Critica Sociale - anno XXXV - n. 1 - 1-15 gennaio 1925

14 CRITICA ·SOCIALE serve a render più umana la vita. La salma del soldato di S. Pietro in campo non è accompagnata da eleaia marziale, ma è meglio consolata col vivo ricordi della quieta vita domestica. Eçl è perG,iò che eali alla voce che semplicemente, serenamente cantav 0 a 'nel suo più interno animo, non chiedeva riè onori nè ricchezze, ma chiedeva poesia, poesia senza aggettivo, che ha, come tale «_ una suprema utilità morale e sociale». E se tutti ascoltassero questa poesia, « non so dire » esclama il Pascoli con parole, che paiono dette per la nostra età « quanto la comunione degli uomini ne sarebbe avvantaggiata; specialmente in questi tempi in cui la corsa verso l'impossibile felicità è con tanto fulmineo disprezzo in chi va avanti, con tanta disperata in:vidia in chi resta indietro! ». E lo spirito di chi aveva cantato la poesia come lampada che arde a con'."or'o di e madre che prega» ed aveva scritto che la poesia « fatta d'anima pura e di parole » o serve a rigenerare l'umanità, ed esclude dal suo campo il male, l'immorale, perchè impoetico, o non è poesia; lo spirito di chi voleva ...accendere ...sulle tombe mute la lampada che irraggi e con/ orti la veglia dei poveri morti, / doveva, dopo l'orazione del Lipparini, sentir le stesse voci, innalzare grida di odio insieme a quello di: Viva Pascoli! Quale sorte strana ·per il poeta, che si era rac– colto, in un canto di perdono su la tombi¼ di· « colui che uccide e che poi muore » (e costui gli aveva ucciso il padre!); quale vicenda per il . poeta,· _che tremava al pensiero che altri fanciulli potessero esser colpiti dall'odio come egli fu. « E l'odio è stolto, ombre dal volo breve, tanto se insorga quanto se incateni. È la Pietà che l'uomo all'uom più deve ... Dal viaggio, cui il Pascoli paragon'ò la vita," il Lipparini ha voluto · fermarsi e commentare « gli aspri urli, i lunghi racconti del treno», cioè l'a parte più rumorosa, più coreografie~ non il nostalgico « Sllono che non s'oblia» il lieve suono dell'Ave Ma– ria, che, nel silenzio dei momentanei riposi, col suo richiamo alle cose più dolci della vita familiare, c1 ridà forza e ci rende più buoni e più puri! Nel frastuono della vita, noi siam'b meno noi stessi, e viviamo storditi e trascinati da. passioni e da urti. L'uomo ha bisogno nel suo viaggio di que- · sti momenti di requie, in cui attinae le fonti della sua vita, si sente, si scruta, si 0 monda. Sono i ~omenti a cui _Pr?pizia ._laquiete della campagna, ove 11 mandorlo f10risce d1 speranza accanto al cimi– tero, l'olivo appresta la bacca, ch'è cibo.· ch'è luce e ispira il canto della pace, ove il castagno tard~ a metter fronda, per non rubare il solicello d'aprile alle piante basse; ove i fiumi narrano al poeta leggende di bontà e gli uccelli insegnano una serena vita d'amore e di gioia. Il Pascoli nutriva nel suo cuore tutta questa umile poesia umana, di cui oggi tan!o si sente il bisogno, mentr~ l'odio stravolge il viso agli uomini, e perciò ci richiama al sim– bolico «focolare», che attorno a sè riunisce gli· ~ ignoti fra loro » e sana ogni ira e ogni dolore e smorza ogni malvagità, facendo sbocciare nell·animo frutti di bene. Il Pascoli, che non voleva essere - « arrolatore di coscienze, negriere d'intelligenze man– driano di volontà», indirizzava gli uomini ad una· quieta vita, ove l'amore sorregga l'animo al lavoro ed ove ognuno senta d!essere fratello e non nemico! Lasciate alla morte la guerra! Voi dite sull•ùmile terra: • S'io ·pur fui cattivo, sii buono tu dunque, perdono I P_erdon_oche n~rn _è. rassegnazione, pace che non è rrnuncia, ma gmshz1a! Solo così si potrà commemorare degnamente Gfo– vanni Pascoli. ALFREDO Pocc1. Abbon~tevia "LA GIUSTIZIA,, BibliotecaGino Bianco DALLE RIVISTE Der Kampf di Vienna (rivista, come è noto, a tendenze socialiste) studia nel· quaderno di novembre « l'elemento psicol-0gico nel problema della popolazione». Dopo che il capitalit.S'Jlloprimitivo ebbe provocata una straordinaria miseria in importanti strati della popola– zione inglese, l'intelligenza della borghesia si l-)OSecon ardore alla ricerca di una teoria capace .di assicurare il .suo _riposo. L'espressione scientifica di questa teoria fu enunciata· nel « Saggio- sulla legge di popolazione» del , teologo Malthus. Costui attribui all'eccessivo ,numero delle nascite l'origine della miseria. Nella Natura, egli im,-e– gnava, la vita si moltiplica assai più rapidamente che i mezzi destinati ad alimentare gli individui, e soltanto con un comples,so di morti sopravvenute contemporaneamente la Natura stessa ritrova il proprio equilibrio. La dottrina di Malthuos, allorchè fu annunziata, trovò