Critica Sociale - anno XXXVII - n. 7 - 15 dicembre 1945
CRITiçA SùCIAL~ 99 .mostrato di saper tradurre in canone-di vita l'ins~– gp,amento che a noi vien~ dalla croce del Golgota. - ,i:--** Non. os_tante tutti gl,i accennati motivi di ama– rezza, non veg1iamo las~'iàrci· prendere dallo scon– forto. -La, partita nei°:. è perduta, se tutte le forze democratiche intenderanno quello che è il dovere ll l'interesse .loro. Òccorr~ esser vigili, spiare e de– ·nuncia'i-e ·senza debolezze {ma anche, insiemé, con equifibr.ato giudizio) le manovre avvei'sarie; oc- cori·e evitare nuovi errori, astenersi da ogni forma di .;ii·1:equietezzà, di esaltàzi~ne reto~ica, di vuote minacce, ·che offi;ono destro agli avvers.ari. per rac– cogliere nuovi proseliti al loro programma- di· re.a– zione ammantata. di· ordine; occorre far ognurio il proprio dovère per ·affrettare l'epur,azidne e, anch~ più, la rièostruzione, p.er 1·iéondurre al più presto nella normalità··la vita nazionale. E ,poichè · il Governo, béne o male che sia costituito, è quello .lalla cui opera dipend?no le sorti del nnstro po- .polo, dobbiamo a.J esso dar tutti la nostra colla– borazione e agevolargli il lavor9 diretto a superare– le difficoltà- che -1a crisi h.a posto in luce è 'aggra- vato. . E se il· nostro Partito, ripresa la sua piena au– tonomia, ricostituita la su_à-compagine su basi ge– ~:uin.amente, democratiche;.sapl"à formulai:è un pro– gramma. concreto pè1 1 l.'aziÒ:ne proprià e pèr Ì'a– zione dei pubblici poteri; dopo essersi r.eso ésatto conto •dei bisogni· eh~ ur ,go.qo e delle possib'ilità , che. si offrono, noi non disperiamo che si j>OSS~ ripetere quello èhe ragionevolmente· ci sembràva di poter dire- pochi _mesi addietro: « Quest~ e l'ora _del socialillmo ». ' LA CRITICA SOCIALE; ta-. questione meridionale· _'I•, li pi·ogramma dell'Ufficio studi costitµitg fr.a 0 gli Amici d} Critica Sociale, di ·cui abbiamo pubblicalo• un b.reve cenno fllel n. 5 della nostra rivista, ci ha procurato .la seguente gentilissima lettera dlell'amico prof. Caizzi, un, valent'e studfoso.,di problemi econo– mici e 'poUfici, il quale, pur militando in a,l(rò paÌ'" lito, segue con molfa simpatia l'opera nostra. Egregio direttore, pare a me chè nell'ac<è!!l'ato piano di lav,oro che il numero 5 della rivista ha sottoposto alla critica e· a'l consenso dei ,suoi lettori, un argomento impor 0 - tante sia sf,al,o trascurato_: la qu_estione meridioI!ale. So,no numerose, conosciute, ed ovvie per la -maggiòr parte, le ragioni che ind·Mcono a dare .un posto a sè,• in ,og,ni.specificia,t.a trattazione dei ;problemi italiani, alla questione i;nerid'ion.ale, che è ,poi il dramma stesso della nostra vitia nazionale. . Nessuno vorrà seriamente ohiéttare che sostanzial– mente la questione meridionale è pr,oblema di rifor– me ,giuri-diche e di nuovi orainamenti focali, di edu- . cazione popolare e di redistribuzione delle terre, di emigra•zione e di politica finanziaria, bancaria o do– ganale, sì ch'essa non sfugge _al pian.o• di lavor<Jpre– disposto ,dalla Critica, ma in ognuno dei suoi mo– menti si ritrova anzi presente. La questione meridio.• nrue è ciascuno di questi problemi, ma è, insieme, qualche cosa ai più e di diverso. Essa trascende o'gni parJicolare argom,ento teèn~co-giuridico per assur– gere a .problema efico e politico. Per questo va bensì studiata e scev.erata nei suoi particolari n;i,omenti, . ma_va an.che, é soprattutto,, investita nella piene:i;za e inscindibilità del suo storico significalo. Così la sentirond· un· tempo qu,anrti ne 'ebbero compresa la decisiva importanza per l'affermazione dell'Italia fra· le civili. moderne nazioni, quanti avvertirono che ivi · è il segr,e!Q del nostro divenire· demo·cratico. Così essa ,d·ev'èssere d,a noi _ripresa. . Non è soltanto opportuno, ma. è anche urgente che aUo studio .del· problema meridionale i migliori ita- : liani tornino con ·animo sereno e con mente fervida di propositi. La colp-a 'non è cer't.o· dei