Critica Sociale - anno XL - n. 20 - 16 ottobre 1948

',1 458 CRITICA.SOCIALE. ùisfatta ha nelle sue mani· la cura della pace .del mondo più di quanto non creda o la sua stanca lena non le consenta cli realizzare. Solo che lo voglia. A parte questi motivi e questi effetti superiori,, una ri– organizzazione strutturale dell'Europa su basi un.itarie è la · premessa per ogt;1ipossibile sopravvivenza di un ordine eco– nor_nicoe civile pér le singole nazioni europee. Ogni tenta– tivo di restaurare i sistemi economici nazionalmente ln1:1ua- . clr"ati e bilanciati, cjuali hanno· potuto reggere e prosperare uell'anteguerra è. destinato al fallimento integrale. Dal 1939 ad oggi qualche cosa di· ·essenziale è mutato: il ricambio e l'equilibrato compenso del commercio mondiale sono stati interamente sovvertiti dalle formidabili dislocazioni nella ca– padtà cli produzione e di acquisto provocate dalla guerra. Nel secolo scorso e fino agli inizi della prima guerra mondiale il sistema del libero meréato e cioè dell'automa– tica compensa7ione del ricambio economico internazionale, ha funzit•nato per i\ fatto che il p:iese economicamente do– minante era la Gran Bretagna, cioè un mercato che men– tre era in grado di esportare i migliori manufatti e pre– stare i migliori servizi alle più convenienti condizioni, si trovava d'altra parte nella necessità di importare dall'Este– rp vive~i e materie ·prime e di investire all'estero i suoi esu– beranti, càpita,li. Per queste ragioni la Gran Bretagna, fin-– chè ha funzionato da perno di questo equilibrio naturale, non ha mai lasciato il mondo a corto di sterline. Ma dal momento in cui gli S.U.A. hanno preso il posto della Gran Bret.agna come detentori ciel potere economico, come forni– tori di merci e di capitali a tutto il mondo, una simi·le na– turale armonia non si è verificata nei riguardi della cir– colazione internazionale del dollaro. E ciò per la semplice ragione che gli S.U.A. producono tutte le materie alimen– .tari e quasi tutte le materie prime di cui abbisognano, rap– presentando_ così un mercato capace di illimitate esportazio– ni e <li limitatissime importazioni. La sola materia prima che gli S.U.A. -devono e dovranno importare su vasta sca– la, il 1ietrolio, ha una influenza mii1ima sulla bilancia delle importazioni americane perchè tutte le più grandi sorgenti ·,traniere di petrolio a cui l'America fa capo sono in mano americana. P~r qHeste ragioni l'America non può a meno di lasciare il IT)Ondoa corto di dòJ.lari, mettendo tutte le nazioni cpn cui commercia in gigantesco disavanzo nei suoi confronti disavànzo che ha carattere permanente poichè permanenti 11~ sonp le cause. L'Europa non è in grado di modificare que– sta situazione coi rimedi che l'hanno soccorsa nel passato e .~egnatamente nell'intervallo fra le due guerre mondiali, · cioè valendosi delle riserve auree dei redditi degli invèsti– h1e11tioltremare e del commerciò attivo verso altri paesi extraeuropei creditori di dollari. Queste tre ·grandi· sorgenti _di comp~nso sono venute meno come esito dell'ultima gùer-· ra. II problema va risolto per vie nuove. L'Europa deve evi– tare al pòssibile il contatto con le valute dure deve intanto trovarè in se stessa quello che nono può piò ricevere dal resto del mondo. , Il problema è oggi -europeo e sarà domani americano In-· ' tanto,' il piano Marshall ne rimanda di quàttrò anni I~ so– luzione per quanto riguarda la Europa Occidentale;. Vi è in questa pausa che ci è concessa una_ grande ragione· di sollievo ed insieme un grande pericolo." Se i provyidenziali soccorsi Marshall all'Europa hanno un aspetto negativo, esso ~ costituito ·-proprio dall'alibi che quei soccorsi. hanno offerto alla P,igra responsabilità ·europea,· dal rinvio di una bancarotta che più crudamente lasciata alle sue minacce avrebbe almeno. destat-a la nostra p,ttenziorie verso la ricerca. e l'applicazione degli energici rinredi che la riostra disperata situazione esige. Voglio dire rimedi perrpa- · nenti, .risanamenti radicali, non palliativi o ·surrogati di· un _.giorno. o di-quattro anni. L'Europa Occidentale, sull'orlò dell'~!Jisso, si abbranca ai soccorsi americani come se_i 1:1uatfropro\Jlematici anni a cui ,si estende il· ·pianò Mar&hall rappresentasseso tutto i:I ·suo 'avvenire, tutto quanto le resta_ da vivere e da provvedere. QuestÒ. miraggio- può nascondere tremende delusioni e pre– pàrare catastrofiche conseguenze. _Gli even\i camminano e Biblioteca· Gino, Si.a neo·' confermano la ahsieta che ho manifestato recentemente a Firenze