modo particolare esse colpivano coloro che vivono nei settori occidentali della città ma ri– cevono il loro salario in marchi orientali, il cui va– lore è un quarto di quello del marco occidentale. Il più nutrito gruppo di questi lavoratori è costi– tuito dai ferrovieri, di cui circa dodicimila abitano e lavorano nel settore occidentale. La direzione del– le ferrovie statali di Ber-lino, che comprende tu.1ti i settori di Berlino, si trova sotto controllo russo ed è guidata -esclusivamente da autorità comuniste. Es– sa non poteva tuttavia impedire che i ferrovieri del settore occidentale si stringessero in un'organizza– zione sindacale indipendente e non comunista. La loro situazione non si può meglio. rilevare che dal fatto che la quantìtà di merci corrisposte nei set– tori occidentali per il mantenimento dei disoccupati è più elevata dei salari corrisposti in marchi occi-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=