Critica Sociale - anno XXIV - n.10 - 16-31 maggio 1924

. j CRITICA SOCIALE1 157 del nostro Jaurès, che è, senza dubbio, una delle più organiche e megho pensate -che sian state formulate mai. Le notizie che si hanno intorno ad ulteriori scoperte e perfezionamenti, fatti dopo la guerra, dei mezzi di distruzione, e la conse– guente previsione del carattere prevalentemente aereO'e chimico che avrà_ la ... futura guerra, ren– dono le concezioni e le proposte del passato anche più lontane dalla tealtà dell'oggi e dell'imminente domani. Il· « Caporale » già da tempo si sforza di indi– rizzare in modo conforme alle nuove condizioni ef1 esigenze l'opera di revisione degli ordinamenti militari. Il suo concetto fondamentale, che egli ha sintetizzato nel principio di questo suo articolo, è il concetto della « necessità tecnica, economica e politica di fondere la produzione con la sua stessa protezione, cioè con la difesa m_ilitare del paese ». Potremmo domandarci, preliminarmente, se contro una guerra di sterminio a base di bombe aeree, capaci "di produrre la tnorte, ciascnna; di centinaia o di migliaia di persone per mezzo di gas velenosi e di altri consimili prodotti di questa nostra graziosissima civiltà, possa costituire 1111a difesa valida lo sforzo che una nazione abbia fatto di predisporre e adattare a tutte le necessità di una diuturna resistenza il suo sistema di produ– zione economica ; se, perciò, le idee del « Capo– rale» non siano superate anch'esse dalle nuovis– sime visioni dei metodi di guerra. Ma. senza insistere su questa preliminare obie– zione, la cui importanza è chiara a prima vista, vogliamo aggiungere che altri motivi di dubbio nascono dalla esposizione che « il Caporale >> fa delle sue idee. Non ci fermiamo su alcuni par– ticolari, di minor conto e contingenti, come, ad es.; l'asserita concordanza (di cui non siamo af– fatto persuasi) fra spirito militare e spirito socia– lista, quasichè la subordinazione del singolo al- 1 'interesse comune fosse inspirata, nell'esercito e nella, società socialista, da esigenze etiche e so– ciali e da atteggiamento spirituale analoghi. Ma è il nucleo della concezione che ci riesce in gran parte oscuro (e non - crediamo - per difetto di chiarezza nella esposizio ne, ma per la diffi– coltà intrinseca di trad ur.la in forma concreta) e che, in quella parte in c ui ·ci riesce chiaray, ci sembra piena di pericoli. r Che cosa vuol dire infatti « fondere la produ– zione economica con la difesa militare del Pae– se » 'ì Ci pare che « il Caporale >> la intenda in questo modo: che nello sviluppo delle forze pro– duttive, tale che possa sopperire a tutte le ne– cessità della popolazione in tempo di guerra, e sorreggere quindi quella resistenza, che oggi non il solo esercito, ma tutto il popolo deve saper opporre: in questo sta la miglior preparazione militare della Nazione. · . Ma come si attua questa fusione ? Qui è il punto oscuro. A prima vista l'idea del « Capo– rale >> può, forse, sembrare un tentativo di ri– chiamare l 'àttenzione e l'iniziativa del Governo dal terreno della ristretta preparazione militare a q_u~llo d~ll~ sviluppo_ delle energie prod_uttive, e c10e.un mv1to a considerare che alla resistenza d i u n paese si provvede assai meglio con l 'incre– mento della sua potenza economica che non con l'aumento della ferma militare e delle ,forze che compon,g·ono il suo esercito stanziale. Ma in realtà è chiaro che la sua concezione include la subordim1zione alle eAi,g·enzedella guerra di tutta la politica _economica dello Stato; implica, cioè, che allo sviluppo delle forze economiche sia im– presso un indirizzo tale, da permettere al paese di fronteggiare l'eventualità di qualsiasi guerra : cioè di guerre combattute, da solo (per quanto 'ipotesi appaia oggi difficile) o con qualsiasi al- Biblioteca Gino Bianco leato, contro qualsiasi nemico o èoalizione di ne– mici. Evidentémente questo conduce al più aspro na– zionalismo economico. Non conta che << il Capo– rale » opponga che « nessun paese al mondo, per grande e potente che sia) ha oggi i mezzi per sostenere da solo una ~rande guerra ,> e che « le coalizioni militari si impongono. come quelle eco– nomiche >>. Ciò è verissimo ; ma poichè si ·deve prevedere la possibilità. di aver per alleati tanto paesi che abbondino di cereali ma manchino, ad es., di ferro o abbiano deficienze di trasporti ma– rittimi, quanto paesi che abbiano invece abbon– danza di ferro e di navi, ma manchino di cereali; COAÌuna politica che volesse provvedere con lo sviluppo della produzione economica alla stessa difesa militare dovrebbe mirare ad ottenere nel- 1 'interno del paese la produzione del massimo nu- · mero possibile di merci nella massima. quantità possibile. · Verissima anche l'altra affermazione del << Ca– porale », che « ogni nazione ha le sue possibilità e le sue caratteristiche produttive » ; ma ciò_vale come argomento per secondare quel principio cli solidarietà econor6.ica da cui sono rafforzati i vin– coli di pace fra i popoli, non per prevedere e per prepararsi ad affrontare le necessità create da una guerra. Chi badi a queste necessitài, è natural– mente indotto a pensare che quanto più roba si produce alrinterno, tanto maggiore è la forza di resistenza cont1 1 o l'aggressione nemica; che poco contà, ad ei::. la abbondanza di produzione serica o cotoniera accompagnata da difetto di :produzione granaria o saccarifera, se si f\ alleati di paesi che non abbiano giovamento dalla .nostra abbondanza o non possano sopperire alle nostre deficienze ; e poco conta anche la ricchezza che il «Caporale» ci– ta nei riguardi dell 'Jtalia) di energia idroelettrica, se questa non muova :industrie che provvedano al fabbisogno del paese e degli alleati in tempo di guerra,. o non possa esser ceduta ai nostri alleati, sia perchè ne abbiano abbondanza essi stessi, sia nerchè non ci sia contiguità cli territorio fra noi e loro. . Quei;;ta fusione della produzione economica con la difesa militare avrebbe pertanto come risul– tato di sviluppare artificiosamente in ogni paese forme innaturali di produzione, generando sperpe– ro di forze economiche e allargando in pari tempo la superficie d'attrito fra i diversi Stati per 1 'esten– dersi a un maggior numero di prodotti e il conse– guente ina,sprirsi della concorrenza economica fra detti Stati. *** Con que::;te obiezioni e riserve non intendiamo di avere esaurito e di soffocare. la discussione, ma di promuoverne, anzi, !'.approfondimento e di aiuta– re il chiarimento delle idee. Noi propendiamo per . l'opinione che una soluzione « i::ocialista » del problema militare non ci sia, pur esistendo la ne– cessità che i socialisti al potere (o anche soltanto al Governo, come dicono di ess.ere i nostri compagni inglesi) provvedano anche alla difesa militare del proprio paese; noi riteniamo che politica « sociali· sta i, al riguardo sia quella soltanto che si adopera con ogni sforzo per eliminare o, almeno, attenuare ogni possibile causa di conflitto fra i popoli, e si studia anzi di creare fra loro una sempre più lar– ga e intima solidarietà, sia, con un regime liberi– stico, sul terreno economico ; sia, con un sagace si– stema eòucativo, sul terreno ct1lturale ed etico; e su ogni altro terreno. · Ma siamo disposti ad ascoltare oQ'ni espressione di pensiero diverso dal nostro, desiderosi solò che siano chiarite le idee di tutti e sia segnata una guida pii1 sicura alla nostra azione. •

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