Critica Sociale - anno XL - n. 2 - 16 gennaio 1948
28 CRITICA SOCIALE zione platonica nè di un gesto melodrammatico e demàgo• gico. Da una simile affermazione deve derivare l'imposta– zione della nostra lotta, il tracciato della... terza via. La « nostra via». Questa << terza via», che meglio avrei chiamata « la nostra via» era ben stata .identificata e tracciata a Palazzo Bar– beri~i nell'entusiasmo del ritrovato Socialismo. Doveva es– sere null'altro che un ritorno all'origine secondo la... carta topografica del 1892. Dopo clne anni d'infelice politica para– comunista condotta dall'apparato nenniano del P.S.I.U.P., le forze sane del Socialismo italiano si erano sbarazzate della tutela cli'Togliatti e, con negli occhi la visione del sa– crificio di Matteotti e di Buozzi, con nella mente• l'insegna– mento di T~rati, di Treves e di Modigliani, con nel cuore l'infiammata parola di apostoli di Prampolini e di Massa– renti, anelavano a riprendere la guida del proletariato per condurlo alle più audaci conquiste. Doveva iniziarsi da Palazzo Barberini una lotta dura, selvaggia per strappare alla destra i suoi privilegi, per con• tendere allo stalinismo trionfante le masse operaie e conta– dine: Lotta su due fronti? Sì. Ma lotta socialista sul fronte della pseudosinistra, perchè non bisogna mai dimenticare che i militanti comunisti sono proletariato autentico, che a noi non è leéito. frenare nel suo impeto e nella sua sete di una migliore giustizia sociale servendoci dei reparti céleri di Scelba. , A fianco del proletariato nelle sue giuste rivendicazioni economiche e sociali, fino in fondo, fino al supremo sacri– ficio, dirigendolo anzi e guidandolo, fuori da ogni demàgo– gia e da ogni interesse di parte, convinti che ogni vittoria è -un passo. innanzi verso il Socialismo. A fianco .del prole– tariato per illuminarlo circa i veri obiettivi di coloro in cui oggi ha fiducia, ma dando la prova che nel partito socialista è il lievito e l'arma della rivoluzione sociale, tendente non ad un cambio della guardia nei posti di comando, ma al– l'autogoverno delle masse, alla collettivizzazione dei mezzi di produzione e di scambio, alla pace fra i popoli, alla fine del militarismo e dello schiavismo borghese. A fianco del proletariato per lo smantellamento dell'apparato statale bor– ghese e della parassitaria burocrazia, per le autonomie lo– cali, palestre cli autogoverno e di sana amministrazione. A fianco del proletariato, insomma, in tutte le fasi della sua lotta diretta all'emancipazione dal paternalismo e dal con– formismo, per un avvenire migliore in una società in cui non esista .lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Questa la terza via decisamente ed intransigentemente rivoluzionaria, cosparsa di spine e di rovi, sul cui percorso possono avventurarsi solo uomini dal cuore saldo e dalla fede immensa, che abbiano in totale disprezzo la propria persona ed i propri interessi. Una via lungo la quale, s~ sorgessero carceri o apparissero plotoni 'd'esecuzione, biso– gna avere il coraggio di non imboccare scorciatoie, ma an– darvi incontro a vis0 aperto ed offrendo i polsi ed il pettu Perchè terza via? Si è detto: pérchè è la strada· equidi– stante dai due blocchi in contesa, l'unica che possa salvarci daila guerra civile e da quella internazionale. E la si è presentata così come qualche cosa di nuovo, di moderato, di– rei quasi di pantofolaio, de~tinato a contribuire alla tutela dell'ordine e della legalità borghese. No, diciamo noi, non terza via, ma « nostra via», la via del Socialismo di sempre: di quel Socialismo che, àttra 0 verso sofferenze grandi· dei suoi pionieri e dei suoi cam– pioni, strappò la giornata lavorativa di otto ore e 'fece del– le mondine di Molinella le « soldate » di Massarenti. Oggi la situazione non è più quella; oggi vi sono altre rivendi– cazioni da proporre, oggi è l'ora del Socialismo, di tutto il Socialismo. Guai a rinunciare alla lotta ad oltranza per assestare l'ordine costituito, sperando di poter in esso fare il Socialismo l'anno prossimo. · Nella libertà e .nella .democrazia le nostre conquiste: su ciò siamo tutti d'accordo.' Ma che non si rinunci al nostro programma ed ai nostri i<leali per dar mano ~ Scèlba nella repressione degli scioperi e delle agitazioni. Se .di questa nostra via il percorso e la meta saranno chiari agli occhi di tutti i militanti, noi potremo essere si– curi di percorrerla ed avremo la visione e la comprensione esatta dei più assillanti problemi. Spiegheremo così final– mente quale sia il nostro anticomunismo e come esso si differenzi dall'anticomunismo borghese, basato non ·sull'av– versione al regime di oppressione imposto al proletariato, ma sulla paura di perdere i propri privilegi. Noi invece dobbiamo ·essere anticomunisti, perchè l'attuale politica dei partiti comunisti rappresenta una