quando osservavo: « Coloro che chiudono gli oc– chi a~tendendo passivamente il miracolo del piano Marshall, ricordino che negli ultimi due anni l'Europa ha già·,ricevuto dall'America circa "nove miliardi di dollari, cioè quanto al mass/mo potrà riceverè nei pi:ossimi due anni. Che cosa dun– que distinguerà l'effetto degli aiuti passati da quello degli aiuti avvenire se non una completa rivolùzione e razionaliz– zazione nel sistema -'di utilizzarli? Se miracolo vi- ha--da. es– sere esso non dipenderà dalla grandezza dei soccorsi pro– messi, ma dalla grandezza del disegno e dalla larghezza della visione con cui sapremo prepararci a metterli a frutto 111 un congiunto sistema di risurrezione continentale>. Una prima risposta a quell'interrogativo non ha tardalo a venire. 11 recente rapporto dell'E.C.A. dimostra che ~ei primi quattro mesi terminati· il 7 agosto u, s. l'amministra– zione della cooperazione economica ha rilasciato alle 17 na– zioni del piano Marshall autorizzazioni di acquisto per 940 milioni di dollari. Ebbene, di questa colossale assegnazione la quasi totalità è stata assorbita da acquisti di viveri e di materie di consumo. Gli acquisti di impianti produttivi sono stati quasi m1lli. Questa indicaz-ione è istruttiva e ammoni– trice. Se questo ·sar,à il modello delle future richieste europee e consegne americane in conto E.R.P., l'Europa avrà dimo– strato che il sospetto americano di buttare le enormi ri– s_Qrse _stanziate in un pozzo senza fondo di -soccorsi imme– diati anzichè sul solido terreno del,la ricostfuzione noh era infondato. Di questo passo noi andremo turando le falle delle sin– gole bancarotte europee e sciupe,remo alla spicciolata il vero effetto di massa dell'aiuto americano, che è quello di con– sentirci il respiro e· i mezzi necessari a costruire per l'av– venire la nuova struttura economica in cui si- annodino sai- -damente tutte le risorse e tutte· le energie dell'Europa. Di questo passo l'Europa nel 1952, e cioè quando la corrente degli ai~ti americani, si sarà essiccata, si troverà esattamente nelle condizioni di oggi. Il tempo stringe e non perdona. Guai a noi se questi promessi quattro anni di convalescenzà che già stia~ consumando giorno per giorno passeranno· senza che l'Europa abbia trovato l'animo -e la forza di rimettersi in piedi come un corpo unico avviato in una concorde dire- zione. ' · Ma_il giorl}o della resa dei conti può darsi sia molto· più prossimo del 1952. Non dimentichiamo che I'Ameriéa ha fat– to della costruzione di una economia unitaria e compensata europea la condizione essenziale .per l'inizio e per ·1a prose– cuzione degli aiuti Marshall. Lasciamo parlare direttamente qttesti .amici americani e cerchiamo di intenderli. , Il 25 luglio u. s. il Sig. :Hoffman, Capo· Amministratore del •piano Marshall in Europa, ha dichiarato chiaro e tondo _cl\e l'impegno preso da.Jle 16 nazioni di combinare le loro forze economiche per raggiungere al più presto una com– pleta indipendenza economica, rimane per il · popolo ameri– cano « un fattore determinante nella decisione di imbarcarsi. nell'impresa». Egli ha ,aggiunto testualmentt? che il fine ,li una solida riorganizzazione economica ,po_liticaeuropea « non può essere raggiunto nel quadr-0 ·e sulla traccia di vecchi disegni. Un fine similè non può essere raggiunto sulle vec– chie linee dell'affarismo o attraverso i vecchi concetti di come gli interessi di una nazione pòssano essere meglio ser– viti. Nuovi modelli. di commercio, di sèambio intereuropeo devono essere trovati, e nuove direzioni nell'uso delle risor– s~_europee: Aggiustamenti sono -necessari· ed essi non pos- · sono essere realizzati a mezi.o di,". azioni nazionali secondo le antiche linee separatjste, ma in ·termini· di forza e èapacità economica cli _-unaEuropa presa come un tutto>. Proprio in questi giorni ·l'O;ga~izzazio11e per la Coopera– zione !konomica Europea (O.E.E.C.)attende di ricevere '.e rispos_te delle nazioni Marshall alle precise domande che ha loro poste circa i piani che intendono adottare per raggiun-. gere Ul'la eéonontia bilanèiata nel 1952-53. Questi. paesi"sono invitati specificam1:_ntea -dichiarare se hanno dei piani pronti per lo sviluppo del-la produziqne e se quésti piani son~ una continuazione della esistente Struttu.ra economica nazionale oppure, se essi implicano sostanziali ·modifiche ed evoluzioni in queste· strutture: Tutto ciò esprime- la naturale impazien– za che l'opinione americana risente. nel constatare che gl\_

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