Critica Sociale - anno XXXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1926

CRITICA SOCIALI! risla, non conoscevano che « privilegi ». Gli « sla– ti » (le classi) avevano privilegi; le corporazioni (giurande) .avevano privilegi; la religione (cat– tolica) era la stessa incarnazione del privilegio di fronte agli altri culti, che solo per eccezione pote– vano essere tollerati e clandestinamente pralicati. Invece la nuova società liberale, fo Stato « neu– trale », non conosce che diritti; e questi dirilti non sono ché diritti degli individui, non più di enti collettivi come gli « stati », le «·corporazioni », i « culti » . La vecchia società non conosce che enti collettivi, ai quali si accordano facoltà e· si conferi– scono· particolati capacità; la nuova società non conosce invece che individu{, portatori di diritti, e perciò atti a farli valere: nel che consiste la libertà ( 13). .. blica, ecoo il solo giudice com.petente delle opiniorn private, il solo censore legittimo degli scritti. Se ess'i li approva, con qual diritto potete voi condan– narli?» (14). La rivoluzione francese effettua per prima una vera democrazia. Marx considerava la democra– zia come il più alto scopo dell'uomo, anche là dove si è lontani ancora dalle vie del comunismo. E in un suo epistolario giovanile diceva a propo- silo dei Tedeschi : • « Il sentimento dell'autonomia dell'uomo la Libertà ' ' dovrebbe per primo esser destato nel seno di questi uomini. Soltanto qùesto sentimento the ·con i Greci sparì dal mondo, e col oristianesimo 'svanì nell'azzurra nebbia dei cieli, può far _dellasocietà una comunanza di uomini per il loro più alto scopo: uno Stato democra– tico». La rivoluzione francese è il più grande sforzo che abbia fatto l'umanità pe,r superare il concetto Ma egli non credeva conciliabilre il principio de- cli collettività, di privilegio, e p-er raggiungere mocratico con la esistenza della Monarchia . . quello d'individualità, di diritto, di libertà. La Dé- .« In generale - scriveva - il principio del!la Mo- . claration des Droits de l'homme et du citouen del narchia è l'uomo disprezzato, spregevole, disumaniz- 1791 all'art. 10-dioe: « nessuno deve essere mo- zato: e Montesquieu ha torto marcio di vantar l'onore lestato per le sue opini.oni religiose O per il cultp come il principio della Monarchia. E non ci si cava dal- al quale è attaccato ». La Déclaration des Droits l'imbarazzo distinguendo fra Monarchia Dispotismo e d l' h d Tirannia. Questi son nomi di uno stes~o concetto 0 e omme el 1793 enumera fra questi diritti, al massimo indicano differenze di costumi. Là dove pre- art. 7, « il libero esercizio dei culti ». Quanto al pondera ,il principio monarchico, gli uomini sono ab- diritto di pubblicare le proprie idee, di radunarsi, · bassati ». (15). · di esercitare il proprio culto, vi si legge: « La La democrazia era per lui la effettuazione della necessità di annunciare questi ùiritti suppone o la~ li_bertà politica; la r.epub'blica, la degna incarna- presenza o il ricordo recente del dispotismo ». zione della democrazia. Nel suo discorso ai Giacobini dell' 11 maggio 1791 (discorso che ba indiscutibilmente fornito a Guglieh_no Humboldt la trama cl.e,l suo «Saggio_»), Robesp1e-rre esponeva con piana lettera le ragioni che rendono indispensabili alle società civili l'us~ della libertà di parola, intesa nel suo s-enso più largo. Agli occhi di lui la facoltà di comunicare i propri pensieri, .che è, ad una volta il legame l ' . ' ' _ann~a.1 l,? strumento della società, non può .eser- c1tars1 uhlm~nte che per mezzo della libertà di stamf)a, identica alla liberlà di parola e come essa necessaria allo sviluppo, al progres~o, al be- · nessere dell'umanità. Se ·quasi dappertutto pres– so tutti i popoli, essa è stata