Critica Sociale - Anno XXIV - n.20 -16-31 ottobre 1914

CIHTlCA soctALÉ 315 E fummo noi che, avendo letto nell'Avanti! del 7 corr. il troppo. rapido sunto di una conferenza del Mondolfo, nella quale egli aveva, con la con– sueta bravura intellettuale e morale, riaffermati i fondamenti socialisti del nostro neutralismo, ma sfrondate insieme le illusioni lusinghiere onde si ama ammorbidirlo da molti ; ci incuriosimmo sopratutto di quell'ultima parte del discorso - nel giornale più accennata cbe svolta - nella quale alla tesi• neutralistica egli apponeva, in ipotesi, talune riserve; e pregammo l'amico oratore di ricostruirla e svilupparla in iscritto pei nostri lettori. Dell'aver condisceso gli rendiamo qui pub– bliche grazie. L'affermazione dottrinale di Claudio Treves, la _protesta sdegnosa di Zibordi, le acute e caute pre– visioni di Merloni, la magistrale critica politico– economica del Cabiati e l'amara evocazione sto– rica di Marco Ramperti, congiurano con questa " chiusa di discorso ,., del J\fondolfo, con la quale hanno assonanze profonde, al fine che ci siamo proposti: che non è di fornire ai socialisti, a pro– posito della guerra .presente, una formol~ semplice e miracolosa per adagiarvi la pigrizia mentale, ma di cooperare a dar loro viva e piena coscienza del nostro e loro neutralismo, delle sue ragioni ideali, del.la sua relatività, quindi de'suoi limiti - quanto dire a dar loro il modo di propugnarlo, di difen– derlo e di metterlo in valore sul terreno concreto dei. fatti, sia dell'oggi, sia del domani. La C. S. Per quanto si vogliano porr-e in rilievo• gli asp-etli id-eali ,e sentimentali di questa atrooe guerra, non c'è du1bbio pertanto c>he ess.a- appare, ad un esame .meno super-ficiale, come il risultato degli antagoni– smi fr.a J.e borg·hesi•e di nazioni di,v,erse. Siffatta g,enesi cl-ella guerra indi,ca per se stessa chiaramente ,al ·proh~tariato quale <lovrebl>e ess-ere la sua via. Ottimamente Enrico Leone, in un' artioolo pubb.licato sull'Avanti!, poneva in chi.aro qu.esto punto .fondamentale: che l'antitesi d'in,ter,essi fra nazi-one e nazione riguarda e divide soltanto le classi diri– g-enti, ma non il proletariato; che quelle tendono pertanto• al nazionalismo e hanno la guerra ·per stru– mento di offosa ,e di difesa r-eciproca; questo tende inrnoe p-er sua natur;:i all'i,nternazionalismo e trov,a nella soli<larietà la guarentigia dei suoi inter-essi. È questa. una ragione suffici-ente per determinare una inNincibi-1-eavversione del proletari.alo alla guerra; e tale ragione è rafforzata, non soltanto dal sentim{}nlo di umanità, che suscita ri.bi, ezzo p-er tutti gli orrori cl-ella guerra, e dall'.attacca-tnento allu vita che si ha ragione di voler difendere da sacrifi,ci infecondi per la causa a cui si è vo,tata la p•ropria attività, ma an– che da altri fortissimi moti-vi. La guerra tra nazione e nazione vi-ene a orear:e, nel– l'àmbi,to di ci·ascum1 di esse, una fus·ione - almeno lemp.oranea - dei diversi elementi sociali che la corn,pongorno·; impone, se tutte le classi pa:rteci.pano alla guerra, una èo.lla,borazione di classi; altutisoe la lotta c>he il pro,letariato combatte, in tern,pi normati, ·contro J.e classi dirigenti, per la sua difesa e per le sue conquiste. È perciò antitetica agli interessi de.I proletariato e ai fini del socialismo. Non basta. Ogni borghesia· nazionale, che entra in guerro con la borghesia di altri paesi, affronta i dan,ni che la guerra reca con sè i,nevitabi.lmente, perchè ha la s·peranza che l'esito vittorioso le darà un predo– minio a cui aspira o la salverà da un predominio stra– niero da cui era gravala o minacciata. Il proletaria,to .IJon.ha una simile