Critica Sociale - anno XXXV - n.14 - 16-31 luglio 1925

.. r • ' ùltì1'1CA SOCiAtE i7i che questa · « liberazione » sia il fine e sia 'un ideale della coscienza umana. . Solo si dirèbbe che la « liberazione» non ''è voluta. ma è mussulmanamente attesa dalle cose intelligenti, ciò che, se contraddice allo sforzo v'olitivo del socia– lismo, contraddice pure a tante e tante affermazioni degli stessi Marx ed Engels. E se così fosse, come mai si 'potrebbe parlare di « linea etica, perfettibile all'infinito», senza cadere ·nelle braccia della Provvidenza divina, che, come av– verte il Vico, « oon semplicità e naturalezza ... ordinò queste còse degli uomini »? Se la st-0ria è opera del– l'uomo, essa è soprattutto espressione. della volontà morale, che non si esaurisce nei fatti dell'esperi~nza ·' sensibile, ma, mentre in questi solo imperfettamente si attua, di essi si serve per nuovo slancio ad un grado più alto d'attuazione. Ne,lla storia aécade che i beati possidenti, quelli che l'Ardigò chiama « c.on – lenti ,, e che oppone, come elemento statico, all'ele– mento dinamico della Società, ch'egli chiama gli ir– requieti, si adagino inerti, servi dellà sensibilità, alle costumanze morali utili ai loro in_teressi e queste vo– gliano conservare, esaltandole come espressione della morale. . Ma· questi sepolcri imbiancati non credono neppur loro a ciò che dicono, e certo non possono in coscienza credere d'agire secondo una legge universale! Accanto ad essa vi sono sempre i diseredati, a cui· vien tra– smesso il còmpito di sospin'gere l'umanità verso la sua liberazione, e allora son questi che oppongono il . dover essere all'essere degli « arrivati ,,_.E così, di lotta in l_otta, l'Umanità non a'bbandona mai la lampada e si avvia ad una vita sempre più degna d'esser vis~uta. Questo lo scheletro della vicend'a umana. Nella realtà, perchè la lotta si manifesti, occorre· che i diseredati acquistino consapev6lezza di non poter tendere al « do– ver essere», in quelle determinate condizioni economi– che (ecco l'interferenza tra volontà morale e fenomeni sociali, primo fra 'i quali è l'ec·onomico); e allora s: avrà la lotta economica, che non potrà non ess_ere sempre politica,, e perciò sempre in funzione della sub– stante morale. Il fondamento di quest'ultima è fermo nella stessa ragione dell'uomo e perciò precede e non segue la lotta, è immutevole come immutevole è la ragione, è prima logicamente ,d'ogni esperienza morale, perçhè ad essa dà norme èhe sarebbe assurdo assumesse dall'espe– rienza stessa, ma non è irraggiungibile, negli intermun– dia, bensì vive come ideale propulsivo in eterna_ dolo– rosa conquista nella stessa realtà. È un dover essere che sarebbe assurdo se non si rivolgesse ad UFl essere, che vuol modificare; tale quale come assurdo e irra– g'ionevole sarebbe se si assumesse l'èssere come do– vere (52). Il socialjsmo, come movimento tendente ad attuare. un fine morale, non pµ0 es$er materialista; ma è segno di grande progresso umano, e giustifica. tutte le spe– ranze che in esso ripongonç tanti milioni di proletarì. Solo per questo suo fondamento morale può de– stare l'entusiasmo della lotta e può spingere gli umili lavoratori di Molinella a sopportare i dolori, le umi– liazioni ed i sacrifici da cui oggi sono tormentati, Solo come profonda, eterna, assoluta fede morale della coscienza uµiana potè confortare Giacomo Mat– teotti nel supremo suo martirio e sacrificio! ALFREDO POGGI. (52) Togliete il dovere o togliete l'essere e rendetè inconce– pibile il divenire che è l'« intermedio tra l'essere e il non essere» (Aristotele, op. cit., pag. 15), tra ciò che è e contrasta alla volontà, e ciò che deve essere come fine della volont'à! Abbonatevi e sottoscriv·ete alla Gi~stizia BibliotecaGino Bianco L'opera della Settima Conferenza Internazionale del Lavoro Ci viene gentilmente comunica_to il manoscritto della Relazione che il Demoulin, già Vicesegretario della francese Confédération générale du Travail e oggi I un– zionario del Bureau international du ·Tra,vail, ha re– datto sui lavori della settima Conferenza generale del lavoro, tenuta a Ginevra dal 1.9 maggio al 20 giugno di quest'anno. Ne diamo volentieri il testo, tradottQ integralmente in qualche parte, ridotto in altre.