Critica Sociale - anno XXVI - n.2 - 16-31 gennaio 1916

22 CRITICA SOCIALE NIWfZSCHELA GUEHRA II. Nietzsche antimilitarista. Se Federioo Nietzsche, appena ritornato dal cam– po, scriveva a \,Vagner che le vitt~r_i~tedesche erano segni di fuoco a tutti comprens1b1h, ben altre pa– role scriveva, qualche tempo dopo_, 111to,mo alla profonda impressio1!{), lasciata. 111 lui dallo spetta– eolo di dolori, a cui aveva ass1st1to. « L'atmosfora di questi eventi si è diffusa intorno a me come una fosca nebbia». Così <li,ceva. E forse sotto l'influenza di questa fosca nebbia furono scritti, tra il 1878 e il 1879, akuni aforismi, che ora fanno parte delle « Cose umane? . troppo umane », e che contengono, intorno al m1htar1smo e alla guerra, considerazioni, le quali si staccheranno in seguito dal pensiero nietzschciano, così come, sotto un certo aspetto, le stesse « Cose umane, troppo umane » si stacchcrann,o poi dal resto dell'opera cli Ni-etzsche. Gioverà ,citare qui alcuni d,j quei suoi aforismi: « Il nc,,·tro m1i1litarismomoderno - così scrive .egli - quale esiste ne.Jla nostna svariata. cultura è s,ocietà, è un vivo anacronismo, è il quadro di un.a barbara soci,età pe,ricol'ante, è un·•oper,a postuma del passato, l.a quale, per le ruote del presente, ,non può avere che il valore di una scarp•a per f.e,rmarl,e ii. E altrove: « Il mezzo per La vera pace. Nessun Governo con– fessa ora ohe maintiene V.esercito per soddisfa.re, al– l'ooca,sione, le sue brame conquistatrici; ma afferma che esso deve servire alla difesa. E a patrocinare la causa del Governo, viene invocata quella morale, che approva I.a l,egittima difesa. Ma questo significa: ri– servare a sè la 'ffiO•Ntlità e al vicino l'immoralità, giac– chè, se il nost.ro Stato d,eve necessariamente pensa·re ai mezzi di legitt ima difesa, bisogna immaginarsi un vi,c·in-o, vogli,oso cli aggredire -e-di conquisfare. Ma esso pure•, come il nostro Stato, ne,ga le sue voglie aggre•s– sive e afferma di dover mantenere, ali.a, sua volta, l'e– sercito per r.agioni di legittima dife,sa,. Quando, adun– que, spieghiamo perchè noi manteniamo un esercito, facciamo passare lo St.oto vi•cino per un ipocrita, per un i,nsidioso deliniquente, che av,r•eb-begran rngl,ia cl.i pi.omba1,e, senz,a lotta, addosso a una vi.ttima inno– cente e i•nabile. Così stanno ora tutti gli Stati l'uno di fronte all'altro. Essi presu,ppongono i malvagi sen– timenti dei vi,cini e la bontà dei sentiimenti proprì. Questa presupposizione è una inumanità malvagi~ e più malvagia della guerra. Anzi, in fondo essa è già la sfida alla guerra, la causa di guerr.a, giacchè, come abbiamo -detto, attribuisce .a.lvicin-0 l'immoralità e con ciò sembra provocare il sentimento e l'atto ostile». Ma allora? che cosa ha da dire. che cosa ha da consigliarci il filosofo, l'antimilitarista, cl'i fronte a tale politica e a tali sistemi immorali? « La leori,a cI,ell'esercito come mezz.o cli clife;,a deve essere respinta tanto reeisamente quanto la voglia di -conquiste. E f.ors·e verrà un gran giorno, in cui un popolo, insig,ne per guerra e per vittori,e come per la somma perfezione dell'ordine e dell'intelligenza mili– tare, un popolo avvezzo a fare per simili cose i più gravi sacrifici, esdami spontaneamente: « noi spez– ziamo la spada» e mandi in fnantumi,, fin nelle ultime fondamenta, tutto quanto il suo esercito. Farsi inermi mentre si era i più armati: ecco il mezzo per la vera pace, ohe deve fondarsi sur una p•ace dei sentimenti, BibliotecaGino Bianco meni.re I.a