Critica Sociale - anno XXX - n. 13 - 1-15 luglio 1920

Critica Socìal~e fi/VIST .Il QUJNDJCJN.IILE DEL SOCI.IILISMCJ Nel Regno: Anno L. 20 - Semestre L. 10 '_ All' Ester,o: Anno L. 22,50 DIREZIONE : Milano PorticiGalleria,23 - AMMINISTRAZIONE: Via Omenoni, 4 - Milano AnnoXXX - N. 13 Numero separato Lire UNA Il Milano 1°-15 luglio 1920 _Q_~1wmero esce con titardo maggiore del solito, perchè c;bbiamo voluto attendere il testo del discorso 'f)al'lamentare del nostro Direttore. Cogliamo l'occasione pe~ dichiatare che del ri– tardo con cui solitamente giunge agli abbonati la Critica solo in piccola parte siamo respon,sabili noi. Dura infatti quel disservizio postale, che, cessalo l'ostruzionismo, non sappiamo ora a che cosa attri– buire. SOMMARIO ' Politica ed Attualità. Il metodo della sommossa e !'alli·o (Ouuo10 TREVES), Un programma di azione socialista; Discorso alla Camera ùei De– putati nella tornata del 26 giugno 19-20 (1''IT,tPPO TURATI). Filosofi.a, Letteratura e Fatti sociali. Dalle Riviste (Prof. ANGELO TREVEs). Il METODO DEUA ~OMMO~~A E l' AlIRO Nel fondo di questa vita ebbra, che sembra l'e– saltazione caotica di tutti j contraddittori c'è sol– tanto un'agitazione, oppure c'è un movim~nto? Per r_isp~ndere con si?urezzfl bisognerebbe avere un'o– hmp1cn potenza d1 astrarsene fuori, non essere nel fiotlo fino agli occhi. Un Governo si è éostituito, a cui fu attribuito la qualifica di «forte», per la «restaurazione», e si intendeva in prima la restau– razione dell'ordine pubblico. Ed ecco che la som– mossa risponde a questo Governo : una sommossa di non chiaro significato, ma di protesta evidente contro la politica imperialista, coloniale. Il Gover– no se ne mostra stu.pito ed offeso : - Ma io mi chiamo Giolitti! Come posso essere sospetto di guer– rafondaio ? - Ed itera le asseverazioni : non più truppe in Albania; invio di un Ministro plenipo– tenziario a trattare col Governo degli insorti a Ti– rana. La sommt>ssa si placa, ma bront,,la. La sorn– mossa - evidentemente - ha in sè le sue ragioni; e vanno oltre il fatto contingente. In Puglia è guerra civile tra proprietari e conia- • clini. Questi sono disoccupati, quelli non vog_liono o non possono dar lavoro. Il Governo ancora s1 mo– stra stupito ed offeso:· <è Non c'è pronto un mio di– segno di legge per l'espropriazione delle terre in– colte?... ». E i vecchi strumenti di compressione, i carabinieri, le guardie regie, i funzionari della P. S. intuiscono a modo loro cotesto senso di stupore e di offesa del Governo, e ne traggono argomento a sguinzagliare tutti i vecchi istint1. Qualcuno ad An- iblioteca Gino Bianco cona dice: « Adesso non c'è più Nitti; c'è Giolitti», volendo dire e;he riprende il concetlo dell'autorità. E vero. Ili.prende il vecchio concetto dell'autori– tà. Ma se con questo concetto non c'è più la ri– sp.ondenza cl.elle nuove formazioni sociali? Se la guerra ha messo in forse tulle le sudditanze, tutte le gerarchie, l'ordine I ehe si stabilisce con la violenza ha senso assoluto di tirannia, e vale esatta– mente per la forza fisica del momento, non senza avere aggiunto, al turbamento che ha generato il disordine, il turbamento della sua repressione san– guinosa. li ,pro)lle~a p_iù vero da risolvere è que– sto: Quale la via più piana perchè le nuove forma– zioni sociali si affermino liberamente? A tale sco– po, giovano o nuociono le rivo!Le? Ossia:· eote~te rivolte sono la rivoluzione, o la rivoluzione è al di là di coteste rivolte ? Il loro valore di sintomo non è disputabile. Solo gli imbecilli (e non sono pochi) e i volgari .(e sono ta'nti !), inferocisconò di gesti e di parole contro « i disordini », sobillati, vuoi dagli_ an_archici, vuoi dagli Jugoslavi; frutto di una cosp1raz10ne tenebrosu,, contro la quale si parrà tutta l'abilità della Direzione generale della P. S.'!! Le rivolte ci sono perchè, date le circostanze sub– biettive ed obbiettive del dopo-guerra, non potreb– hero non essere. Ma sono esse i gradini della scala che ci porterà al cozz.o ultimo, liberatore, alla vit– toria del socialismo? Ecco il puntu. Il socialismo classico, s'ci,entifico si burlò sempre dei «barricadieri». Il socialismo 1ruovo, comunista (Bologna, 1919, contro Genova, 1892), è perplesso. Esalta le rivolte e lascia massacrare. Le approva e non le comanda, perchè aspira a comandare soltan– to la rìvolta ultima, la rivolta della vittoria comuni– sta. Ma, dato il sistema, la rivolta della vittoria non sarebbe che il corollario delle rivolle della ·disfatta. Di un machiavellismo che lasci agli anarchici il còmpilo ctelle rivolte da schiacciarsi e al socialismo il còmpilo della rivolta del trionfo, non è da pen– sare. L'inc,)erenza è rrelle cose e nel sentimento, perciò è nei gesti e nelle volontà. La rivolta è l'e– stremo di una sofferenza. Ecco, perchè, fuori dei lividi reazionari, nessuno può irridere ad essa. Ma la èompass,one solidal,e non si teorizza in un metodo politico socialista. Anche il socialismo nuo– vo della Direzione del nostro Partito lo intende, e perciò rinnova gli scongiuri contro i movimenti particolari, locali, e chiede ed invoca la disciplina rivoluzionaria. Felice incoerenza, ma incoerenza. Nessun partito• mai organizzerà consapevolmente rivolte votate allo schiacciamento. È chiaro quindi che le rivolte-g'radino della scala rivoluzionaria, se sono necessarie, indispensabili, dovranno essere ln iniziativa libera della strada, del luogo, del gruppo. Le organiu.azioni socialiste - tulle massimaliste - di Milano hanno votato un ardente ordine del gior– no per la restaurazione della disciplina rivoluzio– naria, -per sapere quali movimenti della folla se– condare e quali sconfessare. L'omaggio doveroso alla Direzione del P. S. mette nello imbarazzo la I .,,.

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