· La Relazione, com~ pleta, sarà pubblicata fra no-n molto dalla Lihrairie de l'Eglantine · di Bruxelles. Dall'immenso caos creato dalla guerra, qualche ide~ nuova,· ,qualche germe di bene, sono pur sorti. L'ide:.i che ha è.afo vita all'Organizzazione i11ter'nazionale del Lavoro fu segno che la civiltà, messa iri 'pericolo dalla guerra, ·sentì. il bisogno di· dare un nuov9 · corso alla sua storia, allargando l'ampiezza dei benefici delle ri– forme sociali, rompendo l'isolamento in cui i singoli Paesi erano sinora rimasti' per quanto concerne la. le– gislazione del lavoro, creando coscienza di diritti là dove era 'fin qui stata la schiavitù. · Dal 1919, anno in cui l'Organizzazi,one fu costituita, · e specia1mente dal 1920, quando cominciò a funzio– nare l'Ufficio InternazioI)ale del Lavoro, è. stato fog– giato un atsenale di Convenzioni; di Raccomandazioni. di Risoluzioni internazionali, atte a tutelare le sorti e i dir:itli dei lavoratori: contro la disoccupazione,· ,per la tutela delle donne (specie delle madri) e dei fanciulli, ·'per la durata massima del Javor-0, etc. Ma le ratifiche son lente, le applicazioni più ancora. Vi sono resistenze tenaci, ostilità reazionarie. Sul nuovo terreno della legislazione protettiva del lavoro le forze avverse si sono scontrale, e l'aspra volontà dei privile– giati contende il heneficio alle sofferenze rivelate anche dalle recenti Inchieste. Il campo di battaglia è illu– minato talora da lampi di odi-o e da esplosioni cli col– lera violenta: l'esempio della China è là per atte- starlo. · Però, malgrado' tutto, l'Organizzazi:one continua le sue Conferenze annuali ,ed emana nuove Risoluzioni; l'Ufficio Internazionale cresce e allai;ga la sua in– fluenza. E ciò risulta anche dal resoconto della set– tima Conferenza internazionale, tenuta testè a Gi- ' nev,ra. Partèciparono ad essa 308 fra delegati e consiglieri tecnici, di- cui 76 delegati e 64 consigl-ieri governativi, 31 delegati e 42 consiglieri padronali, ·32 delegati ~ 51 consiglieri operai, oltre a 12 supplenti. Queste de– legazioni pvovenivano .da 46 Paesi diversi, fra i quali la Cina, le Indie, il Siam, il Giappone, l'Australia, l'A, · frka del Sud, il Canadà, l'Argentina, il Brasile e tutti gli altri Stati dell'America. del Sud: in una parola_ tutti gli Stati d'Europa, eccetto la Russia, tutti i grandi Stati dell'Asia, eccetto la Persia; e tutto il nuovo mon– do, fatta eccezi:one degli Stati Uniti e del Messico. Ciò attesta l'importanza crescente dell'Organizzazio– ne; e si ha diritto di nutrire buone speranze quando si vede la rappresentanza del Giappone, composta di 30 membri, acclamata alla sua partenza da tutto il popolo, che ha da poco costituito i suoi Sind~cati e ha solo · ora conquistato il suffragio univers·ale; e si vede il Cile farsi rappresentare da un antico Presidente del Potere esecutivo, accompagnato da un antico capo di Governo. Il mondo cammina. All'ordine del giorno erano: 1) risarcimenti degli infortuni sul lavoro erl eguaglianza di trattamento, a loro riguardo, fra lavoratori nazionali &I esteri; 2) sospensione settimanale di 24 or~ nelle vetrerie; 3) la– voro notturno dei fornai. Furono inoltre_ sottoposte I

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