numerosi partigiani nèlla. borghesia di tutti i paesi clvi.Ii: essa tendeva infatti ad aggiungere, a tutti i privilegi già posseduti dai riochi, anche quello di continuarsi senza osta– coli. Oggi però i tempi sono mutati! Oggi, i rappresen– tanti della borghesia nella maggior parte dei paesi si mo– strano inquieti di fronte allo scarso accrescimento del proletariato. Bssi vorrebbero imporre agli operai il grave peso di un indefinito aumento delia popolazione, riser– vando alle classi possidenti la facoltà di J.imita1·e le IUl– scite. E i Governi reprimono ogni propaganda malthusfallil fra i lavoratori, considerandola come un crimine contro la patria. E il grande capitale internaziO'Ilale fa dal canto suo il possibile per incoraggiare la soprapopolazione ope– raia, destinata ad alimentare le sue riserve di mano d'o– pera. Ma, fin da prima della guerra mondiale, la classe ope– raia si era• re,o conto di questo, che il limite a cui lo svilupl-)o industriale può spingere il livello del proletariato era ormai superato; essa ebbe la percezione del rafforzarsi dell'antàgonismo fra le classi, dell'abbassarsi dei salari, del peggiorare dello « standard of life » dei lavoratori, altrettanti fenomeni che avevano l'effetto· di abbandonare il proletariato allo sfruttamento degli imprenditori e mi– nacciavano di fargli perdere i frutti di tanti anni di saeri– fizi e d'organizzazione. El la paura della soprapopolazione, ormai incoraggiata dalla claisse capitalista, si impadronl della classe operaia. Se i h:1voratori non potevano evitare personalmente la concorrenza, volevall(;>almeno evitarla ai loro figli. Primo fu il proletariato tedesco ad assumere la parola d'ordine: << sciopero delle nascite»; e ben prestO' lo imitò il proletariato austriaco. In altri paesi, la pro– gressiva diminuzione delle nascite già in cor_so rese inu– tile una decisione in tal verso. Durante gli anni immedia– tamente anteriori alla guerra, la stampa e le adunanze proletarie si interessarono enormemente a1 problema. Non ma,ncarono però, nello· stesso campo socialista, alcuni teo– rici per sostenere· che il proletariato non potrà. conquistare una vera potenza nello stato se non nel caso che, nei paesi industriali", il suo numero sia sensibilmente superiore à quello della classe avversaria; che limitare il suo accre– scimento significa fermare l'ascensione del mondo operaio. Questi teorici aggiungevano che, non appena i capitali,st:1: vedessero impoverirsi il mercato dei lavoratori indigeni, farebbero ·appello alla mano d'opera straniera, avvezza ad un tenore di vita inferiore e a salari minori, col I'i•rnl– ta to di indebolire la situazione complessiva del prolew.– riato, peggiora11ne lo stato economico e provoca-re l'e1;,odo de.i capitali all'estero. Tuttavia questa predicazione rimase senza effetto sulle masse. Chiedere a famiglie operaie di ridurre alla miseria i loro figli priminati accrescendo senza limiti la loro prole, incitarle a introdurre nuove creature in un'esistenza miserabile al ~olò fine di aumen– tare il ceto operaio, è un esigere dalle masse più di quanto– esse possano dare, più di quanto sia ragionevole-fare, ed anche più di quanto facciano (come pro·va l'esem.pie) ,gli stessi apostoli della soprapopolazione.... . · . ; ·. · Del resto, è molto dubbio che l!,rut popolazione aµmenti realmente per il fatto dell'aumento delle nascite. Q~e~tp fenomeno ha cause tanto economiche quanto._psicologjéhe.· Lo Stato capitalista che vede diminuire la cifra è.elle nascite è assai più disposto a prendere misure di ,prote– zione per la madre e per i bambini ché lo Stato il quale non teme la depopolazione; e i geni tor~ con pochi figli sono più in grado e meglio disposti ad aJl~varli con-cura ·cbe quelli aventi. una progenitura molto numerosa, che li rende meno -sensibili alla perdita dell'uno o dell'altro fra i loro niati. Il mondo opel,'aio deve sforzarsi <li dimi– nuì-re il numero delle morti piuttosto che di aecrescere quello delle na-seite. Una più lenqi .successiQne delle gene– razioni salvaguarda la società meglio che il , degradante abbassamento di genitori unica.m~te pr~CUJ;>ati di met– tere al mondo creature destinate, dopo penose e corte -prove, a popolare i cimiteri. Pad:ri resi 'inij'!.nsibili ·da.ile fatiche, dai pensieri, dai dolori, non sono, ·più tiuoni sol– dati nella lotta di classe, e donne preé<>témente invec– chiate e abbrutite dal doppio travaglio -del. lavoro e delle frequenti maternità oono troppo spesS<>fperdute. pér la causa dei lavoratori. •. ! Altro argome:nto contro· la moltiplicaiione delle na$cite fra i proletari è qùello che le don-pe socialieticamente

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