Critica Sociale - anno XXXV - n. 7 - 1-15 aprile 1925

94 CRITICA SOCIALE « di essere uguali innanzi alla legge, ma intendono « di sollevarsi, intendono. di partecipare ai beni « dell::i vita, che nei secoli scorsi erano riservali ,, soltanto ai pochi. E la civiltà dei popoli consiste· • appunto in ciù. Non si può dir civile un popolo, « che sappia solamente; come non dirò civile un « popolo, che go,da solamente. La· civiltà è l'unità « della cultura e del benessere. Nori si può dire « popolo civile, dove solamente pochi sanno e go- " dono, ma è veramente civile quel popol•o, .in cui « sanno e godono il maggior numero». Simile .larghezza •aperta di visioni non poteva con– sentire di restringere lo sguardo ai confini del pro– prio Stato e della propria Nazione. E i liberali della Destra non intendevano· affatto rinchiudersi nella grettezza _di nazionalismi, consapevoli de1 vin– colo di reciproca dipendenza che legano tutti i popoli, allorquando si abbia in mira l'elevazione · m.ateriàle e spirituale umana. Ecco la fede n1lla solidarietà - umana, affermata da Silvio Spaventa, spiegarsi come coscienza deil'unione di tutt'a ~ru- · manità in Francesco Fiorentino. Dichiarando la sua adesione a taluni scritti dello Zeller 1 egli .scriveva: " Diamo allo Stato ogni ser– " vizio che possiamo, ma non diment(chiamo che il " valore storico di un popolo deriva da ciò che esso « opera in servizio• dell'umanità. t un grosso pre– « giudizio questo, clie ultimo fine della nostra atti-. cc v.ità sia la potenza e . la .grandezza della nostra « nazione .... çi sono due specie di vinooli fra gli « uÒmini: uno che li stringe col proprio popolo, « un altro con l'umanità... Nazionalità ed un::ianitn « esprimon0 dunque due maniere differenti. di rap– ·« porli. Differenti, tna non inconciliabili... Soltanto « tè questioni. p'interesse e di potere,. i pregiudizi « e le ambizioni sch1dono i popoli-; ma il dovere, « gli interessi ideali, la moralità, l'arte, la scienza, « l'ed.ucazione li riuniscouo. Ora in tutti cotesti vita- . " coli ideal,i consiste· appunto l'umanità. Quanto più « un popolo è civil_e, tant•o ,più. la sua vita nazionale « è ,in .armoni~ ·con quella dell'umanità tutta_· quan– " la; ta11to pili rimane sciolto il oontrasto tra ~a na– " zionalità e l'umanità ». Sono le visioni ampie ed _elevate, che l'ipape}'.L'.1- lismo nazionalista ama oggi deridere come impe– ciale di umanitarsimo, o bollare a fuooo col marchio cli antinazionali. E che esso voglia repudiarle nes– suno gli ,contende; ma si contesta in nome della verità sto~ica la pretesa che esso ha di proclamarsi érede 'l del liberalismo della vecchia Destra, della "quale si colloca ..in~ece agli antipodi. Di- quel J.ibe– ralismo largo e lungimir.ante ci sono, senza dubbio,. oggi eredi ··e continuatori: ma sono sull'altra riva. RODOLFO MONDOL_FO, DALLE. RIVISTE Nel quaderno di marzo della Deulsche Rundschau è uscito uno sludio intilolalo: • Politica economico-sociale•, del quale diamo un bre.ve riassunto. , Anche chi slmlia con spirito ostile la dottrina di Marx, deve riconoscere che essa contiene un nòcciolo di profonda verità in molte delle sue parti: per esempio, nella teoria del plusvalore. Quanto .più uno lavora, tanto più un altro arricchisce: tale è il rapporto fra le classi che Marx pone a base del suo insegnamento. Una dipendenza chè non ha . nulla di storico costringe l'uno a creare un plusvalore, e autorizza l'altro ad impadronirsene. Lasciarsi sfruttare, ecco la legge dell'operaio. Oi-a sorge la domanda: la politica sociale, che sorge come addolcimento di tale contrasto, ·non l per sè stessa immorale? Non è 'contro coscienza il Lentativo di con- ~ ibl ioteca Gino Bianco cl1iudere una pace, in fondo alla quale giace un'ingiustizia? H sindacalismo pensa appunto che sia così. La politica sociale verso il proletariato industriale è un tentativo di compiere un'opera di mediazione in un conflilto ritenuto come ineliminabile, di ridurne al minimo le dolorose conseguenze; ed anche, se si vuole, di agire in aiuto della più. debole fra ie due parti in lotta. Fare la pace fra dùe contendenti è presto detto; ma una pace è pofsibile soltanto se essi restano entrambi sod– disfatti: se la situazione 'permette che entrambi lo restino. Dunque, unicamente. con l'esame della situazione si giun– ge a