Critica Sociela - anno XXXVII - n. 1 - 15 settembre 1945

CRITICA SOCIALE 5 so proletariato, che segue ·noi perchè siamo genuinamente socialisti, e :rompendo i contatti, che dobbiamò invece conservare intimi e cor– dÌ!lli, con quei ce~i medi, il cui apporto è straordinariamente necessario al,ip,rolet_ariato · manuale in un periodo che non è più di affer– mazione programmatica, ma di-pratica attua– zione. Si ripensi al danno cl<levenne alla classe operaia, durante .l'occupazione delle fabbriche nel.· 1920, dalla diffidenza e ostilità dei diri– massinÌo grado' ile_ energie della classe lavora– trice; ma a tal :fine bastano l'unità sindacale · e la collaborazion~ politica dei due partiti po– litici del proletariato, tanto più facile e spori- · .tanea qu'anto più ciascuno di essi potrà, s_otto la propria iil!Segna, liberamente esprimere, nel nome ,e nel ptiogramma, tutto il proprid pensier:o, senza attenuazionL . LA CRITICA SOCIALE ' . genti tecnici, che la demag9gica intransigenza Ringraziamo vivamente i giornali. che hanno an– operaista _di quegli estremisti che governavano nunziato con parole 'di simpatia la rilUl-scita della allora il nostro Partito aveva suscitato. Critica Sociale e. particolarmente la Redazione . . . • . . della Lettura che ad essa ha · dedicato un bello e Il Partito socialista -ha unarrp 1 ssione, a com- ' . suggéstivo articolo del nostro· compagno ed qm,icQ piére la quale certo occorre concentrare al Guglielmo Usellini. ,.. '" RITORNO. 01· ·,TURATI I . . Con la << Critica S~ciale >> "ritoriìa Filippo. Tu- H_t>, qui davaij.ti~ ~li Òcchi la cpllezione comple: rati. Cru:o, commosso r:i!orno. L'abbiamo atteso per . ta, nella sua semplice e armopiosa rilegatura·, che .tauti anni, anche dopo la subitanea, crudel~no- fa\pensare, e-non per oaso,.ai volumi di un~ En~i– tizia di. quel lontano giorno di marzo del 1932. clopedja. Le mani, sollecite volgono i fogli, e in- ., Con un desiderio i1:Dmutat~, con: una fedeltà che tanto cresce la n;i.eraviglia: 'qfianto fervore di- idee jl tempo e la procellosa esperienza semhrano ren- ·•e quale ammire;ole chiaroveggenza! Qui è la sto·– òere più intima e appassionata. ·rja più acuta e 'd:lh'sapev0le 'd~l dramma politico. Se ne era andato una sera· nebbiosa de1 dicembre moderno; ~n .quesl:e pagi,ne · si. sono ,incontrati i 1926, lasciando riel cuore dei compagni e dei di- pensieri' più Jucid,i::1e le più gener<:>~eàspirazioni scepoli una grande desolata ,1ristezia. E. qualcuno dej grandi ltaliani 1 I . sentì che la stessa città rimaneia come djsanimata, Noi:i,.c'f p_robl~ma che .abbia impegnato e app~s- punita: sionato l'Europa fra l'ultimissimo ottoèento e il Egli• era· sceso frettolosamente d_a quella veranda, primo !1Òvecento, Qhe non sveli qui il suo senso e di Piazza del Duomo·, piena di luci e di ricordi, ,non cerchi la sua soluzione; non c'è dibattito ideale dove gli spiriti più eletti di Milano e d'Italia ave~ ·o indagjne critica che non abbia lasciato qui· una vano volta a volta confessato, in mezzo seèolo, i impronta incancel1~bile .e chiarificatrice. · loro dubbi, i loro. scrupoli e le loro speranze. E . . Ma c'iò che più sorprende e colpisce è quel gra– si era distaccato chi sa con quale sofferta· fatica vitare di tutta la incandescente <; complessa materia da quella intimità. raccolta, e nostalgjca che conti-· intorno ad un ceniro di attrazione irresjstibile; nuava_a ~sbigliargli le confidenze bellissiµi.e e quel convergè~e'1lhsio;o e quasi necessario di ogni ispirate di Anna Kuliscioff. Poi si era saputo che, esperienza e di ognì intuizione .ad una superiore, dopo una vigilia di alternative e di pericoli, aveva· · Jrasp.arente unità rdialettica e morale. Eppur.e cer– . preso la vi.a del mare, sba;rcando jO: Corsica pe1: cherestj. invano il.· segno·, anche il più sup_erficiale, raggiungere la Francia. E tutti - non soltanto i, dì un puntiglio polemico o di un preconcetto dog- suoi concittadini - trassero un· resfi'i'ro di sollievo., matieo. • Di non altro è fatta quella unità che di ma anche sentivano farsi un gr.ati vtioto nella vita · un'intima essenziàle coerenza; di .una costante àp,: del ·P~€se. Ed era un rimpianto .amaro, , p.na pena passionata ,composizione delle antinomie episodiche ingiusta, CO!Jlese ce lo avessero rubato. · nelJà sinte5ri cristl\Wna di una purissima fede. Che fosse morto, d~po seir-anni, non voleva ere- Nessuna immedesimazione .è mai :stata ·piì:i. evi~ derlo nessuno. -Possibile non rivedere quel s11ò dente e perfetta: un pensatore e la sua opera, v.olto così espressivo n.elle sue balenanti contrad- la « Cr_iHca Sociale » e Fi]jppo Turati . . dizioni, ohe era t~~tto un i.?yito a volergli bene?. Ma la Rivista .,riflette non soltanto·, il pensiero Ma morto eglj p.on· era, e )!. sua rivista è qui a del'suo creatore';··anche la sua vita, nelle sue linee testi.moniado. E non soltanto co,n l'autorità e la più ·significative e, •quindi, più nostre. gloria def suo passato, fatto di un Ventennio -di bat- La collezio'ne, nel suo ordine cronologico,. segna taglie corag,giose e di ,ardent~ '-p'tos~litismo, ma an- un ,improvviso di'stacco di malti mesL Apriamo il cl}e - e più ancor:a - cqn gl'Pstimoli e i férme'ati fuscicolo del luglio 1899: ecco il motto dell'antico df~una isprì,razio11.e che la lunga impa_zienza ria:njma filosofo:·« Heri dfcebamus ». ·, ·, assai più che la intermi:riitlbHe attesa non abbia· .Di quante cose·ci p:arla questo silenzio .. Di quantÌ ·, af,~iteèà Gino Bianco avvenimenti è fa!ta questa ..parentesi. -La i,11.sulr~-.

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