Critica Sociale - anno XXXV - n. 7 - 1-15 aprile 1925

92 CRITICA SOCIALE ,r per il proletariato, inflazione o deflazione no,n la– sciano che il terrore della scelta: o prezzi al ti malamente e solo, parzialmente compensati dall'au– mento del salario e da continuità di lavoro, op– pure una disoccupazione di fronte a cui resta inu– tile qualsiasi discesa dei prezzi. GINO BALDESI. Liberalismo della vecchia Destra Giovanni Gentile e quelli che lo hanno seguito nella a_desione al fascismo, hanno affermato e propu– gnano con ardore una identificazione dei principi e della prassi del partito oggi dominante con quelli della. vecchia destra liberale. Dalla lettera di G. Gen– tile, a Mussolini, del maggio 1923, alia prefazione da lui scritta ripubblicando due lettere di Francesco Fiorentino sullo Stato moderno, al programma della rivista politica grntiliana, che ora ha mutalo il nome di Nuova polilicct liberale in quello di Educa– =ione politica, alle recenti lettere, infine, del Gen– tile stesso neH'Epoca, in polemica con ·Benedetto Croce, l'affermazione ritorna insistente: antitesi fra il liberalismo democratico e la più genuina tradizione italiana del Risorgimento identità invece tra· il fascismo e il liberalismo della vecchia destra. « Il liberalismò, com'io lo intendo e come lo in– tendevano gli uomini della gloriosa Destra del Ri– sorgimei1to, il liberalismo della libertà nella legge e perciò nello Stato forte e nello Stato concepito come una realtà etica,. non lo credevo in Italia rappre– sental,o dai liberali, che ,erano più o meno aperta– mente oontro di lui, ma per l'appunto da lui». ·così, nella prefazione alle due lettere del Fiorentino, il Gentile richiama la sua lettera a Mussolini; e sog-• giunge: « sopra questi punti può darsi che Cavour abbia tentennato. Ma tutto il partito della Destra tenne fermo a questi principi, ai quali il fascismo si appella ». Ora nel più recente ,articolo su la presente politica, il Gentile indica in un sentimento religioso « il carattere primitivo e quindi più schiettamente cara·t– teristico » del movimento fascista; e « uno dei segni .Più espressivi di questo carattere » trova nell'asprezza degli urti che se ne generano, sp·ezzando' i più saldi vincoli .di amicizia e di famiglia. La religione è pre– cisamente, questo (dice il Gentile): non veni pacem mittere, led gladium et ignem; « là spada e il fuoco, altro che pace I... E perciò quei teneri filosofi del– -i'iiluminismo, dei quali i massoni leggono con. rive- renza infinita gli, oracoli, se la presero con le reli– gioni». Ora questo carattere di intolleranza dogmatica anche un liberale della vecchia Destra aveva detto esser proprio ed intrinseco della religione. « La fede (così scriveva Fr. Fiorentino) « non ammette dub– biezza, ·consistendo tutta quanta in un sentimento profondo e vivissimo, dove l'idea religiosa si annida e . s'incarna. Questo atto esclude ogni contraddi– zione, essendo cosiffatta· la natura del sentimento, che dal suo contrario è distrutta ... Chi tien per ferro() che la sua credenza comprende ed assomma lutto i) divino·, non può per' conseguenza accordare, che fuori della sua fede ci sia verità, nè che fuori della Chiesa ci sia salute... L'intolleranza di ogni · credente è inevitabile, dunque ... per la religione non v'ha transazione che tenga; o tutto o ·nulla; l'asso– luta vérità non può ricono.scere nè cpmpagne nè ri– vali: l'intolleranza è necessità; il tenersi per infalli- Bibl ioteca Gino Bianco bile è la condizione indispensabile della ~ua esi– stenza... Il cieco credente; secondo i .tempi in cui vive, sarà, senza fallo, o martire o inquisitore». J\,Ja per il liberale della vecchia Destra questo ca– rattere costituiva appunto l'inferiorità della religionf' (sentimento), di fronte alla filosofia (ragione); per il Gentile è il motivp di esaltazione del movimento fascista. L'uno all'intolleranza della religione oppo– neva il largo spirito di comprensione e di concilia– zione che la filosofia introduce; l'altro in quel'la intolleranza fanatica saluta « la virtù. che sublima», la bandiera le~ata a guidar·e le schiere. ' ' In simile antitesi il liberale della vecchia Destra si vien dunque a. trovare dalla parte di « quei teneri filosofi dell'illuminismo, così leggerini ma così fi– lantropi » ( come dice il Gentile) che « se la presero con le religioni »? C'è più di un documento, eh~ tenderebbe a ravvicinarlo al filantropic,0 iUuminismo. In uno scritto su Spinoza il Fiorentino celebrava la rivendicazione universale della libertà per tutti, con– tro il fanatismo intransigente. « Sincrro arµioo di libertà, Spinoza propugnò e volle sinceramente libèrtà per tutti. Alla intolleranza sacerdotale non volle sostituita l'intolleranza dei filosofi, peggiore 'cliogni aÙra, in quanto che professata in nome della ragione, eh~ è l'armor:ia piL! profonda e concreta Ji tutte le disoordanz~ ». E la libertà, che con Spinoz'a egli rivendicava, non ammetteva restrizioni o limitazioni. Dicevano altri: « ei sia libertà di filosofare, purch<' non si contrasti· alle cred'enze dello Staro: ci sia tutt'al più nellr Università intera, ma nei licei a metà ... Tutte queste restrizioni sono un trovato mo– derno, ed a Spinoza, filosofo all'antica, non potevano andare a vérsi ». Invjlato a:Il'Universilà di Heidel– berg, con la.. promessa .di libertà d'insegnamento, pur che non toccasse la religione costituita, egli rispondeva con un rifiuto; e il Fiorentino com– menta: « Una libertà concessa a prezzo non è vera libertà; e cotesta· rabberciatura, che vorrebbero pro– pugnare certi nostri filosofi, , allo SpinQza parve unat menzogna». E, si , noti, il concetto della . libertà, che qui propugna questo liberale della vecchia destra, non è « la libertà che si attua .e si può attuare soltanto nello Stato forte»· (son parole del Gentile), perchè « vera libertà non può esservi se non nello Stato che s'intenda e si. attui come Stato etico »; e non è nemmeno i~ funzione di « semplice strumento, che come tale non può aver altro valore che quelJo ad esso conferito dai fini a cui sia· utile ». No: è la. libertà degli individui, delle persone singole, i cui diritti si affermano anche di froate allo Stato, pèrchè costituiscono il valore stesso dello spirito, che è il solo fondamento e fattore vero del valore medesimo dello Stato: « Fine dello Stato (egli dice) non è di far degli' uomini ragionevoli tante bestie o tanti automi: al contrario, spetta ad esso di metterli in grado di servirsi del loro corpo, e della loro mente, di aiu– tarli a svilupparsi dalle scapigliale passioni non solo, ma dalle false opinioni che li tiranneggiano; •fine dello, Stato, in una •parola, è l'umana libertà. Lo Stato adunque può e deve pretendere l'accordo nelle azion~ umane, non mai lo accordo nei giudizf e nei ragionamenti; onde a lui necessita iessere obb~dito nelle àzioni, e non altro. A ciascuno è dato opinare, e quindi parlare contro di esso; a nessuno contro di esso· oper:are. Solo freno e restrizione possibile ~ll'assoluta libertà dell'individuo, è l'impedire che

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