Critica Sociale - anno XXXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1926
90 CRITJCA SOCIALE •· spirito nell'astio contro il tentativo del p1:ofet~ frigio Monfan,o di risuscitare gli antichi entusiasnu dell,a Chiesa primitiva, diventava invece d'un tratt? schifiJl– toso e pieno di scrupoli (guarda da che pulpito!) pro– prio sulla questione innocentissima d_ella « Trinità". e della « partizione di Dio"· (Oiconom1a teou). Oh! si capiva troppo bene dove voleva arrivar~ colesta !·azz.a di gente. Essi in sostanza volevano assicurare ai Cri– stiani iÌna fiacca tranquillità, facendo del Cristianesiino una religione di innocua opposizione. La Chiesa crilStia– na sarebbe divenuta oosì un doppione della Sinagoga, spregiala, nrn tollerata, dal' mondo pagano cd ufficiale. Per giungere a questo bi1,·ognava smorzare og~i ec– cessività interma e coprire questa «ritirata di fatto » ~-ott-ola maschera di un geloso tradizionalismo, cosa sempre ben -vista dalle ,masse, le quali fin dai tempi ?i Tertulliano erano in massima parte composte di « sim– plices et idiotae ». Quindi niente « esaltaz.:,oni montani– stiche» e niente approcci alla filosofia pagana della re– ligione. Oh! questi falsi tradizilonalisti e conservatori che• coprono la merce avariata del più spinto amor~ di quieto vivere sotto la bandiera di una sonante « fraseo– logia rirnluzionaria » ! *** Stranamente identica a questa pos1Zione di Tertul– l1ano nel Cristianesimo è quel,la del Sorel nel Socia– lismo. Anch'egli scrive all'indomani della ·prima ri– scossa del socialismo ufficiale contro le arditezze ri– Iormii,tiche e nevisi1()nistiche del Bernste_in. ½nche per lui la oonquista del Potere alla ,maniera e coi metodi di un Jaurès sembra cosa facile, ed un tradi– mento del socialismo. Anch'egli però nel tempo stesso fa il «riformista», ammettendo il carattere soci;al~sta dello « sviluppo graduale» e di una politica di penetra– zione pacifica, sia pure ristretta alla sola azione sinda- cale. ' Viceversa, come Tertulliano è fautore del « mo0la, nismo », così• Sorel, con, un fraintendii;nento anàlogo della reale situazione storica, è fautore entusiasta del sindaoalismo rivoluzionario, oss1a di quel risveglio del– l'entusiasmo e dello spirito rivoluzionari.o a cui die– dero luogo in quel tempo if movimento sindacale fran– cese ed italiano, a causa del l'oro trovarsi nella prima fase di sviluppo sindacale, che normalmente suole ,pre– sentare (ed è logico che così si-a) appunto tali caratteri di esuberanza infantile (1). . Anche Sorel, oome Tertulliano, che- polemizza con– ll'o gli gnostici e contro i loro antipodi, i monarchi,ani, se la prende non soltanto coi Jaurès e coi Vandervelde, ma anche coi Kautsky e coi Guesde, gente che, a suo giudizio, è sostanzialmente riformista, senza averne nè la sincerità nè lo spirito di iniz~ativa, e ·che, neanche a farlo apposla, si scaglia più contro ciò che il riformi– smo ha di buono (valorizzazione del movimento sinda– cale) che contro ciò che ha di veramente cattivo e cor– ruttore (infatuazione elettoralistica e parlamentari– stica). D'altronde, il 1oro vero animt> si palesa, secondo Sorel, nella 1oro avversione fanatica contro le « ten– denze a·narchiche », in• quanto queste p1,opendopo, hor– ribile diclll, verso l'astensionisnfo elettorale. *** Torniamo ancora, per completare il paral'lelo, a , Tertulliano. Questi è, in sostanza, un persona.ggio di lransizione, in parte uomo del passato, in parte uomo dell'avvemire. Al passato appartiene il suo antignosti- (1) Propl'iamenle, i.n Ilalia, l'infaluazione sindacalista sus– seguì all'inevitabile rislagno (e con~eguente delusione delle cor– re1_1li ~ro_letari~ più illuse) del movimenlo SOJ?ratlutto