Critica Sociale - anno XXXIX - n. 9 - 1 maggio 1947

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCI~LISMO ' l'ondata da FILIPPO TURATJ In halia:·Anno L. 600 (Abbon. sostenitore L. 1S00) - Semestre L. 320 - Trimestre L. 160 DIREZIONE E AMMIHISTR.: Milano, Pia~za Dlaz, 5 • Tel. 16.220 - 16.319. Roma, Via.Sis1ina, 48 C. C. posi. per abbonati n. 3-8225 • $pedl.!lone In abbonamento postale: gruppo Il Anno XXXI~ - N 9 Un numero se·parato L. ~O M,la"o. 1 magg,o 1947 SOMMARIO Politica ed attualità Tra il 25 aprile e il Primo maggio \U. G. M.) li Parlamento nel progetto di C.:ostit,uione 1 (ALBSSANDRO 1:EvI) Mentre si prepara il Congresso -delta C. G. J. L, (RINALDO RIGOLA) A proposito di libertà e neofascismo (ENBiéo GoNZA~Es) ' Problemi economici e s->ciali L·obbiezione di coscienza alla coscrizione (GIOVANNI PIOLI) In tema di libertà di stampa (MASSIMO PuNZO) It problema militare • II (centinua) (LEONARUO GATTO RoiSSAIUl) La riforma tributaria. (ANTONIO SARAC:C:o .e ENZO MAssARANI) Storia, filosofia, varietà · Metamorfosi della dittatura bolscev1ca (continuaz. e fine) (J. J. SC:HREU>EB) Panorama della bibliografia m'arxista • II (continua) •(GIU- LIANO PISCHEL) . Fatti e commenti della stampa italiana ed estera (p. ga. e sticus) Tra ·il 25 aprile e _il_Primo maggio_ Nessuno si stupirà -se francamente dichia– riamo che non ci siamo sentiti di celebràre con animo pienamente lieto la ricorrenza· del 25 aprile, come non ci sentiremo di celebrare con animo pienamente lieto la data del Primo Maggio. Come sono àndate infatti disperse quelle speranze che erano fiorite nell'animo · di tutti noi all'indomani · della liberazione? perchè si è convertita in una sfiducia accora– ta o in una cinica indifferenza, a seconda dei caisi, l'ansiosa e fidente attesa con la quale era stata salutata la notizia della liberazione del- 1' Alta Italia? perchè tanti sguardi che in quel momento si erano volti verso di. noi, nella per– suasione che il programma· e il metodo d'azio– ne che il nostro Partito aveva per primo in– tradotti nella prassi politica del nostro paese avrebbero dovuto guidare qu.csto sulla via della rinascita economica e civile, si sono ora rivol– ti altrove, o rimangono ciechi per la cupa tri– stezza o per il desolato scetticismo che la real- .tà presente suscita Ilf gli _animi?. · Forse, anche per reazione alle sofferenze pa– tite e alla forzata inerzia di tanti anni, noi ab- '--'I o 81anco bia~o, in queJ primo momento dopo la libe– raz10ne, con spontaneò metodo pragmatistico, accolto ne11'animo tante speranze, quasi come un mito che ci aiutasse a far rinascere in ,noi upa gagliarda volou1tà e capacità di azione, do– po tanti anni di des1Htudine. A tutte quelle spe– ranze non era: facile potesse prontamente ri– spondere la realtà; ma è certo che è colpa in gran parte dei nostri errori successivi se que,sta' è oggi così lontana da quelle. Nell'orbita della vita nazionale non abbiamo àncora risolto, e neppure avviato a organica soluzione, nessu· no degli urgenti problemi che -ci assmano, da quello delle abitazioni a quello della 'epurazio– ne, da quello d ella di soccupazione a quello della scuola, da quel.lo della riforma burocra– tic.a a quello· dello slittamento della moneta versò il pericolo della inflazione. E· il malcon– tento che è nato dalla persisteùza di tanti pro– blemi insoluti ha g: netato il ,qualunquismo e, peggio ancora, quel disgusto della vita pollti– ca, che lascia questa in balìa di ambiziosi sen– za ideali e di mestieranti senza scrupoli; ha fatto rinascere il fasciismo, che per qualche tempo ritessè clandestinamrnte le proprie reti, ma ora ha riacquistato il coraggio di manife– starsi pubblicamente, con la fiducia di trova– re consensi e simpatie, che non sarebbero di– stolti, ma accresciuti,: dalla promulgazione di leggi di Eccezione con cui noi ci illudessimo di, po!er difenderci dalle sue trame. Anche nel campo dei rapporti internaziona– li, per reazione allo spavaldo iinpetialismo e all'assurda autarchia a cui éi aveva trascina– ti il fascismo, avevamo concepito la generosa illusione di veder nascere, gemrata dai comu– ni dolori, una cordiale convivenza tra popoli, un reciproco scambio di prodotti e di servigi; e se, ancora nei giorni stessi in cui la libera– zione si preparava o si compieva, le nostre speranze parevano offuscate dalle dure, arro– ganti e ingiuste pretese di Tito, ci riconforta– va però la calda parola di fraternità che ci veniva d~gli nomini del maquis france se, mol– ti dei quali avevano lottato ·e affrontato la morte, sulle balze alpine, insieme coi nostri partigiani delle brigate Matteotti e Garibaldi. Anche questa speranza è andata delusa-.. La Francia si è lascia.la indurre dalla opacità mentale della sua casta militare e dagli inte· •ressa ti coIJsigli delle potenze anglosassoni a giuocare, per il possesso di Briga, di Tenda e del Moncenisio, la carta pr-eziosa dell'amici- . J

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