compressa. è perchè essa è il più formidabile flagello del dispotismo il quale « ha attinto la sua forza nella comu~ ignoranza» ..E continuava: « L'ambizione incontra formidabili ostacoli là dove l'innocenza oppressa ha il diritto di far sentire la sua voce, là dove l'opinione pubbl~ca e la volontà gene– ral·e presentano ana tirann_ide una dicra insuperabile. Così si è visto in tutti i tempi i des~otil coalizza;rsi co~tro, la lib~rtà di pa,r]jaree di scrivere; gli uni pro– s~1v~n~lola 111 nome del cieYo,gli altri in nome del prmc1p10 monarchico». Diceva poi: « La stampa libera è la guardiana della liber.tà • la stampa ostacolala ne è il flagello... Sono questi osta~oH che producono o una limidHà servile o un'audacia estrema. Non è che sotto gli auspicì della libertà che la ragione. si e:,prime con il coraggio e la calma che la caratterrzzan-o ... Non vedete voi che, per il corso ne– cessario delle cose, il tempo produce la presorizionc dell'errore e il trionfo della verità? Lasciate ecrualmente libere le opinioni b~one o cattive, poicht le prime - solamente sono destmate a restare ... L:opinione pub- ,. ( 1~). Nei _limiti \n cui il fascismo si argqmenl:a c,ombattere 1 in~/11'.1~ual1smo liberale, ess_o no1; è che nna restaurazione cieli 01d!ne abballuto dalla nvoluz10ne liberale 11011 un pro– cesso d1 superam~n!o, Ma può resislere un Pa~se già entrato . . nella. fase del~a c1V1ltà borghese ad un simile anacronismo?. BibliotecaGino Bianco V. Il sistema liberale di Gov-erno e la democrazia politica che ne, è il frutto più sq~isito, rappresen– tano il grado più alto d'indipendenza dello Stato dalle opinioni religiose e dalla vita economica dei cittadini, e perciò anche di garanzia e di tutela di tutte le opinioni e di tutte le situazioni econo– miche in una società. Buddista o cattolico, pluto– crate o proletario, tu puoi sempre contare sulla protezione dello Stato. Del pari il tuò buddismo o il tuo cattolicismo, la tua ricchezza o la tua mi– seria. Come lo Stato non ti opprimerà perchè bud– dista, esso non ti respingerà perchè pov~ro. I tuoi diritti di cittadi 1 no, anche se,tu sei povero saranno eguali ai diritti che avr·esti, se tu fossi ricco. Ca.t– tolico, mussulmano o scintoista, lo Stato ti rico– nosce per_ ci~tadiJ?-O _effe!fi~ 1 ~, pienamen~e parifi- cato a tutti gl~ altri c1ttadm1. . ~ Con ciò anche è detto che lo Stato 1iberale e quella sua più perfetta forma che è la democ;a– zia ( 16), sono, dal punto di vista delle relazioni economiche e morali esi&tenti fra gli uomini lo Stato più conservatore che si conosca. · Qu~sto _(14) Discours .mr la libérlé de la presse; è pubblicato nel primo volume delle opere di RobespieLTe raccolte dal Lapon– neraye: IL. ~aggio dell'Humboldl, composto appunto nel 1791', 1;eca v1s1h_1hLra_ccedel dis?orso ~li Robespierre, che egli do– \ elt~ _aveie subilo solto gh occl11 perchè allora si trovava a Pang1. (15) Ein Briefwechsel von 1843, in Gesamme([e Schriflen voi. I, 1902, '{)agg. 365-367. ' . (16) Tn l~oria si può ammettere una differenza fra « sistema ltbent\e • eh Govern<;>e « d~mocrazia »; perchè democrazia è s~'.n,pltoemen~e un sts!.ema 111 cui governano Je masse orga– n!zzate, e •.Governo liberale", è nn Governo di tolleranza e d1 t~1lela d1 _tutt_e le ?PiJ?-ioni, onde è concepibile una· demo– crazia 1rn_n h~ei ~le (11 s1slema russo) ed un liberalismo non democralico (11~1stema inglese sin0 alla riforma elettorale del 1867); m;ti pral1camente parlando, ogni regime di tolleranza mena al Governo della massa, ed ogni Governo della massa, co1 1 ?uc~ al!a to_lleran_zaed alla tutela di tutte le opinioni e di tull1 gl 111le1·ess1.. Cos1_cchèi liberali non democratici non sono che _çons~rvat.ori; e I democratici non liberali non sono che reaz10nar1,

RkJQdWJsaXNoZXIy