conoscere le condizioni preliminari di una effettiva, pace sociale. Occorre conoscere bene le sofferenze di una classe per · poterle non solo calmare, ma, nella mism:a concessa ·dai tèmpi, sopprimere. In quant0 il fatale al\ta– gonismo lo permette, bisogna, se si mira alla pace, interve– nire in favore d,i quelli. che non sono· in grado di vincere da· sè. L'importanza della politica sociale diventa tanto maggio– re, quanto più ùn popolo diventa. povero. Un popolo. povero non può èoncedersi il lusso di impiegar~ le ,proprie energie in lotte 'intestine. Alcuni dicono che· lq. politicfì social'e è un lusso: al contrario, sarebbe un lusso ciò che viene evi~ato mediante la politica sociale. Ma,. è i,nnegabile. che, nella $PCietà moder11a lo- i;fou~o dell'operaio verso una vita migliore è conlrastat0 : da, in– teressi estranei; che .,l'operaio non .può essere t:artefice del . prop1,io destino. È tramontato senza rit0q10 il· .sogno ·liberale di un individuo capace di raggiungere ·da· solo il proprio benessere. Non soitanfo · l'operaio, ma· ogni uomo dipende dall'ambiente econonùco e ,sociale: studiare e - sopratutto - modificare questo aml'Jiente per, im,p.e• dire che influisca sfavorevolmente sull'attività del sin– golo, è ufficio dell'economia politica; la· quale deve perciò riuscire utile non ad una classe sola, ma a tutte, ,e proporre cose vantaggiose a ciascuno dei ('J)ntendenti ed alla loro totalità.--Dopo di aver predicata la libertà del commercio, · che co1;clusse al moderno sviluppo della grnnde industria, essa ha· dovuto· e deve. adopera'.rsi per salvare le vere viltime di tinella libertà e di quello sviluppo, che sono· i lavoratori dell'industria. Deve propoJ·si il fine di ot~ene1·e agli operai non solo ciò che è rigorosaniente necessario per vivere (che è/ seéondo Marx, quello che soltanto viene loro lascialo dal capitalismo , sfruttatore), ma altres). i mezzi di aver parte a ciò che rende bella la vi[a, la quale ·così non sarebbe più quello che è ora per i più,., e ci_0.èu.i1 · duro còmpito · da assolvere, ma sarebbe rallegrato da quelle gioie che allietano sin d'ora l'esistenza dei ·ceti privilegiali. · . La st.ruttuPa sociologica della società (l'espressione è barbara·, ma la Neue Rundschau dice proprio così) ·vende più arduo il còmpito della· economia . politica ,e delia · politica sociale. Mentre l'emancipazione. de\ quarto stat,c. è musica dell'avvenire, la capacjtà di concorrenza e ,la libertà di concorrenza ,s0;10 musica del pr.esente. Lo .svi– luppo del ,macchinism 1 o· e ·della divisione del lavoro p9rtano con sè quei pericoli che già denunziarono con inSUfH~rabile acutezza Marx e Lassalle .. Quanto più gli operai ' si ri– bellano al lor,o sfrulla,mento <la parte del capitale, tanto più questo si rivolge ad •alt.re .forme di .guadag110 che p.er– mellono ua minore o minimo impiego di ope1·ai: onde esLensione di miseria fra ,la ipopol~li0ne ,sempre• •cretJtienLe di UUJllero. La sòcietà moderna, la • società di scambi ) è fondata sulla proprietà privata. S_e si •instaurasse uua proprietà collettiva, occorrerebbe creare· 11n capili:tle comune per la economia comunista. Abolendo la proprietà J)rivata, in Germania, ci si troverebbe di fronte ad una co·mpleta imancanza di capitali. In ogt\i caso, la smania di assegna1re -dividendi, che si manifesta nelle Cooperative rli consumo; è una prova che l'economia associata non riesce facil~ mente -a creare capitali. · · .. Il proletariato industriale non dipende · soltanto dalla formazione di capitali, ma dalla specifica funzioné dei capitali di impiegare operai. Questo fenomeno fissa limiti certi alla politica sociale. Se non si creano più q1pitali, o se questi non ricavano più profitt0, e quindi emi– grano all'estero, sopravvengono la dis'occupazione, la mi– seria, l'oppressione, e quindi un più aspro sfruttamento d~lle masse. In ultima analisi, quei limiti sono posti dal capitalismo nel senso della dipendenza di tutta la società; e special– mente del proletariato .industriale, dalla pàrte che· dirige l' • economia • moderna, dalla • economia • degli impren– ditori. È in mano di costoro lo smercio, la produzione e l'esporlazione in massa, il risparmio di mat~ria greggia nella produzione. Solo in. quanto gli imprenditori operano

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