Critica Sociale - anno XXVI - n. 9 - 1-15 maggio 1916

140 CHITICA SOCIALE citori. Guasta, fraintesa, sviata, inconscia, fremeva in Panigi la vita, l'aspirazione al futur-0; gli uomini di Versailles non servivano· eh.e all',egoismo e alla paura» (1).. E, ai trepidi ,conservatori, ehe' vorreb– bero salvare la società con la nepressiono, insegna, ,con austerità e serenità di giudioe: « .... quanto a reprimere, sì, lo potete; lo potete per un po' di tempo ancora; ma lo dovete? ... Non- r~,escirete· lun- · gamente e -dovete saperlo. O siete ciechi cli tanto da · non vèclere l'inesorabiLe progressione seguìta in que– sta gue,rr.a tra chi chiede El chi nega? Paragonate le -eroiche sommosse del -chiostro di Saint-lVIery col ' moto del 1848 e le rihelli-0ni di Llone ai giorni di Luigi Filippo coll'ultima insurrezione del Comune in Parigi. Le voslr-e sono vittorie cli PiÙo. Voi po– tete spegner 1iemici; ma il N.emioo è immortale. 11 Nemico è un'idea. Voi soll,evate imprudentemente il grido selvaggio: i barbari sono alle porle delle no– stre citlèt.... Questi che voi oggi chiamate Barbari :rappresentano, sviata, guasta, sformata per colpa .vostra rn gran parte, una Idea: il salire inevitabi!.e provvi,denziaJ.e, degli uomini del Lavoro » (2). Fi~ nalmente, pochi mesi prirr_ia di morire, nell'ago– sto 1871, scnv,eva ad Aurelio Saffi: « Vorrei da un lato fate qualche cosa cli real.e per gli Opera.i: se no non abbiamo diritto cli combattere l'Internazionale; .. '. vorrei 9all'.altl'o bentare cli fa.r prendere sol-ennemente agli Operai Italiani una posizione separata dall'In~ ,ternazionale e dal resto » (3). ' Qu,esta fu l'ultima battaglia della sua vita. Un melanconico aneddoto climost!'erà,. meglio che non lunghi commenti, quale ne dovesse essere il ri– sultato, e come taluno fr.a gli stessi amici più fidi <l-elMazzini lo prevedesse ,con ben comprensibile ac-, coramento. Ràcconta G. C. Abba clie la sera stessa dei fune– rali di Giuseppe Mazzini, in Genova, un cenacolo di amici lombardi e genovesi si ,riunì presso un arancle -oculista, mazziniano clalla giovinezza, a pr~nclere un' po' cli ristoro prima che il Gonini, uno dei ooni– vitati, ritornasse a Staglieno ad imbalsamare la salma del Grande, che ivi era stato portato, tra irri.– mensa -commozione cli popolo. Parlavano i mesti amici. del glori·o_so passato, del pauroso avvenire. Agostmo Bertam, che ·era·tra essi, ascoltava. « E - narra l'Abba - qua11iclo~li parvé che ognuno a."'esse ben cle~t.ala sua, egh co,n, profonda mesti- 1.1a, c ome se s1 fo sse collo·cato a distanza nei tempi non _ anr:or.avenuti, in, questi che viviam noi, a guar– dar _mchet.r-o -con que suoi occhi, con quel suo viso tagliente,. disse che la più pericolosa delle .conse– guenz,e eh quella perdita nessuno l'avev.a intravve– duta. Mazzini vivo, non era stato possibile all'In– ternazio_nal.e metter piede in Italia, neppure con· Bakounme: morto lui, sarebbe, entrata a scinc\,ere il partii.o repubblicano, e assai presto se ne sarebbe ·seni.ila l'azione» (4). 1 • T:utt.i sanno che il Be·rtani .fu pro.f.eta: L' « Inter– nazionale», nella sua pnima forma, doveva presto ·scomparire; ma il socialismo non tardò a trionfare sul mazzinianismo-. (Continua). ALESS.\NDRO LEVI. (1) ROSSEL: Papters posthumes; S. E. I., XVII, pp. 192-193. (2) 1t Comune e l' .Assemblea; s. E. I.; XVII, pp. ,s-,1. (S) s. E. I., XVI, pp. CXI-CXII; e MAZZATINT[, Lette•·· di Giuseppe Mazzlt1i ad .Am·elio Saffl e alla famiglia c.-aufu.