Critica Sociale - XXXVI - n. 4 - 16-28 febbraio 1926

58 CRITICA SOCIALE J mi, il materialismo storico nor.i esiste, e ciò vùol dire che essi si accontentano dj spiegare la storia con l'i– sterismo e la fantasia. Per i secondi e gli ultimi, esso è diventato una nuova e sterile esercitazio:ne metafi:– sica, poichè non vi può e9Sere forza in un pensi,ero che cerca di-illuminare la storia con un gioco di combina– zioni del pensato dei vari uomini grandi, invece di chiedere luce alla fonte inesauribile della realtà sto 0 rica passata e presente. Per tutti costoro non sarà fuor , cli luogo ripetere ciò che scrissi or non è molto a pro– posito della mania di voler completare il marxismo col pensiero di questo o di quel filosofo: « Non si con– sidera che questo basta per mettersi fuori dall'orbi– la del ma,rxismo, perchè, o si vuol portare nel mar– xismo qualcosa che esso ha già in sè per il fatto di aver tratt,0 dalle dottrine che ha superato ciò che di scientificamente esatto esse contenevano, o si vuol ri– portare nel marxismo .la metafisica da questo vintà. Nel primo caso il materialismo storico non si com– prende; nel secondo si rinnega». C'è da augurarsi che qµesti tentativi di deturpare e svisare il marxismo siano frantumati~ e possa fi. nalmente essere compreso nella sua piena integrità: il pensiero del-filosofo germanico. Da ·un tale momento soltanto la con1:inuazione dell'opera sua diverrà più agevole, perchè si saprà distinguere ciò che è opi– nione personale di Ma1;x, dettata da individuali con– siderazioni, passibile di smentita da parte dei fatti, da ciò che fu rigorosamente da lui osservato nella realtà della storia. Perciò diceva Antonio Labriola 25 anni or sono : « altro è guardare al tenore partico-• lare degli scritti di Marx, in quanto sono un fatto par– ticolare, e altro è guardare al marxismo come a una dottrina che è capace di svolgersi » (6). Perciò, am– maestrati dalla esperienza, noi sosteniamo che il ma– terialismo storico non potrà e~ser oontinuato, corret– t,o, completato se non con i metodi, che l'esperienza, della classe lavoratrice attraverso l'opera di Marx ci ha indicati, cioè criticamente, dalla critica che nasce dalle cose storiche e non dalle· opinioni del signor X. LUIGI DAL PANE. (6) Ant. Labriola: Saggi intorno alla concezione materiali- stica della storia IV. Da un secolo all'altro. · Ricostruzione di· L. Dal Pane. - Bologna, Cappelli, 1925; pag. 130. Il necrologio di cui è oggetto il presente decreto· di sequestro si riferiva alla morte di Piero Gobetti. UN NUOVO SEQU·ESTRO PREFETTURA DI MILANO Gabinetto N. 51145. Il Prefetto della Provincia di Milano, Visto il giornale La Critica Sociale, in data 16-28 febbraio 1920, n. 4, edito a Milano, per i tipi della ti– pografia Enrico Lazzari, in Via Barbavara n. 2; Considerato che il necrologio, a pagina 58, coNtiene affermazioni ed asserzioni artificiose e tendenziose, atte ad eccitare gli animi con perioolo di turbamento del- l'ordine pubblico· · · Visti gli artic'oli ,1 della legge 31 dicembre 1925 11. 2309, e 3 della legge 31 dicembre 1925, n. 2308; ' DECRETA il sequestro del giornale La Critica Sociàle, in data 1_6-28 fehbraio 1926. n. -1,edito a Milano per i tipi della t1pogr_afia Enrioo Lazzari, in via Barbavara n. 2. Il s1g. Questore di Milano è incaricato della esecu– zion? d~l presente decreto, che dovrà essere notificato, per 1scntlo, allo interessato. Milano. li 23 febbraio 1.926. V. il Prefetto (lirmà indecifrabile). Biblioteca Gino Bianco DALLE RIV·ISTE « La proibizione (dell'alcool) pericolo sociale,., È questo il titolo d'un articolo che William Bird, direttore ~uropeo della grande Agenzia americana Con– solidated Press Association, scrive sulla Revue de Pa– ris ( l.o febbraio) e che farebbe credere, se non lo si leggesse fino in fondo, a tutt'altro di quel che in esso si dice. Per chi, ci si domanda subito, è questo pericolo sociale derivante dalla proibizione