deviazione ed un travisa– mento dellà dottrina socialista. Noi non difendiamo dal co- BibliotecaGino Bianco munismo i nostri beni, ma dalla tirannia pseudo-socialista il proletariato, su cui non vogliamo gravi una dittatura ma che intendiamo portare all'autogoverno ed alla libertà 'poli- tica ed economica. · Ecco perchè non possiamo collaborare con i comunisti se non quando la loro azione sia indipendente dalla politica russa ed apporti un contributo alla nostra lotta, e cioè pro– prio quando più ostile si mostri ad essa la borghesia. Se fossimo amici degli slogans, diremmo che il nostro deve essere un anticomunismo di sinistra. Questa terza via, che così bene aveva tracciato il con– gresso di Palazzo B~rberini, che così chiaramente aveva visto Guy Mollet, che in fondo i laburisti inglesi percorrono sia pure in una situazione diversa, possiamo dire che oggi venga seguita. fedelmente e senza deviazioni in Italia ed in Francia? Prima di rispondere ad un tale interrogativo è indispen– sabile dissipare un• equivoco. Non si confonda la terza via c@sì come noi la vediamo e 1<1sentiamo col massimalismo parolaio, demagogico ed inconcludente, secondo cui l'unico compito spettante al partito socialista; quale strumento di lotta del proletariato, sarebbe quello di una costante posizio– ne di attesa del momento in cui sarà possibile la rivoluzione ' marxista, preparando tale evento con una agitatoria opposi– zione, diret!a a smantellare con ogni mezzo lo Stato bor– ghese ed avendo quale insegna il tanto peggio tanto meglio. No, la terza via, la nostra via è ben lontana da tutto ciò. ~ oi credi~mo nell'effic_aciadi un Socialismo costruttore, che s1 attua g10rno per g10rno, ora per ora, attraverso l'educa– zione e l'evoluzione del proletariato cui occorrono scuole palestre, /officine e campi ché portino l'istruzione, iJ miglio~ ramento delle condizioni di vita, il benessere- nel lavoro e ro.ella pace. Tutto ·ciò non si attua con la demagogia parolaia, ma nemmeno con la collaborazione al mantenimento dello status quo. Occorre che ai· problemi indilaziohabili sia data solu– zione in senso socialista ed è su ciò che océorre esseve in- transigenti. . Quando alle porte· di Roma · infiniti miserabili vivono come bestie mentre in via del Tritone o iro.via Veneto i figli tli papà gavazzano ed organizzano orgie, quando i brac– cianti di Andria e di Minervino Murge vivono nelle c<1verne come i trogloditi, mentre i lati{ondisti pugliesi riposano come nababbi nei loro sontuosi palazzi di Bari e di Foggia, il Socialismo deve dire chiaro éhe non può collaborare con nessuno che non intenda intervenire contro tutto ciò col ter– mocauterio. Questo non -è massimalismo, ma nostro doverci ed uro.icomezzo perchè le masse dei diseredati possano fi– nalmente comprendere da che parte siano coloro che tute– lano i loro diritti. E per il nostro trionfo è indispensabile che la terza via s'identifichi con quella che i sinistrati cli Roma e. i braccianti di Andria e Minervino MÙrge imboc– cheranno. per giung_ere dalle loro tane a delle civili' abita– zioni. Se questa è la terza via noi dobbiamo dire che essa è stata smarrita ed occorre ritrovarla ~er camminare ·lungo ad essa senza tentennamenti e senzà equivoci. Ad essa in– fatti è venuta gradatamente a sovtapporsi « la terza forza», che non è la stessa cosa. , . _, Dal' Governo Ramadier in Francia e dall'aspirazione ad un governo a direzione socialista in Italia si è passati ad una forma· di governo di coalizione delle fÒrze del centro sipi– stra amanti della. libertà e della democrazia (non tutte egual– mente amanti della pace), il cui compito unico sembra sia quello di opporsi alle destre ed ai comunisti, non strappan– do alle prime gli odio~ privilegi e superando gli altri in • iniziativa rivoluzionaria, ma assestando e consolidando -le forme della democrazia borghese; non senza una preva– lenza ed un trionfo del clericalismo. Ci siamo lasciati trascinare a questa azione da molte con– siderazioni che meritano riflessione, ma la minaç_ciadi sna– turarci è grave se si pensa che vi è stato qualcuno che ha perfino potuto concepire l'idea di un blocco con il P. R. I. tipicamente della sinistra borghese, che con noi non ha nulla a che fare. Noi siamo nemici di ogni forma di collaborazione, anche con partiti borghesi, appunto perchè non siamo « massima– listi » e ci rendiamo conto di tante cose, di troppe cose. Ma che la collaboFazione sia quale si adèlice ai socialisti, e cioè condizionata alla possibilità di fare ·un passo avanti sulla nostra strada, e soprattutto di riportare sotto la guida del Socialismo il proletariato oggi chiamato altrove con mi– rag-gi irraggiungibili e fatali. Perchè ciò avvenga è. neces– sario che dalla « terza forza» si ritorni alla terza via. Costi quel che costi:
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