Critica Sociale - anno XXXIX - n. 18 - 16 settembre 1947
CRITICA SOCIALE 343 In tal modo_, men.tre da una parte si tende all'ac- · centramento, chr deve ess-ere .peraltro inteso come convergenza e coordinamento di sforz·i, dall'altra si deve tendere alla vera e _propria atomizzazione del– l'aggregato produttivo, proprio per,chè le radici di questo organismo possano affondare nella parte più fertile del t-erreno sbcfale, cioè tra i lavoratori di ogni categoria, sorgenti di energie e di volontà diret• te ad u~ fine unico, quello cioè della produzione più economica, ]a proèluzion~ cioè de-I minimo dolore e per la liberazione del lavoro dallo sf_ruttamento pa'. dronale. Non vi P, chi non veda ,che il fattore uma– no, per_ la soluzione di questo ,problema, si pone di fronte a noi con un _peso compa'rativamente maggiore di ogni altro elemento determinante '1a soluzione in • parola. In proposito, nel mio precedente scritto, ho detto che il problema de!l'I.R.I. è un probl-ema di uomini, e non starò qui a ripet,ere quelle argomen– tazioni. Queste note si proponevano unicamente di accen– nare ad una qual.che so~uzione dell problema deHa riorganizzazione dell'I.R.I, -ed avranno perseguito il fine per cui sono state redatte-se s.u questo argo– mento vòrranno intrattenersi compagni e studios-i. PIETRO BEGHI Pianificazione socialista In occasione dell'ultima crisi di Governo s1 e vi– sto, per ,]a prima volta in Italia ,dopo la Liberazione, impostare con chiarezza ,e decisione il prob,ema eco– nomico e, so,prattutto, per la prima volta si è- posto , il problema •e si è ,proposta una soiuzione in termini socialisti e realistici. - I punti .fondamenta•li attorno ai quali si può rac– cogliere l'azione proposta dal nostro Partito nel campo economico, per· la soluzi,one de:la ,crisi mi– ·ni,steriale, furono i seguenti: a) esigenza ,di un piano da applicarsi con una certa qua)e elasticità; piano tendente ad un aumen– to « economico » e non ai;tificial,e della pro0.t1zione, nonchè al1'equa distribuzione delle dsorse e dei pro– dotti disponibili, come, ,pure ,degli inevitabili oneri fis,ca,;i in modo da garantire a tutti i cittadi-ni un « minimo vitale »; b) omogeneHà di indirizzo nella politica econo– mica -da attuarsi attraverso un'unica direzione della stessa e attraverso la sostanziale identità, ·o qua,si, di vedute degli uomini ,preposti alla sua attuazione. Sono cose, queste, risapute, come è risaputo che quello che maggiormente ha fatto gridare allo scan– dalo nella soluzione da noi proposta è stato l'accen– no alla pianificazione. E' già stato a più riprese po– sto, dai nostri uomini più autorevoli in materia, l'aè ,c,ento sulla necessità della IJ)ianificazione. Vorrei ,però ancora insistere su questo punto, poichè sono fer– mamente convinto che non esista un uomo, dotàtò di ragione che. non abbia un suo- piano economico. A coloro che tanto si sono alla,rmati e che mi han– no ,l'aria di gente che ha •paura di determinate pa– role e quando le ode pronunc:iare si affretta ad inorridire senza minimamente preoccuparsi ,di sa– pere che cosa c'è dietro ad ,esse, vorrei chi-edere se ~ssi hanno 1'abitudi•ne di usare i 'loro mezzi finan– ziari secondo l'estro del momento; vorrei invitarli a chiedere a qùalche industriale se mette in lavora– zione i suoi prodo.tti come capita capita o se si pre– occupa d·i studiare 1,e prospett1ve del mercato di ven– dita e di rifornimento, se fa i conti con le proprie disponibilità, s·e si preoccupa di trovare i f:ìnanzia– menti necessari per il momento in ,cui ne avrà ne– cessità se si preo.ccupa di avere i magazzini co,lmi immediatamente prima di un rprevisto aumento di ,prezzi se fa in modo di concentrare le scadenze dei su'oi crediti nel periodo in cui avrà bisogno di denaro liquido. e così via. :f'.otrebbero così c;onvin: cersi, questi anti-pianificator1, che tutti (essi ste~s1 compresi) hanno un pjano. ·economico rteJ.l'ambito della loro sfera d'azione, piano che sarà magari n-e– cessario modificare lievemente secondo gli eventi, ma ,che rapprnsenta una specie di falsariga per tutta Biblioeca Gino 1anco la 'lo-ro attività durante il periodo in esame. _Ma, oltre a q~este considerazioni, esiste, tra gli al– tri, un fatto d1 natura generale, eh-e dimostra tutta l'utiiità deW·esistenza di un piano