Critica Sociale - XXXI - n. 4 - 16-28 febbraio 1921
CRITICA SOCIALE sibilitil. e di astuzia sfacciata. Tanto sfacciata, che non è possibile trattenersi dal domaudare con quale scopo qqesto signore, che è un cieco strumento I!elle mani di Poincaré, abbia osato lumeggiare nel modo come ba fatto le macchinazioni del partito di gnerra russo, so• stenuto e rafforzato dalla complieità. del Governo fran– cese. Si tratta forse di una m~novra per intralciare possibili aspirazioni ministeriali di Viviani? O è sem– plicemente l'esplosione spontanea di una bricconeria ormai sicura della impunità.? In ogni modo la testimo– nianza di Paléologue costituisce la più perentoria con– futazione della tesi con la quale sf ingannò nn intero popolo, e cioè la premeditazione calcolata e l'aggres– sione ingiustificata c 1 ella Germania contro nazioni in– nocenti. Il Ternpf, che riassume una parte di questo rac– conto scabroso, arresta la sua nanazione al 29 luglio con questo dubbio e con questa 1 iomanda: la mobili– tazione generale russa comincerà. forse seg1·etamente la sera stessa? E può concludere confessando ai suoi lettori, ormai resi in~eusibili dalla soddisfazione della vittoria : e in sostanza la dichiarazione di guerra della Germ'l.nia è di imp ortanza trascurabile. In realtà il 30 luglio, alle quatt.ro del pomeriggio, essendo decretata la mobilita zione rus sa per ordine imperiale, fin dalle sei, quando giunse la assicurazione formale che il Go– verno francese restava fedele ai patti, lo stato di guerra esistette di fatto, e la pace fu definitivamente rotta.> Non si potrebbe immagiuare una più ape.rta accusadi meuzogna e di impostura a tutti i Governi che si sono succeduti in Francia dop0 il 4 agosto 1914. Ma anche nel timido riassanto del Temps appare vivo il coutrasto tra la fisonomia dei due ministri compari, Paléologue e Sazonoff, con la loro durezza e risJlutezza satanica e machiavellica, e quella dei rappresentanti della 3-ermania e dell' Austri'a, col loro affaccfndamento smarrito, forse ridicolo, ma in ogni . caso doloroso ed umano. Nel diario di Paléologue nes suna traccia di emozione, di rimorso, nessuna parola che riveli uno smarrimento interno o un senso di sgo– mento, di fronte alla spaventosa sciagura che stava per abbattersi sull'umanità.. Se Paléologue fu veramente quello che egli si vanta di essere stato, cioé un funzio11ariozelante, abile, che esegue con maestria impeccabile e senza debolezza un implacabile disegno, Poincaré aveva collocato assai bene la sua fiducia: lo strumento era degno della mano. Nominato ambasciatore a Pietroburgo pe1· ordine di Poincaré il 1~ gennaio 1914, Paléologue promette al suo amico di assumere questa carica per «praticare esclusivamente in Russia la politica tradizionale del– l'alleanza, come quella che solo permetteva alla Francia di continuare la sua missione storica nel mondo>. Questa pJlitica implicava il mantenimento di uu eeercito forte. Il 6 giugno egli minaccia Briaud di dimettersi dal suo posto, se la ferma dei tre anui non fosse mantbnuta. e I socialisti e i radi0ali unifil'ati sono pazzi, esclama Briand; essi stanno per rovinare la Francia ». "La guerra- è ormai fatale e inevitabile», afferma l'ambasciatore. Egli lo ripete il 18 giugno a Viviani che allora gli domanda: «a che data? f1a quanto?> (Ecco un alti-o che prende d'emblèe il proprio partito, e si esercita subito a trovare la fraseologia necessaria). "Approfittando della sua emozione, io gli chiesi : voi dunr1ue siete risoluto a mantenere la legge mili– tare? Posso darne assicurazione allo czar Nicola? • Si, io non permt-tterò che si faccia nulla che possa indebolire o rallentare la nostra alleanza con la Rusi;ia». Interamente rassicurato, Paléologue ritorna in Russia, dove a~siste alla visva di Poincaré allo Czar. Occorrerebbe riprodurre per mtero il racconto impres– sionante del pranzo di gala dato in onore del Presi- . dente della democ1atica repubblica. Quando, dopo il scia lbo im peratore, ammaAstrato dai suoi ministri, che ha let.to freddamente un testo dettato da loro, si alza bliotecaGino