Critica Sociale - anno XXXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1926

• 88 CRITICA SOCIALE le classi aggiunte (iL cn\ male co?sistc_v:i nell'irregola– rilù e nella mancanza d'111segnant1 stabili), ma renderle ore1anichc specialmente nei corsi inferiori, mantenendo co~ì quel!~ tanto derisa form.1~io?e « _a_piramide», eh~ risponde alle vicende natural! ~ ogm 1~tit_uto, do_ve e razionale che la selezione degh alunm s1 compia al lume di una esperienza continuata e secondo le intrin-. seche esigenze delle materie e dei_ m~todi di ins~gna: mento dell'istiluto stesso: non, qwnd1, sulla sogh-3: d1 esso, in base alla fugace e ale~toria prova di un es:ime. Ma un'idea aurea espresse 11L. R. nel 1909 e ripete ora: che l,o Stato non dovesse permettere la a,pertura d'un.'.! scuola media a quei Comuni, che non avessero giù completo tulio il corso el,cmentare ! Idea ottima e, perchè ottima, non mai alluata per legge! D'altronde a sfogli.1re questo libro di passione, si viene acl app~·enclere con quanto entusiasmo e quante ottime idee il Lomb.1rclo Racliice si fosse messo .111'0- per:1 rHormalrice, della quale egli è ora, sebbene fuori, del Convito, il più c .1Iclo cli l'ehsore, come ne fn il più enlusiasla ed il più zel:J.nle _propagandista durante il periodo d'altuazione. E le idee ch'egli difese e difende, tutte riferentis~ al conlenut-o clidaltico clell:1 riforma elementare, sono quelle che meno furono .1ddentate dalla critica e che, con qualche attenuazione, potrebbero restare anche in lempi diversi. Il suo .1morc per la spontanea letteratura popol.1re, per la musica, per il disegno, l'odio per i libri cli lesto frammen lari e... spropositati, cli cui l' Au– tore ci dà, in questo libro., un gustosissimo flori\egio, il criterio di scelta d~i maestri, son tutte cose su cui non si può non consentire. E notate che, m•ntre oggi non v'è maeslrucolo, zelatore cli tempi nuo,vi, il quale. non si creda in diritto di gettare le più acri contumelie contro i vecchi programmi e la vecchia scuola, proprio ·il L. R., a pag. 254, si scaglia contro coloro C!ll\ per, piaggeria, sostengono che il mondo incomincia dalla ... riforma Gentile. L'A. difende anche lo insegnamento re– ligioso, ma, con ... abilità, con t.1tto, perchè si rifer:sce alle prescrizioni cliclatliche, che risentono di ciò che egli, sullo stesso argomento, ebbe a scrivere ne.Ila sua Didattica (5), ma purtroppo non accenna all'attua– zione che quelle prescrizioni hanno avulo e all'inge– renza delle autorità ecc1esiastiche, divenuta anche più penelranle dopo l'uscila del Lombardo Radice dall' Am– ministrazione Centrale. li concetto dello Stato geloso custode della su.1 fun– zione educativa fu sempre apertamente difesJ da qur– sl'anima pcstalozziana, anche e soprattutto quand'era un'Autorità, quando cioè voleva attuare la riforma, mantenendo la scuola immune da ogni infl,usso della politica; ma egli non s'avvide che la riforma aveva aperle le porte a tulli i venti, specialmente riducendo quelle garanzie giuridiche, che il, L. R. (pag. 391) ebbe il lorto cli lasciar 'manomettere, troppo illudendosi nella onestà politica dei suoi successori! Così pure non si avvide che, se lo spirito dei nuovi programmi era quellv cli favorire la libertà didattica dell'insegnamento e di aiulare lo spontaneo sviluppo interiore degl;i alunni, le norme dettale, affidate, per l'esecuzione, a tanti mae– stri uscili dalle vecchie scuole normali· e soprattutto a tanti direttori anim.1ti da falso e servile~ e ped~ntesco zelo, diventavano preoccupante cura del « ciò che si deve fare ogni ora» e spesso costrizione alla sponta– neità del maestro stesso e dell'alunno. Il Lombardo Ra– dice è un appassio.1to raccogitore di preziosi docu– menti scolastici, alcuni dei quali, come scrive in A/Ilena fanciulla, gli han già fatto capire ciò che sia'no le belle, nor!ne _in mano di maestri inesperti; ma egri P?