-d, p. s1,. (') G. c. ABBA, I funerali dL Giuseppe llfazzlnl, nella Rivista d'Ita– ,1a, giugno 1905, p. 1097. Ai prossimi numeri: Un Imperatore nell'imba– razzo d~l Dott. (:-· BossoNI; Roma: Cartagine = Germania: Inghilterra dell'Avv. O. SEAòSAao; La Storia della scienza e l'Internazionale scienti- fica del Dott. A. VEDRANI. ' ' BibliotecaGino Bianco LAPROBI1'À INrl'ELLÈTTUAL di fronté alla guerra Il nostro antico amico - molto antico e.... non ancor vecchio! - Enrico Bianami Direttore della !,i.i".ista Coeno_bi~f'T!, che si p 0 ubbh~a a Lugano, ci mvi~ com~ primizia (e della -squisita_ cortesi.a assai lo r111grnz1amo ), il clattil-oscritto cli un articolo anzi di uno studio mandato alla sua. Rassegn'a da quel v.alo.roso ps,i.coJogo destinato, a fama mon– cl\.aLe,_come lo definjsce lo stesso Bignami, che è il gmevrrno prof. Adolfo Ferrière. L'artioolo è inti– tolato « L'Europa in guerra: Come gli individua– listi giudicano il loro prossimo », ma in esso noi ravvi~am? piutto_sto_ ~n:3- vibr:8nt.e battaglia per la r1v-encl1chz1oned~1 d1r1tt1 e cle1 dove-ri cl.ella probità rntellettu:81~ fra 11 grande sovvertimento passionale delle -0-p1!110!11 ch_e la guerra scatenò nei partiti e nelle nazwm : po1,chè, nel pensiero del F-errière, il termine « individualismo >> non significa una filo– sofia od un sistema, ma unicamente lo spirito cri– tico che si ribella alle infatuazioni imitative o col– lettiv,e delle passioni cli razza, -clinazione o cli gruppo. Lo scritto del professore di Ginevra è v•eramente acuto e suggestivo, e noi saremmo tentati cli tra~ ciurlo intero pei nostri lettori, se non fosse la, ti– rannia dello spazio, che ci imporr,ebbe cli frangerlo e clisorganarlo in Lroppi laoerti. Preferiamo rias- ' sume-rne il pensiero çlominanbe, e darne testual- • mente· qualche bràno più caratteristico. L'Autore piglia Le mosse cla,Jla compassione fra– terna che i soldati frarncesi sentono per i prigionieri tedeschi, dal contrabbando cli provviste e cl.alloscam– b_io.di atti cli bontà - « così mal visti dagli uffi– ·c1ah » - eh~ .avven_gono al fronte fra o-~poste trin– cee -durante 1 riposi, per ,11otare come l'mtuito mo– rale del minuto popolo si incontri inconsapevol– ~ente coi_ concetti più elevati, sintetizzati in un . su– perbo articolo «Mon prochain l' ennemi » cli Romain Rollane!; cli quel Rollai;id ,che nel suo « J ean .Chri– stol?he >! c~ diede_ l'epope;a cli un'anima germani,ca e cli un an!ma latma che convergono, oltre il tempo e _lo .spazio, verso u!la supé~iore anima ·europea, . e 11 qual,e, emulando il TolstOJ de « La guerra e la pace» pare a,l Ferrière l'europeo che oggidì in– C:8rna_meglio di ?g_ni altro, al {li sopra cli ~gni na– zionalismo, lo <9pmto della patria comune ossia di una civiltà non soltanto « internazi,onale »,' ma « so– pranazionale». Sono infatti del' Rolland queste sen– tJenz,e, che il Ferrière s,pig'ola nel celebre volume: e< Al di sopra della misçhia >>: , . Un gran po.polo non. ha da difend,ere in guer-r.a sol– t~nto le propri,~ f.ronti,ere; ma ·benanco J.a pr-op,ri.ara– g10ne. Dev,e ~a,lvarla daJ.l.eallucinazioni, dalle ingiu– stizi•e, che il flagello s,catena. A d.ascuno il suo còm– pito: aHe armate la difesa -del-suolo; agli uomipi di pensiero quella .del pensiero della ·p.a!Jria. Se essi lo mettono al servizio delle passioni del loro popolo, potranno esse-rne utili strumenti, ma ne tradiscono, lo spirito, che non è la parte minore del patrimonio di quel popoJ.o. . Per gli spiriti passion.ati che la batta-glia inebria ... il nemico è un blocoo- che bisogna spezzare. Per noi, minoranza ohe non ,combatte, che quindi ha La libertà di tutto ved,e,re, •per noi le minoranze e,si,ston o ed abbiamo il dovere di intenderne e di riveJ.apne le s.of– ferenze morali. Troppi ~Hri ri,pe-t~no, o inventano, • ♦

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