Bianco Poincaré 3Le parla «con forza, con una dizione chiara, precisa, tagliente, con accento di autorità. e scandendo le parole>, ognuno comprende che si è alzato un do– minatore. « Io ero certo che fra tutti quei dignitari im– pennacchiati più d'uno pensava: così dovrebbe parlare un autocrat~ ». E appunto all'autoc1·ate è rivolta l'o– vazione della categoria militare e ultrareazionaria rnssa il 23 luglio. Poincaré « ha lanciato ora, come uno squillo di tromba, la frase finale: i due Paesi hanno lo stesso id.eale di pace nella forza, nell'onore e nella dignità.». E' come una parola d'ordine ... Si applaude acl ogni frase. Le granduchesse montenegrine esultano: « la guerm scoppierà presto ... voi riavrete l'Alsazia Lorena ... I nostri eserciti si congiungeranno a Berlino... La Germania sarà distrutta e non resterà nulla dell' Au-– stria ... Io ho ricevuto da mio padre un telegra.mma segreto: mi annuncia che prima della fine del me;e avremo la guerra. Oh! questo brindisi del Presidente! ecco ciò che attendevamo da tanto temp o I Signor Am· basciatore, tenete bene in mer:lt.equeste parole, poichè esse segneranno una data nella storia del mondo,». Dopo la parteuza di Poincaré, lo Czar si felicita con Paléologue della fermezza del capo di Stato frnn– cese. l granduchi· si affollano da lui, tutti felici e arcicontenti. Ecco, alfine si intravede la guerra! Così, appena giunge il 24 la notizia delFultimatiim austriaco alla Serbia, il rappresentante francese, «ba– sandosi sni brindisi scambiati tra l'Imperatore e il' Presidente, sulle reciproche dichiarazioni dei due mi– nistri degli affari esteri e infine sulla nota comunicata all'agenzia Hwvas », non esita a pronunciarsi per una politica di fermezza. E poichè Sazonoff !osserva che questa politica può portare alla guerra, il provocatore risponde: « a partire da oggi la guerra può scoppiare da un istante all'altro. E questa prospettiva deve do– minare tutta la nostra azione diplomatica >. Rt'sta un solo µunto oscuro, ed è il dubbio s_ulle intenzioni dell'IQghilterra. «Ah! se il partito cooser– vato1·e fosse al pdtere ! » esclama l'ambasciatore inglese, sir BucLanao. La sera stessa Sazonoff ha un colloquio vivacis– simo con Pourtalès, rappresentante della Germania. Paléologue, che scopre il pPricolo di una simile pre– cipitazione, « ma di grazia, •- dice - siate calmo! non dimenticate che il mio governo è un governo di opinione pubblica e che non potrà sostenervi efficace– mente sts non a patto di.avere con sè l'opinione pubblica stessa. Infine pensate all'opinione pubblica inglese>. Un Viviani avrebbe ravvolto i suoi consigli in una fraseologia pacifista. Paléologue non pe1;deil suo tempo in queste scipitaggini, ma dice brutalmente a Sazonoff: «per quanto riguarda Berlino e Vieuna il dato è tratto. Ora è a Londra che dovete pensare. La minima im– prudenza da parte nostra ci costerebbe il concorso del- l'lnghiltèrra;. . SazQnoff promette di sorvegliare le sue parole : « D'altrunde Berchtold si è messo dal canto suo dalla parte del torto. Noi dobbiamo fargli assumere tutta intera la responsabilità. di ciò che può accadere.» Il giorno seguente, 26 luglio, sono ordinati grandi movimenti militari. « Ciò prelude già. alla mobilitazione. Io dico a ddio a Iswolsky. Ci scambiamo rapidamente · le nost.re impressioni, e conclucliamo insieme: « questa v olta ci s iamo, alla guerra. > Con quesli uomini, così sicuri di se stessi, con– trasta vivamente il Pourtulès, accasciato dà.Il 'emozione. Il 28, in una conversa'zione con Paléologue, in cui quest'ultimo lo domina con una ironia impassibile, l'ambasciatore di Germania, tremante di dolore, fuori di sè, con gli occhi pieni di lacrime, parlando a stento, invoca Dio e il giudizio della storia, come uno sven– turato alle prese con forze formidabili e soverchianti, da cui si sente già. sopraffatto. « Trepidando per la collera 1·epress11., egli ripete: noi non possiamo abban– donare la nostra alleata. No, non l'abbaudoneremo. » L'ambasciatore d'Austria non è meno turbato.
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