assoluta, secondo la legge Volstead, di fabbricare, importare e vendere bevande alcooliche negli Stati Uniti, questione che tanto accende pro e contro gli anirni degli Americani e tanto interessa i viticultori ·ed i negozianti di alcoolici europei? Il pericolo sociale riguard'a una piccola par.te della società, le classi ricche e ricchissime, l'alta industr;a, il grande commercio e, sopratutto, l'alta finanza, la plutocrazia, insomma, che ora· dirige l'economia e la politica nord-americana. E perchè la proibizione costituisce un pericolo per questa classe che, pure, ha i mezzi per difendersi con– tro tutti i pericoli sociali, compreso quello di una mor– te precoce per stenti, traversie e surmenage? Proprio a cagione della ricchezza di cui essa dispone. Ora che l'uso dell'alcool in bevanda è vietato, quindi è ra-ro. costoso, riservato a chi dispone di molti dol– lari ed impedito di fatto alla grande maggioranza dei comuni mortali, ,proprio ora l'aJoool è diventato di moda e lo si acquista a qualunque prezzo da · con– trabband1,eri che navigano di notte in batte1li con mi– tragliatrici, e t.ras)i)Ortano sciampagna, gin, wisky, in vetture blindate. e da fuin,z-ionarii delle legazioni stra– niere che importano le preziose bevande in franchigia, e si va al ristorante colle bottiglie tascab-Hi di alco_ol concentrato che poi si condiziona oon droghe, e in casa ci si inebria in famiglia proprio pérchè la legge lo vieta. · Che· vi sia della gente che trae partito da un divieto per far denaro anche a rischio della libertà e della yita, si capisce. ma che vi sia una così detta classe dirigente, quindi provvista di coltura, di freni inibitorii, di di– 'gnità, che subisce una, così palese .inversione del do– vere civico è, per lo meno, singolare. « È anche più sconcertante oonstalru.;e, - scrive il Bird - che il consumo dell'alcool, negli ambienti soli– damente borghesi, è diventato di gran moéla. Il bor– ghese americano, prima della proibiz~oll'e, riJ?rovaya l'uso dell'alcool in casa. Poteva .berne, ançhe s1110- datamente, al bar. Ma sua moglie e i s~i figli non avevano, genera,lmente, alcun contatto .col « demo– nio». Oggi, che il bar non esiste più, si beve in casa. Le dame cooperano alla fabbricazione delle bevande e ci han preso gusto ad assaporarle. Non poter of– frire dell'alcool ai proprii invitati, è come sclassifi.– carsi, vuol dire esporsi ad essere esclusi ·daHa società che si frequenta. Lo stesso fenomeno si produce tra i giovani. L'~l– coo1, non essendo più den-qn-ciato in· casa oome un mostro, la nuova genei,•azi:one lo oonsidera come la condizione indispensabile di una bella serata. È noto ehe la: ragazza americana ha sempre· goduto di una libertà che la mamma francese -,- o italiana - non capirebbe. In lutti gli ambieati; a .partire d!li sedici a,nni. essa può uscire in compagnia di giovinotti della ·sua età. Va a teatro, al cinema, a spasso in vettura. Si organizzano negli ambienti studenteschi dei balli, ai quali i genitori non sono invitati., o nei quali 1~ loro presenza non sar,ebbe gradita. La ragazza che « non può uscire se non con la mamma )) è presto' ·meSS:3i da parte. e vede le sue occasioni di divertirsi, e. ma– gari di maritarsi. diminuire. ~ el passato si abusava raramente di questa Ubertà. Esisteva, nell'adolescen– te americano, un rispetto assoluto della donna onest.l, alla quale non .si sarebbe mai permesso di fare una proposta un po' arrischiata. Oggi, tutto questo è mu– tato e le uscile della ragazza sono irte• di pericoli dei · qua.li il primo è l'alcool. · ' Nei balli studenteschi, e iri tutte le riunioni adesso è di rigore servire a profusione 1 bevande alc~oli:che. È evidente. cl~e que_sl~ non si può far ·s~mpre ~perta– m.ente. Q~und1,.ogm g1ov~nott? che desidera godere la stima de1 suoi compagni dei due sessi ha cura ,d1 munirsi di una bottiglia 'tascabile conte~ente del wi-

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