Critica Sociale - anno XL - n. 20 - 16 ottobre 1948

•. CRITICA SOCIALE 457 - 1~artic0lai-e·che ne 'Vè.rrà ai poQoli europei· non può- essere clrn l'effette secondariÒ del grnnde riassette mondiale. a cui l'Europa dov·rà contribuire nella sua riacquistata capacità e indipendenza.» . . Aggiungo oggi ~he non vi è popolo al mondo, per quanto ricco e forte, il ·quale possa imp11neménte trascurare la col– labor_azione,ed il consiglie di una Eurepa placata nelle· sue antitesi secolari, affiatata nell'a congiunta __ utilizzazione della sua antica ·esperienza, delle sue immense risorse umane e materiali. ,,, Se uh insegnamente ho 11cquìstato du-rante tre anni di missione al'Estero in tempi di sitÌgolare significato, se qual– cht cosa ho· imparato _nella deludente esperienza di (,Juindici mesi di trattative p_er.la pace italfana, da Londra a Parigi· a· New York, 1utto mi ha condotto a<duna convin~iobe: I' as.– settza deJÌ'Europa .,come (!l,rmento di 'senno e di forza nel governo/ delle ,cosè internazionali, ha gettato it mondo nella confusione. Nei vani tentati~i di ridare un assetto alla vita degli uo– u1ini, le superpotenze emerse dalla guerra hanno considerato l'Europa intera come una vinta ed hanno osato avventurar~i nell'àvvenire privi del-lasua· compagnia, del sue consiglio, del _suo_appoggio. Da questa grave_impmdenza, .d~·(,Juestoerrore , originar.io -sono derivati tutti gli err0ri e le'. impotenze sue• ·cessive. E' vero, l'Euroi;ia continentale. al termine della guer- ra era· tutta vifita; umiliata dalle occltpazioni militari 0 av- ,.velenata dalle g;Uerre civili. M'a l'Europa ha vissuto tutta la– ShJastoria tra queste sciagure e pùre da es~e ha saputo pe– rennemente risollevarsi 11011 interrompendo· mai Ja sna mis– sione, non desistendo dal proprio perfezionamento e i:lalla diffusione del progresso sn tufto il mondò. Quel mondo che . oggi pare compiacersi· di tenerla in disprezzo, col solo. ri– sultato _,di rendere palese ai danni di tutti la prop}ia in0a– pacità a suceéderle in una posizione di comando che nes- ' suna improvvisa~ fortuna può conferiFè• a chi nÒii•he abbia I{mgamente conquistata là preparazione· e l'abitudine .• . Un cbnfinente che ha ·guidat'o per sec~li il progresso uma– no i:ron esce dalla storia eon tanta faoilità, senz; · lasciare un vucito incolmabile, ·immense _inc!!r,tezze perico.li . La vec– chia Europa, nel bene e nel male, ha legato a sè iw'lm lungo passato la storia degli uomini. E' un vincolo die · non si sciQglie arbitra~iam.ente a colpì di forza. L'Europa conser-va la__sua responsabilità -e la sua fatale influe~za, per il ·hene_ e per i-1 male, sugli eventi ·dell'avvenire. Or-a, se· le potenze continentali che si sovrastano per ric-– chezza e. per forza' militare' hann6 compiuto questo er·rore di presunzione, i]_enpiù grave è la responsabilità di nÒi e\1- ropei per aver accettata e resa in un certo ~nso logica la .posizione di· inferiorità e di inutilità in cui siamo stati· posti. iÉ' nostra colpa se la ·famiglia dei popoli europei, da sem– pre la ]JiÙ ardita e produttiva sulle vie del rinnovamento della civiltà, ·si snerva· e si impoverisce oggi in uno stanco · sistema di convivenza medioevale, il quale 11011 soddisfa che ·le, più l'ogorè ambizioni 'nazionalistiche, e le ·più distnittive gelosie economiche .. E' una soddisfazione ohe l'Europa ha pagato e che più duramente sconterà se non provvederà con spirito rinnovato e ·con coraggiosa visione ai casi suoi. 'Quando noi europei guardiamo' con apprensione .allo schiac 0 ciante divario· tra la nostra attuale, impetenza e )a forza dei comJ>l<!ssi continentali ed intercontinentali che ci tengerno il! protezione o· in clientela e· che minacciano di sommergerci in un loro contlitto, ·ricordiamoci che questa paurosa iqfe– riorità non è tanto dovuta- all'i_rresistibile giganteggiare delle com'unità supernazionali razionalmente unificate come !'a'. merican;}, la britannica, la sovietica, quanto alla colpevole frantumazione di una Europa clle po,trebbe facilmente ·egua– gli,'-re e fronteggiare quegli esempi se solo avesse la saviezza ed i,1 coraggio di realizzare la propria 11nità. , Abbacinati dall'ammirazione della potenza americana e russa, noi abbiamo dimentkato chi siamo, i .de~eri chè ab– biamo abbandonati e -le responsabilità che ci attendone. E' dalla tristezza .di questa. ra~segnazion~ ~he d~bbiamo solle– varci ritordani:lo che l'Eu~opa racchiude 'nei suoi naturali confini più uomini, più ing~g•~oe più riechezza di .qualsiasi fra le P9tenze continentali ·costituite. Se· pe~ nostra sciagura il