Critica Sociale - anno XXXV - n.9-10 - 1-31 maggio 1925

114 CRITICA ,eOCIALE fingono di fare fra l'un parlamentarismo e l'altro, cioè tra il regime rappresentativo e ,quello che non lo è. I1 fascismo, che non ha un'idea propria sui rapporti della convivenza politica, messosi, per necessità di tutela delle posizioni conqui– state, sulla linea dell' antidemocrazia e del– l'antiparlamento, ha trovato ~daYanti a sè le forme pre-rappresentative del vieu~ régime. E vuole adottarle. Ed ecco come è portato a sfoggiare l'aristocrazia delle società aristo– cratiche morte, con gran lusso di cerimoniale ed ostentazione religiosa. Ed ecco if grande parlare di gerarchia, che molti poi, con gros– solana improprietà di linguaggio rispondente all'assenza della idea nel vocabolo adottato, adoperano nel senso di divisione e distribu~ . zione del lavoro, che è concetto di spe'Cializza:– zione democratica, al tutto distinto dal vero conce'tto aristocratico .della gerarchia, che è assorbimento e conce11tramento e unifor– mazione del potere in alto, con lesione del- 1'autarchia, degli individui e degli enti, che la retta partìzione del lavoro esige. Sotto ta– le aspetto il fascismo si presenta come un vero rebus. Se è aristocratico. e gerarchico, ·come intende governarsi di fronte all'ineso– rabile necessità della distribuzione delle fun– zioni, che è democratica ed universalista, per la natura dei fattori della evoluzione sociale che la determinan0'? Della questione toccò ali' on. Acerbo cogliere un caposaldo di ap– plicazione. Ahimè! la riforma amministrativa dell'on. Acerbo ha mostrato di non sospet– tare neppure i-più vecchi elementi e schemi positivi del funzionamento degli enti ·ammi– Ilistrativi. Chi vuol istruirsi al riguardo leg– ga l'eccellente studio testè pubblicato dal no– stro amico prof. S.. Trentin. Autarchia, auto– nomia e decentramento (Venezia,· 1~25). Respinto il concetto della regione, lasciati il Comune e la Provincia come soli enti au– tarchici, le riforme introdotte sono inezie e pavidi palliativi, un nulla « di' fronte alla con– fes·sata impotenza del legislatore - dice il Treritin - a r_ompere la maglia dei conti;-olli preventivi, triste antica prerQgativa del no– stro regime, per questo verso davvero poli– ziesco, che riduce a .fantasma, a finzione la individualità degli enti autarchici e ne preor– dina la pàralisi di ogni -libero. movimento; di fronte sopratutto alla circostanza rivela– trice che, fra 1~ disposizionì nelle quali la riforma si concentra, primeggiano, sovra o– gni altra, quelle che conferiscono al Gover– no nuove forme di.jngerenza, rendendo pos– sibile al Ministro e al Prefetto di sostituirsj per mezzo dei loro delegati, in qualsiasi mo– mento, all'infuori di qualsiasi effettiva garan– zia, a coloro che vi hanno interesse, nella ge– stione dei servizi locali, e di imprimere, al- 1'occorrenza, a questi un indirizzo eventual– mente contrastante con i reali bisogni della associazione territoriale nel cui esclusivo vantaggio essi dovrebbero invece esplicarsi». Del decentramento e dell'accentramento il fascismo sa di dover pigliare soltanto quello che, indiff erentemenle al sistema cui' si ap– plica, sembra rinforzare il potere del Gover- Biblioteca Gino Bianco . no. Non scelta di fl.1nzionari e determinazio– ne dei mezzi con cui farvi fronte; non crite– rii di formazione e di cooperazione di enti natura,lmente vivi, e riconoscimento correla– tivo di poteri funzionali; ma, esclusivamen– te, una subordinazione di uomini e di fun– zionarii al potere centrale. Filosofia politica da art. 3 della legge comunale e provinciale. Elucubrazione filosofica da segretario de] ·«partito i>, che non C'Omprende come ui1 Con– siglio comunale possa avere idee diverse da auelle della maggioranza parlamentare e q.al Governo. Che se a qualche spirito inguari– bilmente n1alato del male -della sistemazione ciò paresse da -catalogarsi tra le correnti del -più fiero giacobinismo unitario, il repudio immediato di tanta contaminazione democra– tica e rivoluzionaria sarebbe la subita rispo– sta dei nuovissimi legislatori ribelli ad ogni impegno di coerenza e cli sistemazione. Ragione per cui tanta anliclemoerazia e tanta abbominazione del suffragio potrà an– che acconciarsi con l'elargizione del ~uffra– gio amministrativo alle donne. Il fascismo rion ha timore di contraddirsi. Cotesta « rivo– luzione» amministrativa del suffragio è im– posta ad una maggioranza puramente miso– gina da un capo che professa l'inefficienza della « rivoluzione ii stessa, poichè, a ,suo sen– so, la donna non è che l'uomo che essa :ama e il -suo voto non sarà -mai se non il du– plicato di quello dell'uomò cui è più vi– ci11'a.Teorica che fu' parecchie volte procla– mata e che può nascondere qualche cosa di vero. Senonchè, cotesta duplicazione di voti maschili,_ non avendo carattere universale, ma culturale e censitario, si risolve in fatto in un voto plurimo amministrativo con·ces- . so a certi ceti. Ed ecco il fine antiugualitario del. voto, il colpo inferto al suffragio uguale universale e diretto. Ma cotesto fine o non er·a ben chiaro .al legislatore fascista, oppure la motivazione fu stranamente equivoca e retice.nte. Il capo del Governo, accingendosi a donare alle don– ne italiane il diritto di voto con l'aria: con cui si dava un monile ad una favorita, non ave– va h1ancato _diappellarsi alle trasformazioni sociali portate d_al moderno sistema capita– listico di produzione. Qualche memoria del– l'antico insegnamento, tra l'appiccicatura del– le nuove formule aristocratiche, agiva su di lui, ed egli aveva bene notato che il capita– lismo ha.fatto della donna .... un uomo che l'ha tirata dalla vecchia ca·sa:, le ha strap– pato di mano il fuso e la conocchia per 'in– chiodarla ai telat J acquard.... Cotesta ideo– logia di un marxismo obliato e rinnegato non sembrava dovere sboccare al voto duplice .... per gli uomini e per gli uomini più ist-ruiti ed agiati, già così socialmente forti per il f at– to della loro istruzione e della' loro agiatezza. Ma il fascismo non ha debiti di coerenza ver– so -se stesso; la trama delle sue idee non va oltre il concetto del suo potere.· Il potere per il potere. La sua opera di riforma nori tende · ad un bene assoluto che esso consideri fuori di sè, non ad un obbiettivo di incremento del- • la propria organizzazione.

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