giovani; ma· pur.e questa è la verità: l,a bella tradizione di .stud'i; dì ricerche, di discussioni cui più d.i mezzo secOllb fa dettel'O vita italiani illustri e degni ajlcora di grato ricordo, è ,o•ggiquasi del tutto spenta. I 'nomi• di Fran– chetti e di Fortùnato, di Sonnino e De Vili de Marco suonano ignoti ai più. Ben peggio ancora: neppure il nome d'ell'ultimo grande meridi.onalista, che pure vive ancora ed altri meriti ha per .essere presente alla mente ·degli Ita,Jiani, neppure il nome di Gaetano Salvemi-ni è..ver,amt;ntc popolare da .noi. E tuttavia mai éoine oggi apparvero tragicamente attuali e co– centi i pro blemi che questi· studios'i trattar.ono; m_ai come og.gi si ripens.a alle parole del Fortunato: « Vi « son o anco ra due Halie ~ per quanto suoni male « la parola, che· risuscita J1ell'orecch10• l'ecò delle « canzoni francesi alla calata di Carlo VIII: nous con- < < queron 'S le~ Italies; d_ueItalie, 11 011 scilo economica– « men.te disuguali, ma moralme11.te diver~e: questo il « ver.o o stacolo alla f ormazione di una sicura com– « pagiqe·; di ciò do~remmo tutti finalmente. convin-. « cerci, e dal convincimento trarre animosa volontà « a ·compo_rre ill a'rmonia le due parti disgiunte, raf– « forza11·do su le -ripe del baratr.o, che Roma ponti– « ficia ,fece più profondo, il ponte tra l'una e l'altra, « che nulla possa più nè sovvertire nè scuotere». Diversità economica fra le due Itali-e, diversità df antica data accentuata e irretit•a dalle nostre recenti< sventure': non v'è infatti problema 'fondamentale del– l'economia nazionale che non si ·metta a fuoco nel p·érenne contrasto fm Mezzogiornq, e- Settentrione o, per parlare in termin,i semplificati e più. evidenti, nel éontràsto fra l'interesse ,;igrario di una contrada e . l'interesse industriale dell'altra . .Ar\che, e non meno, 'come diceva il Fortunato, diversit~ mçi,rale, che del· disuguale sviluppo economico è in gran parte, per quanto certamente non .esclusivo, ''prodotto 1 : e la re– .cepte crisi del nostro governo ne è pure una riprova. _Spero d'aver detto,quanto basti a:,fare intravvedere-:._ l'opp,oirtunità di un richiamo speci.aJe e di un invito di Javcir•oche, cordialmente fatto,,'tilerita d'essere cor- dialmente accolto. · BRUNO CAIZZI L'amicò'Caitzi ha:perfettamente 'ragione. Se è veni che la questione meridional.e rientra in u'lla serz'e-di quei pro·blemi clie noi abbiamo elencati come og– getto dei nostri studi, è anche vero che essa ha una sua fisionomia particolare, per effétto della quàle si riflette tn essa tutto il problemd' della nostra vita netzional~ e, più precisamente, dell'unità della nostra· . vita nazionale. Solto un nuovo aspetto la· questione· mi;ridtonale si è p•rospettala, non sappiamo se proprio nella reallà e{fettiva,.delle cose, certo almeno nell'impressione e - opinione di molti, dopo la liberazione. È pènsiero .la,rgamente diffuso che il Mezzogiorno sia divenuto il centrò d,i quella reazio11,e sulla·>quale fa assegrta– mento la monarchia per rimanere in piedi e frustrare ·1e speranze di coloro che, avendo per -Id lotta contro il fascismo affrontato ogni sorta di sacrifizi e di , rischi, speravan•o almeno· di essersi liberati ·da q.uella istituzione che del fascismo fu il complice piu col– pevole ~ l'appoggio più validQ e c~e sarebbe cN.spbsta · domani, per la propria salvezza e contro l'asplra.zio– né del ,pop-0lo, a risuscitare il fascismo. Questa opi– nione permane anche oggi in molti, per quanto voci autorevoli del Mezzogioillfo, come quella recentemen– te espressa dal prof. Barbagallo in un interessante . articolo sul Co,rrierè d'Informazione; attestino che q11ell'opinione non ha. fondamento nei fatti. Questa circostanza ·stessa ed altre che si'potrebbero. . acfi~urre a(testano che' lo-studio del problema meri 0 1 dionale va oggi' rifatto sopra una ba:,e di informa– zioni diversa da quella che si aveva nel periodo pre-
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