prospettiva: qualunque sia l'esito della guerra per la nazione a cui -esso appartiene, il vantaggio non sarà mai tale da compensarlo dei danni ohe avrà sofferto. La villoria potrà forse aprire nuovi mercati all'industria, nuovi terreni alla colonizzazione; potrà aocrewere quindi la richiesta della mano d'o– pera, diminuendo la disoccupazione ed elevando il livello dei salar7; ma - anche lasciando molte consi– derazioni che si potrebbero fme a lai riguardo - c'è, di fronte a questo vantaggio, l'occresciuta potenza della borghesia, contro cui il proletariato do-vrà ri– pr-end-ere la sua lotta all'indomani della guerra; e c'è il rafforzarsi del militarismo, inevitabile conseguenza di ogni guerra, e più specialmente delle guerre vit– toriose: due condizioni che indeboliscono no-Levo,1- mentc J',effì-ci-enza delle forze prolelarie·nellc lotte per la sua emancipazione. Sembr-a però c>he tutte queste ragi,oni non aibbiano avuto efficacia sul proletariato cl-elle nazio,ni che oggi pnrteci.pano al connitto. Quolche opposizion,e alla guerra c'è stnt.n fra i socialisti e i lavoratori dell::i Tl.ussi::te -- nel principio - anche dell'J.nghillerra. Ma nella Germani::i, nel Belgio,, n-clla Francia e ne!J.e regioni ted-esohe ,e magi,are dell'A!uslria-Ungheri::i, è stata quasi unan,ime l'ad-esione dei socialisli e d,el pro– letariato alla guerra, tanto che si potè proclamare la bancarotta dell'internazionalismo. li momento è trop– p-o grave, p·erchè noi ci sentifc1mo, dal tranquillo re– cesso della nostra neutralità, di poter lanciare una facile oondanna sui nostri compagni, anche cli Ger– ·mani.a, travolti nel vortice della guerra; però il fallo è certo d-eg,no di meditazione. E·d ,è questo folto che viene ogni. giorno posto in– nanzi a no.i socialisti italiani, come ammonimento o come rampogna. E gli uni ci dicono: Vedete, voi senza patria, che, nel paese stesso dove ebbe la culla, il sociafosmo non ins·egn,a .a rinnegare la patria, ma in dif.esa di questa e della civiltà nazionale pone i vo– stri compagni al seguilo d-el Kaiscl' e ciel milit::iri-smo prussiano! E gli altri (,e possono anche esse-re gli stessi che tennero il pr-ecedente discorso) gli altri ci dicono: P.er l'i·nteresse della civiltà uman::i, per la difesa della causa e delle istituzioni democratiche, per impedire ohe il trionfo ciel militarismo prussiano inc::itenasse per decenni e d,eoenni la libertà dei po– poli e convertisse l'Europa in un::i c::isel'mia, i socia– listi della F.ranci.a, del Belgio, dell'Inghilterra han,no d::ito solidarietà e collaiborazione ai Governi e alle e-lassi dirigenti del loro paese. Per di.fendere le vostre speranze di più lieto avv-eniJ'e, dovete voi pure con– tri,buire a diJendere la civiltà presente dalla minaccia delle forze reazionarie. Proprio iersera noi udimmo qui a Milano .I.a voce di un uomo illustre e venerando, Carlo Richet, ri·pe– tere c◊1n oommozi-one che la causa che gli alleati oggi difendono è la causa della civiltà, dell'ideale, del di– ritto; ohe la loro vittoria sarà villoria della demo– crazia. A ohi pari-a per esaltare l'erois,mo del proprio paese noi non dobbiamo misurar-e pedantescamente il valore delle parole; ma non p-ossiamo taoere che, per dare aspetto di più indiscutibile verità alla sua tesi, i-I Riohet ha dovuto trattenersi, in questa parte della sua o01nferenza, dal nominare la Russia fra gli Stai: ohe oggi combattono contro la Germania e l'Austria. Ma u parte questo, a parte il fallo che sotto l'ap– parenza di una causa puramente ideale slanno mo– ti,vi ben diversi ohe, prima assai della guerra, avevano determinalo l'antagonismo dell'Inghilterra e della

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