Critica Sociale - anno XXXI - n. 5 - 1-15 marzo 1921

66 f'RI'J'ICA SOCIALE ,. a ginrara snl comunismo soviettistìco improvvisato dallo spirito di irredentismo nazionale, dei po– poli oppressi in Oriente, che l'audace e accorta politica russa ha sollevato contro l'Inghilterra e la Francia? Qnanto panislamismo c'è in ei;,so,che la stessa Mosca ripudi a nelle sue tesi? A Londra la delegazione turca, senza, distinzione tra quella di CostanLinopoli, e qnella di Angora propugna la rinnione effettiva di Oostastinopoli al resto della 'furchia di Enropa,_ ciò che implica la soggezione degli Stretti alla Suolime Porta, salvo appena un impegno della Turchia di non chiudere gli stret i ste·ssi. TL1ttala secolare storia della gue1·1·a di 01·ienle si rinfresca meravigliosamenle • tanto l'nltima guerra è stata ... l'nltima ! l'Inghilterra non l'in– tenderà mai. Ma neppure, o ancor meno, la Rus– sia; e non per il perento sogno di Pietro il Grande della messa ortodossa a Sa11ta Sofia - ma per il concetto, comune a tutto il mondo moderno e socialista, di oppugniJre ogni mono– polio naziona'.e dei grandi pnnti di passaggio delle stirpi e delle mercanzie del mondo. I Soviet,lj non vorranno mai essere imbotti– gliati verso l'Asia e gli Ur_ali, non rinnnzieranno mai alla comunione con l'Eu· opa attraverso il Mediterraneo e per ìl flns80 e riflusso delle razze slave che poggiano a Il' AdriaLico; e tanto più se essi sono animati da un pensi, ro di penetra– zione o di conquista rivoluzionaria degli stati borghesi di Europa. Per tutto ciò singolarmente precaria è l'alleanza della III interm,zionale e della Russia coi nazionalisti turchi.E ad ogni modo la III Internazionale, alleata con tutLi i nazionalismi in rivolta contro l'Intesa, e strume11to, quanto si voglia possente, del1;1, politica contingente della Russia nel suo disperato duello contro Versailles, non sembra, finchè rimane orientale e subordinata alle politiche opportunità dello Stato rns~o, rappresentare l'incarnazione defini– tiva della lII Internazionale dei lavoratori, quale è ne!Je aspirazioni del mondo e, s.peeialmente, nei bisogni dei lavoratori di Oceidente. Ciò che occorre a noi è rovesciare la so– cietà imperialistica di Versailles mediante una Internazionale allesLita sulla base della lotta di classe, secondo la concezione più tipica e me– ta 'lica, cioè dall'interno all'esterno di ciascuno Stato, mirando alla conquista proletaria· del po– tere sulla borghesia, con le forme di luogo in luogo più adatte; più conformi all'ambiente. più spedite, più effi0aci, senz'altra pregindiziale che quella del loro successo più ut ite, del minimo mez– zo e del ma~simo fine. L'Inttrnazionale deve uni– ficare e vivificarè tutti i movimenti proletari di difesa e ,di aLtacco, sostenendoi,e il ritmo più concorde e proponendo gli obbiettivi comuni più immediati. Ohe può fare, ad esempio, Mosca, per oppugnare l'azic,ne della Conferenza di Lor.dra? Essa, in un certo senso, è la vittima cQntro cui si vibrano i colpi. Ma per la libertà della Russia si dovrebbero sollevare, secondo i loro modi pii'.1propri, con azione diretta o con azione parlamentare, i proletariati di Francia, di Inghilterra e d'Italia, obbedendo ad un ac– cordo internazionale preciso. Il Partito del Lavoro inglese, che non entrerà mai nei ranghi di Mosca, oggi è tutto fuoco contro l'impe.rialismo brittan– nico. Una tal forza non potrà mai ostracizzarsi BibliotecaGino Bianco. da una Internazionale fattiva; europea, occiden• tale. A Vienna, nella conferenza dell'Internazio– nale ... di Occidente, di "\VaHhead, dell' Indepen– dent Laboit1· Pa1·tg, fo altr'3ttanto ardente quanto esplicito contro l'imperialismo Lloyd-georgiano dal 1881 la Gran Bretagna ha aumentato i-1 proprio territorio di qnattro milioni di miglia quadrate. Il militarismo inglese non è differente da quello Germanico. Bisogna non dar tregua, finohà il traLtato di Versailles non sia abolito, e la li– bertà restituita ai popc,li di Europa. Bisogna creare un fronte comune proletario contro il ne– mieo comune e costituire l'nnione di tutte le forze socialiste per i·ovesciare capitalismo e im– perialismo. Nella stessa occasione Frilz Adler insiste a dimostrare che la rivoluzionè potrà , vif c~re sol~an_to se riuscirà a guadagnare i pae~i pm mdnstnah: concetto forse troppo assoluti– stico, in quanto sembra negligere il conferimento rivoluzionario di certi Stati, come l'Italia, ad economia agricola, ma concetto a cui non si può negare la buona ispirazione marxistica, e che sem– bra mettere ines_9rabilmente in rilievo la nota , differenziale tra la Internazionale di Orfrnte e quella di Occidente, desunta dall'intimo plesso economico. In verità non è che tempo di can– cellare le dne Internazionali, specchio della di– visione del mondo consacrata a Versailles, di :Vienna e di Mosca per aprin il varco ad una Internazionale che, dia l'unità al mondo dei la– voratori. Non è questo il pensiero che angustia e ispira tutte le·-esitazioni del Congresso della Confederazione del Lavoro, a cui si tende con tanta passione di solidari.età l'anima nostra, men– tre se ne svolgono le grandi assise a Livorno? Da una parte l'Internazionale attiva, ope– rante, efrettuale dei Sindacati operai siede ad Amsterdam e verso di essa si vòlge, per tutto il suo senso realistico, la nostra Ooufererazione del Lavoro. Dall'altra tutta la sua fedeltà in– crollabile al partito socialista la porta all'idea– lismo dell'adesione alla Internazionale sindacale di Mosca. Non cìubitiamo che il voto che solle– cita il Part,ito s.arà quello che darà la grande maggioranza della Oonfoderazione. Ma Partito e Confederazione concordi non possono non sen– tire, ancor più nell'azione sindacale che nell'a– zione politica, il disagio delle ... due Internazio– nali, qnella di Occidente e qu~lla di Oriente. 11 moudo del Lavoro ba esigenze realistiche, che escludono tutte... le esclusioni di preconcetto metodico. Li:t vita e la organizzazione interna– zionale operaia, sotto pena di contraddizione, che vuol dire paralisi, non può ignorare o te– nersi esLranea ai fatti, alle circosta11ze, alle leggi, ai regolamenti che disciplinano il lavoro, in qua– lunque paese, al fine di eliminare i pericoli della concorrepza tra gli operai, e deve attivAmentè intervenire in ogni stato per determinare gli accordi necessari sugli orai i, sul lavoro delle donne, sull'emigrazione, sull'esportazione; sulle 'tariffe ,doganali, sul conLrolio delle fabbriche e, in genere, su tutto quanto la politica escogita per rafforzare o indebolire il dominio del capi– tale sul lavoro. Tra -Partito e Confederazione deve essere_ una mutua integrazione di forza,

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