_lra. arricch!re l_as_ua raccolta, se vi registrerà certi, eHelt1 e apphcazwm della sua riforma. Si accorgerà a)lora dell_'opportunità di alleggerire i programmi, sr .s1 vuo\ evitare eh~ una grossolana interpretazione ne renda 1_nwpportab_1leil peso agli alunni, massime finchè manchmo _maestri preparati ai nuovi· compili. Quan– to ull'ordmamenlo scolastico esso con la nuo– va distribuzione dei provveditorati, ~on la soppres- (5~ Anche qui,_clo'.l:)(amo_ <lire che, pm rispcllosi d'ogni fede reltg1osa e pu1· d_1spo3l1a r1conoscerc la purità delle inlenzioni (erronee, Lullav1a, a nosli-o giudizio) cli coloro chc i1:: asse– gnano un C?mpilo )nclispe1~~ab_ilenella educazione intelletlnalq ~ morale t.e1 rag~zz1, no_n n11sc1amo lultavia a capacilarci come 11 L. H_; n~n a!J,111 previsto la ~eformazione _a cui questa pai·le dell_a.1,fo1111a dovev~ n_eces_sariamente soggiacere, per ragioni pol!t1che, che solo I c1ech1 potevano non scorgere. (Nota di, C. S.). BibliotecaGino Bianco sione delle scuole meno frequentat,e, con la istituzione aleatoria delle classi integrative e con le norme buone ma insufficienti per l'obbligo scolastico, non potrà li– berarsi mai dalle critiche che lo hanno investito, anzi esso apparirebbe subito bisognoso di radicale revisione qualora. per attenuare la gravità della situazione ip cui versa la scuola italiana (come riconosce e afferma il Lombardo Radice), si sentisse finalmente il dovere di destinare alla scuota popolare quei tre miliardi che il Lombardo Radice ritiene per essa necessarì. AoPI. Giorgio S rel come t orico delsocialismo Le analogie con Tertulliano. Giorgio Sorel è uno scrittore geniale ed_arguto, ricco di ~ollrina e di versatilità, istruttivo e piacevole a leg– gersi: è quello che egV stesso avrebbe definito un « huon autore». Però, come teorico del social~smo, nel senso preciso e tecnico drlla parol.1, purtroppo non ci' apprende gran cosa. Tulle le sue tesi si riducono, in fondo, in un:1. sola. Il Socialismo, egli afferma, come del resto qualsiasi altro grande movimento politico, s,ocial 1 e e foss'anche solo religioso, ha bisogno, per trionfare, di molta fede, di molto entusiasmo; mollo disinteresse, molta sincera devozione alla causa, molla serietà di pensiero, di pro– positi, cli opere. Ora, lutto ciò è oro colato, m.1, «teoricamente», non è gran che; e questa insufficienza spiega un po' perchè il Sorel non abbia esercitato nel Soc~alismo seria e duratura influenza. Diciamolo subito. Le sue note tesi, l'elogio della vip– lenza e il • mito » dello sciopero generale, appaiono a prima vista strane e paradossali; in realtà nulla hanno di sbalorditivo, e non v'è sociali~ta che non po– trebbe sottoscriverle, se consi'derate a fondo e inqua– drate a fondo nel suo sistema di dottrina. Il vero difetto di Sorel « teorico » sta in ciò, che la sua tesi centrale, con tutta la coda delle tesi fiancheg– giatrici, argomentative e subordinate, è più giusta in astratto che profonda, e non è suscettibile di vere ap– plicazioni pratiche. Essa ricorda i libri di certi ricconi sfondati d'Ame– rica, dal lilolo ghiotto e promettente: « Come divenni miliardario», i quali lasciano delusa l'ansiosa curiosità ciel lettore, limitandosi a ripetere i millennari precetti: Alzali di buon mattino; non fare debiti; sii sempre corretto, amabile ed onesto; non. rimandare a domant quel che puoi fare oggi; non· crearli inutilmente dei nemici - ed altre simili preziosità! Ricette che sanrlo anche i bambini, ma che, appunto pe~ciò, non servono a nulla. Non mi sembra perciò il caso di addentrarmi in un esame particolareggiato delle idee e dellé tesi soreliane, delle quali si può dire che, pur avendo perfettamente ragione, hanno in p :1.ri tempo perfettissimamente torlo. Il Sorel, infatti (e questo è propria.mente il suo grande torto, il prolon pseudon, il quale rende sostan– zialmente falso tutt-0 il suo edificio logico, per quanto f ormalmenle giusto) pone a base di tutti i suo-i ragiona– menti una opinione, la quale, ai tempi nei qual.i egli scriveva, poteva effettivamente sembrare abbastanza vera, ma che i fatti, ossia i tempi successivi, hanno di– mostrato essere estremamente discutibile. (Proprio ve– ro che il « Poi,» è il più grande sapiente, che ci sia). Al Sorel (siamo nel 1907 o giù di lì) sembra senz'al– tro cosa pacifica che il socialismo di partito, da lui im– personato e raffigurato nell'odiatissimo Ja11rès, sia alla vigilia di conquistare il Potere, lo Stato. Vero è che, secondo quello che il Sorel largamente cerca di dimo-

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