Critica Sociale - XXXVI - n.18-19 - 16 set-15 ott 1926

CRITICA ROCIALE- 289 ' litico' sia la conseguenza di un accentrawento del– l'economia vroleta.ria dolllinante (o anche vicever– sa, chè il risultato non cambia, per i volontaris ti, i quali potrebbero supporre l'accentramento ecouo– rnico dovuto alla voiontà rivoluzionaria dei ùiri– genti) in modo però sì strettamente connesso alla dittatura politica da formare un sol fatto, in cui fosse difficile discernere la politica ùall'econo– niia; ciò che, invece, non risulta dimostrato clal Relatore, il quale.ci pore raggiunga anzi la più convincente prova del contrario. Mentre le leve politiche di conmudo tendono ad accentrarsi in sempre minor numero di rnani (ed è sintonmtico il passo della Relazione che respi11ge o– gni tentativo di allargamento delle file del Partito per consentire l'ingresso a nuovi militanti) con la intercUzione fatta alle tendenze dissidenti ùi ogni partecipazione alla djrigenza, le funzioni deÌicate dell'economia camminano velocemente verso l' ab– braccio della iniziativa inùivid uale. Che l'industria sia soltanto per il f, % nèlle 111ani dei privati - per ora - ed il resto controllato dallo Stato, ha Yalore mi·nimo quando poi si debba co1 1stata re che l'agricol1ura_- cioè a dire la vera fonte e.li ricchez– za nazionale - ha rotto la catena delle restrizioni 'e si lancia liberamente verso la produzione a ca– rattere di « proprietà " tanto nelle decisione delle culture quanto nel collocamento clei prodotti. Il Bukhadn, mentre si mostra ass!:1,i preoccu– pato delle condizioni arretrate dei metodi di pro– duzione russi in confronto di .quelli occidentali, non spiega a sufficienza come potrà vincere la lotta dei prezzi negli scambii obbligatorii con l'estero il gior– no in cui l'agricoltura avrà su1 serio materia esu– berante da esportare. Si ribellerà essa - come ha fatto di fronte alle requisizioni ed alla legge di pr oi– bizione dell'affitto - pretendendo ,di scarnbiare c.li– rettarnente con l'Estero e sottraendosi all'obbligo clei prezzi <.!ella industria di Stato, incapace di ga– reggiare· con quella dell'Occidente? E ·noh si acuirà allora, anco:r più, il dissenso fra lavoratori agricoli e operai dell'industria? E non saranno questi ulti– mi sopraffatti dalla nuova classe costituitasi, che a,-rà al suo fianco, immancabilmente, anche quei contadini salariati che servirebbero il peggiore dei « .lmlaki " pur di avere un pezzo di pane? Cowe si vede, la maturazione degli eventi russi - per confessione dei maggiori interessati - è IJen lungi da essere avvenuta, e ci vuole la sfrontatezz~ c.lel nostro comunismo per tentare di far credere al– l'esistenza del socialismo in Russia, mentre i diri– genti di quel grande Paese sono essi stessi presi dai dubbi più neri e, forse, da una punta Qi_rimorso .per la inutile lotta condotta contro la socialdemo– crazia occidentale. Il Bukharin non ha detto una verità oggettiva corrispondente alla realtà quando ha scritto, a pro– posito della reazione in Occidente: « Io deYo dire che c'è anche, a questo proposito, una clipe11denza inversa: l'esistenza dell'Unione so– viettista rappresenta una importante garanzia con– tro una terribile reazione in Occidente, perchè, se noi cessassimo un bel giorno di esistere, la pressio– ne sulla classe operaia sarebbe infinitamente più forte che non oggi. Noi siamo uniti con la classe operaia di tutti i Paesi e coi popoli coloniali, con i leo.-ami della più stretta fraternità di lotta ». b . No: non c'è « dipendenza inversa", c'è rnvece Bibliot~ i@f'ti<bPBl~fu reciproca, della quale tutti dovremmo tener conto. E' un fatto certo che, se un rivolgimeuto cançellasse (per quanto ci sembri difficile) il gran solco della Rivoluiio11e russa - grandissima non per i sogui non realizzati rna ver la rottura definitiva di un passato ignomi11ioso - e si instaurasse da padrona una reazione, anclte del tipo ucciclentule più 111oclernoda scegliersi nel ba– cino l\Iediternweo, il contniccolpo sulle classi h.1,·0- ratrici di tutt[l Europa sarebbe cluro e difficile a pararsi; J11a è iiltrettanto certo che, se crollassero in tutto l'Occidente le democrazie oggi rsistenti; se la Genmu1ia tornasse lrniserista, la Fra11ciu. olemcn– cista, e i11 Inghilterra il Lul,ou1· Pari !J perdessP l'autorità che oggi lo fa essere il secondo partito della (;ran Bretagnu, e ne vc11issc fuor-i llll qualco– sa che non sappiamo neppure in1111aginare per tal Paese, ma ctre rispondesse ai desiderii del p1u re– trivo conservatorume non ancora scolllparso 111al– g-rado secoli cli liberalismo; allora potreube d,Lrsi clie la vita della .Russia e.lei Sovietu 11e fosse seria– mente co111promcssa e costretta a difewlere fatico– samente con le anni lo sviluppo elle i bolscevichi si ripron1ettono per giungere alla loro nieta; la cpwle, se, come noi crediamo. non sarà il socialis1110, po– trebbe pur sempre, con la pace, risolversi in rnw for– ma avanzatissima cli produzione e cli vita sociale. Tl che dovrebbe dare a riflettere, alla politica estera russa, quanto clatrno porti, tanto all'Occi– dente operaio e socialista quanto al Paese dei Su– viely, questa- lotta a coltello e senza tregua fra so– cialdemocrazia e comunismo; e spingerla a consic.le– rare se - nella impossibilità cli chiuclere le IJocche all'estero come all'interno - non sia giunta l'ora per essa cli gravare, con tutta l'autorità di un gran– de Paese - e di un grande proletariato - nei Con– sessi dove, volere o non Yolere, si decidono le sorti dell'Europa, e dei Paesi ancora direttamente o in– direttamente all'Europa soggetti. GINO BALOESI. Il vent~nnio ~ella [ nf e~eraiione ~el lavoro Nel suo nwmM·o del 20 settembre n. s.) Batta-glie Rinda,cali ricorda'rano con ampia ~-iP– voc.azione stodca e cr,itica, due 1·icorrenze : il rentfoinq11ennio della Internazionale Sinda– cale, e i-l u&ntennio della, Confederazione ue– neralc del Lavorn: ~1 questa q,ata, (lodicai;a ·un lucido artico– lo_,·in ani serpeggia w1a com1110.zio11e conle11u– fa, p, serena) e nna inesti11_quibilr sicllre.~za di fede, _Rinaldo Rigola. E noi lo riportiamo quasi inte,qrahnente sulle nostre colo1111P, per clocumellfo clel pc1,ssa,to) e per auspicio. Ciò che risse) virrà. Fu verso il 1890 che apparvero in Italia le pri– me Camere del Lavoro. E fu nel luglio del 1900 eh~ esse si adunarono la prima Yolta, in Milano, a Congresso « Nazionale». Un Congresso ben miu– ghe~lino: le Camere sono 12 in tutto: le poche scampate alla bufera reazionaria ciel maggio 1898, e quindi neanche le più importanti. Si delibera tut– tavia di costituire la Federazione delle Camere del LaYoro. Se non c'è la. cosa, c'è l'idea. Buona idea,

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