confine ideologico, economico, -di ·'potenza, che separa Oriente dà Ocddente,'ha scavato at- traverso. l'Europa il ~sho solco più profondo, è pur vero che questa grande ferita si .infetta e si aggrava per il veleno delle -nostre divisioni na-zionalistiche. Sono qùesté divisioni mantenute ed aggravate dagli egoismi europei che paraliz– zano il cqntinente più di quanto non lo ferisca la precaria ed assui-da"'bar_riera che es_igenzeextraeuropee hanno elévato fra Stettino e Trìeste. Sono queste divisioni che ci impedi– scono di t-rasformarci dall'elemento di pericolo che i;ìamo _all'elemento cli garanzia che potremmo· essere per la pace del mondo. · * * * Noi non crediamo ad una mediazione europea fondata su– gli accorgimenti e le sottigliezze diplomatiche, crediamo in •una robusta mediazione· di forza. Intendo una forza alla cui ricostituzione tanto l'Est quanto l'Ovest avi-anno in defini– .-tiva interesse se saranno persua~i- che l'Europa tende a ri– costìtui,si .non per sèrvi-re ·quest~ o offendere quella parte, ma risoluta a getta1:e il proprio peso sulla bilancia ·della pace,· per la salvezza propria, 'per la salvezza di ·tutti. A questo proposito occorre avere idee chiare e spassio– nate. Agli effetti della. riabilitazione europea considerata co– me -11lement0indispensabile alla. stabiljzzaziohe dii mondo, il , coltivare una Federazio_ne Europea Occidenta1~ in funzione .antìrussa è un errore tanto grave quanto quello che· com- 11:iette la Federazione Etiropea Orientale quando si organi-z– za in funzione ·antiamèricana. S0no due errori paralleli, e concomitanti il 'cui risultato non sarà la unificazione del– l'Europa per la CQnservazione della; pace, ma la divisione dell'Europa per lo scatenamento della ,guerra.· Se noi, non -diamo la sensazione e la ,prov,'- certa di un nrn,tato animo, è più che logico· che. ad Occidente ed a O– riente si sia stanchi dell<!perturbazioni Ghe una E"uropa la- ' sciata a _se stessa. -ha inflitto al mondo"._Fino a quando noi .. ci inseriremo nel gioco delle competizioni mondiali ,solle- ,.citando opposte pretez\Otri e favorend<:lopposte- esigenze, ogni sospetto verso di noi sarà giustificato ed ogni contro11o avrà la ·sua ragione da parti diverse per opposti motivi. ' Mettiamoci ~,ei panni americani e ·•ricordiamo che due .volte nel giro cli venticinque anni gli Stati Uniti sono stati tra– scinati in gueffe mondiali originate dalla rottura dell'equi– librio europeo. Mettiamoci nei panni russi e ricordiamo eh~' due volte nel giro qì poco più di un secolo la Russia è stata invasa. e devastata qÙand6 la rottura dell'equi'librio europeo ha reso, prìm,i possibile '.l'invasione napoleonica e poi quella hitleriana. II. che vuol dire che se non sai;>remotrovare una unione politico-economica vofta a fini esclusivi e proclamati ·di ·ri– costruzione e di pacificazione,,. una unione r·esa effiéiente e· irrevocabile da un vincolo federale, la nostra sorte di elemènto sospetto, controllato, dominato, non subirà muta– menti fino al giorriò in eui il conflitto finale alimentato dalle gelesie che noi esasperiamo non si sarà risolto a fa- , vore dell'uno o' deÌl'altro grande contendente e con la to– tale cancellazione della vita europea. NÒnostante ogni àpparente contraddizione -la situ,izione / storièà offre qualche opportunità a questa riassunzione del- la funzione stabilizzatrice di ima Europa unificata. I cfu,e colossi da Est e da Ovest si :fronteggiano, persuasi ognuno per_ proprio conto che la ricchezza delle risorse, la immen– sità del dominio,- la forza -militare illimitatamente accresci• ' · bile siano eleme;Jti adatti ·e sufficienti ·a .conservare w1 vec- · chio ordine progressivo o ad' instaurare un nuovo- ordhie riyoluzionario nel mondo. Il risultato cli questa illusione è la reciproca paralisi. Inquieti della possibilità .di .un conflit– to in eui andrebbe distrutto l'ultimo seme'. di bene sulla terra, ·nell'assenza di un terzo elemento moderatore che li distolga ·da questo fronteggiarsi immediato e provocatorio, ·essi non sanno e_.nonpossòno che opporre minaccia di forza a minaccia di forza, ritorsione a ritorsione, condannando se stessi e il mondo a vivere al limite fra pace e guerra in uno stato di tensione · fredda che se non uccide tiene in agonia gli uomini. Questa è la grande ora che gli eventi offrorno all'Euro– pa. Questa è l'occasione in cui si misurano la staturà ·e la chiaroveggenza dei suoi gov;rnanti, la vitalità" e la consa– pe,,olezza dei suoi popÒli. In questo senso l'Europa vinta è .I

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