agricolo dei prum anni del secolo, condotto con spirito •riformista'». (N. d. C. S.). BibliotecaGino Bianco cismo, nel senso di _credere tradimento il volere inne– stare sul tronco del paganesimo e della sua filosofi:l religiosa la figura del Dio Cristo. All'avvenire appar– tiene quel suo fiuto, che gli fa ravvisare giustamente nel , ma!':simalismo » .. pardon!; vol,evo dire nel « mo– narchianismo » - sotto la maschera della «fraseolo– gia rivoluzionaria », il reale accomodantismo e quie– tismo; la reale diserzione dalla battaglia per il primato religioso nel mohdo. All'avvenire appartengono ancor<;1- e le ·sue avances al pensiero filosofico religioso pagano; e la sua reale, ciononostante, anzi appunto per que– sto, combattività ed aggressività antipagana. IFI hoc signo vinces: questa è la formola e la giusta ricetta, che nel IV seoolo farà trionfare l'ortodossia cristiana. Perciò,, un seoolo e mezzo più tardi, i1 grande e ferreo campione dell'ortodossia cristiana, Atanasio - salvo la credenza da lui e da tutti oramai abbandonata, che l'im– porre alla mosofia religiosa pagana il nome e la fi– gura del Cristo sia tradimento - non è che un Tertul– liano redivivo, pari essendo lo s-pirito e pari il met·odo. Identico è il caso di Sorel. Se noi oggi rileggiamo i suoi scritti e segnatamente quelle « Réflexions sur la violence », che sono l'esposi– zione piiì oompleta, più matura, più incisiva del suo pensiero, ne riportiamo appunto queste due impres– sioni: - Primo. Alla luce degli avvenimenti odierni noi siamo nel diritto di giudicare straordinariamente· inge– nua la maniera colla quale il Sorel considera l'even– tualità della « conquista del Po_tere » da parte del socia– lismo. Basti dire, che non solo egli la ritiene la cosa. la più facile del mondo, anzi già quasi fatta, ma non, &i stanca di ripetere, che i circoli dell'alta finanza ve– d~mò taJ.e conquista assai di buon occhio, e, al momento buono, le daranno il loro entusiastioo appoggio. Infatti, lo si sta vedendo ... - Secondo. Viceversa, lutto ciò che égli dice sugli ele– menti necessari al trionfo del socialis,mo integrale e totalilario, da non confondere oon la pura e sen;ipL'ice presà di possesso del Potere che certo è tutt'altra cosa, ·ha un valore assai positivo, giacchè, in fondo, si tratta dei « ooefficienti eterni » del successo.di qualsiasi movi– menl'O politico e sociale. Da questo lato tutti coloro, fra noi socialisti, i quali non vogliono che il nostro movimento faccia la figura del «burbero benefico», doè che mascheFi la propria reale impotenza ed inno– cuità e facile contentatura ·001;1 una :fraseologia terri– bi1l1menterivoluzionaria e «marxista», ed aspiri in so– stanza a nulla più che a fare del mero « frond,ismo » antiborghese ed anticapilalistico, hflnno da apprende– r~ parecchio da Sorel. Quella « conquista del Potere " che al Sorel sem– brava cosa oosì facile e da poco, è viceversa così dif– ficile e di importanza storica così immensa, da ri– chiedere infatti. essa da sola tutti quegli elementi, che il Sorel credeva necessari pel trionf@ del Socialismo integrale e totalitari-o. Ahimè, non soltanto la « Grande Rivoluzione So– ciale», ma anche quella «piccola», che di quella non è che un puro preludio, non. è « fa.nciulla da poco rame>>. Perohè essa avvenga, bisogna che il movimento socialista accumuli tesori di fede e di entusiasmo, di disinteresse, di devozione, di disciplina, di amore della verità, di serietà e di sagacia, tanto nel pensiero, quan– l'O nelle opere. Quando noi socialisti avremo ben com– p;r.eso ciò, e ce ne saremo profondamente compene– trati1 la vittoria saFà nostra, e sarà immancabi'1e. FRANZ WEISS.
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