cosiddetta pace armata,, come si ha adesso in tutti i paesi, è la irrequietezza dei sentimenti, ohe non si fida nè di sè nè del vicino, e c•he, un .po' per odio, un po' per pa·ura, non depone le armi. Piutt,osto andme in r ,ovi.na; che odiare e temere. Doppiamente preferibile lo andar.e in rovina, che forsi odime e te– m~re. Questa dovrà essere, un dì, la massima sup,rema di ogni singola società statale». Pi ut.tosto .a.ndare in rovina che farsi odiare e te– mere. È Tolsloi che scrive così? O è l'autore dello 1/,aratustra? Abbiamo eletto sopra che questi aforismi contro il militarismo moderno sono .nati ne!Ja fosca neb– bia, che avvolse Nietzsche, quando vide tutti gli strazi, tutto· lo scempio di un campo cli battagli.a. Un critico nietzscheiano ne vuol trovare la genesi anche in un, altro fatto. 'ietzsche, che indubbiamente conosceva Tolsioi e che forse stava allora sotto la sua influenza, stava certamente sotto l'influenza cli un suo. amico e col– lega all'Università di Basilea, il celebre storico delle arti Jakob Burckhardt. Sebbene professore ordina– rio, il Nietzsche frequentava i suoi corsi sullo stu– dio della storia. Ma il Burckhardt aveva appunto fatta sua la massima cli altri, che « la potenz.a in sè è malvagia». Le lezioni dell'amico produssero profonda impressione sull'animo suo, sulla mente sua, che, già da gran tempo, si andava arrovellando intorno al problema della potenza. Già nel. suo fram– mento sullo Stato, gr,eco ripete la massima della « potenza che è sempre malvagia». Poi, neUe sue « Considerazioni inattuali» proclama: « Chi di voi vuol rinunciare alla Potenza, sapendo e conoscend.o che la Potenza è malvagia?». E aJl.ora scrisse anche quegli aforismi._ Ma questo Nietzsche antimilitarista, questo Nietz– sche, che vuole la rinuncia alla potenza, è un Nietz– sche malato, un Nietzsche che « si trova al punto più basso della. sua vitalità». Aspettiamo che si cljg.... sipi la. fosca nebbia, che lo avvolse quando era. in– fermiere. Passerà anche l'effimera influenza cli Tol– stoi e -di Burckhardt. Ritornerà la salute. E quando avrà ricuperato le sue forze, quando della sua vita– lità avrà raggiunto il punto più alto, allora Nietz– sche-Zaratustra terrà ben altro linguaggio. Quelle impressioni, quelle influenze non erano penetrate profondamente in lui, erano rimaste alla superfi– cie, erano state un'iniezion,e cutanea, che però non fece presa nel sangue. Passerà lo· stato d'animo cli quei giorni; e la natura "era cli Nietzsche prenderà il sopravvento. Allora non saranno che inni alla forza, alla volontà di potenza,, alla gue·rra. Guerra, creatrice di vita·l Da quello stesso campo di battaglia, in cui lo avvolse la fosca nebbia che gli fece rabbrividire il corpo, egli aveva riportalo altro impressioni ancora, che gli toccarono le più intime fibre, ridestando in lui i v,eri istinti. « Se, durante la pace, rimarrà in noi qualcosa di questa selvaggia guerra - seri-ve egli a un amieo - sarà lo spirito eroico e ad un tempo assennato, che io, oon mia sorpresa, q_uasi una bella inattesa scoperta, trovai nel n-0stro esercito, fresco e forte i,n aintica sa– lute germanice.. Su di esso si -può edificare! Possiamo di nuovo sperare. La nostra missione tedesca non è finita. lo sono più coraggioso che mai .... C'è ,ancora valore, e precisamente valore tedesco .,;_ E la sua sorella e biografa narra, ripetendo le sue parole: « Durante una passeggiaw., in una sera dell'autunno 1885, la singolare tinta giallo-rossiocia del cielo con

RkJQdWJsaXNoZXIy