economico nazio– ·nale, non solo per indirizzare la nostra economia ma addirittura, per ,permettere ad essa di funzionar~ con un costo inferiore a quello attua:e costo che è s~~za. dubbio. eleyatiss!f!lO _per le incongruénze, gli sqmllbn e tutt 1 gll attr:111 che intralciano senza al– •cun ordine 1 1'0.rganismo economico nazional·e. Tutto c~ò se~za entrare minimamente nel merito delJà pia– mficaz10ne proposta dal nostro Partito. Chiunque. intenda ,dedicarsi ad una attività econo– mka ~a assoluto bisogno di fare ,pr-evisioni; è ,mfath assurdo pensare che i sogg-etti economici· agiscano completamente alla cieca, affidandosi pu– ,ramente a] caso. Generalmente fra l'inizio di una qualsiasi produzione ed .i,l per~pimento dei relativi ricavi intercorre un periodo di tempo più o meno ,],ungo, ed è quindi indispensabiJ.e, per o.perare sul mercato con successo, ,pot-er prevedere con sufficiente approssimazione a:meno. le condizioni economiche per tutta la durata del ,ciclo produttivo In ,un ·periodo come l'attuale, d,i riadattamento del– la ~trume!1talità proguttiva, tale p,eriodo viene, coe– tel'ls p,arzbus, a,d estendersi nel tempo, in quanto devono sostenersi delle spese fisse che non avranno ~ein!egrazion'e che _do-pou~ lungo periodo di tempo: 11 ciclo non si chrnde quindi che alla fin,e di tale ,periotlo. . E' logico qu!ndi che alle condizioni di generale mce.rtezza ,corr1s-ponda un altrettanto generale stato di aspettativa e, quindi, di stasi di molte iniziative. L'incertezza, economicamente_ si traduce in un ri– schio che gli eventuali imprenditori dovPebbero ac– co1larsi. Tale ,rischio non è, in ulti ma ana ;isi, che un ,elemento de1 costo e, quando sia mo.to elevato ove non ,conduca addirittura, come i pot esi esh-ema'. aJl'abbandono dell'impresa, viene fatto pagare ad un prezzo altissimo. · . Ques_ta è.là situazione attuale. S-e noi a questo pun– to i·nseriam0 un piano economico nazionale che dia in modo quanto più preciso possibi;e l'indirizzo che intendono· seguire nei vari campi del,l'ecònomia gli organi governatlvi •per ,i ,prossimi anni, se..affidiamo l'esecuzaone di questo piano a ·uomini convinti della . sua oppo.rtunità e della sua buona impostazione, e quindi disposti a compiere ogni sforzo per condurlo in porto (e non per annullare l'opera dei loro av– versari politici a s,copi elettorali), bisogna pur con– c"udere che gran parte de1l'incertezza é de,tinata a scomparire. Scomparendo l'incertezza ,ne scomrpari– rebbe dit conseguenza il r-elativo ,costo, ma soprat– tutto scomparirebbe il freno ad investire .i capitali iq imprese produttive, freno ,che ha un effetto note– vole sui capita!,: più timidi. Tutto ciò potrebbe -es– sere sufficiente a produnre un aumento, forse note– vole, della produzione. Uno degli scopi principali di un ,piano economico nazionale non è infatti quel,lo di vincolar-e l'inizia– tiva economica in •ogni sua manifestazione, ma, al contrario, di svincolarla pet. quanto possibile, e sopratt utto di s tabiLire _,con chiarezza ·entro quali li– miti l' iniziatii.va ,privata sarà, !asciata completamente libera, quali rami di produz:ion-e saranno incoraggiati ed eventua:ment-e .protetti od aiutati e fino a qual ,limite; quali altri saranno limitati e con quali mezzi si cercherà di -ottenere tale limitazione. IJ piano de· ve partire da11'inventario delle risorse dis,pon-ibili e, in base a criteri di priorità, deve stabilire dove e come ,dovranno essere impiegate. deve pensare ai fi– nanziamenti interni, aLe loro fonl,i ed al loro im– piego; ai finanziamenti esteri (-esportazioni, prestiti, ecc.) e al Joro impiego (beni di consumo e quali, be– ni strumentali e quali, eoc.); deve stabilire quali pro– dotti dovranno destinarsi al mercato interno e quali all'esportazione, e così via. ' Tutto ciò non si può chiamare vincolismo. a me– no che voglia chiamarsi vincolismo ogni legge ed ogni norma. E' invece ,proprio il contrario di. un vin– colismo vero e proprio, qual'è que,llo ,che ci godiamo dai 1937 in qua-: un insieme di provvedimenti male studiati e peggio con-nessi •l'uno aJ'altro, continua– mente modificati, continuamente accaval'antisi, che ca,pitano fra ,capo e co'.lo dei produttoi:i qu~ndo meno se li aspettano, provocando la rovma d1 al-
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