Critica Sociale - Anno XXIV - n.16 - 16-31 agosto 1914

CHITICA SOCIALF. 253 F'RA LIBRI E RIVISTE Cooperattvism,o neutrale e coope,•ativismo socialista. Gli avv-ersari di ogni forma di Coòperativ·e J.e de– l)unciano come istituzioni del P,artito socialista;_ i cooperatori borghesi le vogliono tutte neutrali; d'al– tra parte, La -classe J.avoratrice si domanda se J.e Coo– perative politicamente neutrali J.e convengano. r-11 prezioso contributo all'esame di questi pro bi-emi ,ien porl,ato dal vo!iumetto di E. VANDERVELDE, testè edito da Di•elz, Stocoarda: « Neutrale und sozia– listische Genossenscha/Lbewegung » (55° volume de·lla Biblioteca Nazionale, M. 1,50). D_opo un sunto sto,rico in'Le:ressante dei r,apporti fra socialismo e movimento coopera-Livo, Vanderv-eld,e si domanda come si presentino or.a questi Ntpporti. Racconta come venne fondato il Vooruit, la Coope_– rativa operaia di Gand, che nei caratteri• esterni non si diversi,fica no·te,volmente daUe· altl'e a sistema Roch– d1aliano, ma è costituita esclusivamente da membri del Partito social'ista e· dedica una gran parte dei. risparmi conseguiti a scopi sociali, istruzioni, sus– sidi· a scioperi, aiuti al Partito per la propaganda e le lotte elettorali. La Cooperativa è per .gli operai una _.potente ausiliatrioe neUe loro lotte politid1-e ed ec0nomiche. Il Voorllit si sviluppò rapidamente e bene, tanto da servire di modello alle altre Coope– rntiv-e in tutto il Belgio. Anche nelle Cooperative inglesi si fanno sentire forti tendenze ad abbandonare la neutralità fin qui osservata. In Francia si è v•erificata fin dal 1912 l'unione de!J.e Coop,erativ-e socialiste e neutrali, però quasi del tutto a danno delle socialiste. In Germania si sono delineate due forti tendenze, rappresentate dalla v-ecohia Federazione g-enerale (A 1/gemeiner Verba11d) e d,alla Federazione centrale de!J,e Coope– rative tedesche di consumo (Ze11tralverband deutscher · Ko11sumvereine). Ambedue le Federazioni si dichi.a– rano ,politicamente neutrali. Ma nella prima domi– nano gli ,elementi piocolo-borghesi più avversi alla democrazia sociale. Alla s-econda appartengono in prevaJ.enza -Cooperativ-e di consumo dire-tte .non di rado da socialisti. Il rapido• sviluppo del movimento coperativo germanico e la discussione, fattasi al Con– gresso socialista internazionale ind>ussero i socialisti germanici a prendere una posizione di massima e al Congress'O di Magd-eburgo -essi riconobbero -esplici– tamente che J.e Cooperative di consumo possono ·es– sere mezzo efficace nella lotta di classe. Come le Coo– perative germaniche, anche q·uelle austriache e sviz– zere sono politi,camente neutrali, però il conoe-lto di neutralità varia no-tevolmente. l,'.esernpio belga re– stò un'ecoezione, pure -esercitando un grande innusso sull'atteggiamento dei socialisti di tutti i paesi rispet– to al movimento cooperativo. Quali dovranno essere i rnpporti avvenire fra so– cialismo e coop-erativismo? Le Cooperative di ·pro– duzione non potranno ch,e continuare ad· avere im– portanza secondaria. Ora però i socialisti son d'ac– cordo nel ritenere che invece le Cooperative_· di con– sumo olTrono alla classe operaia importanti vanlaggi. Il eon0itto fra neutralisti e socialisti è ridotto a questo: se l·e Cooperative debbano essere politica– mente nc.utr::ili oppur,e socialisLe. Sulla misura d-ella neutralità vi sono ancora grandi divergenze fra i cooperatori socialisti. I Belgi, decisi avversari della neutralità, sostengono tuttavia che le Cooperative de– vono mantenere una completa ,autonomia. Gli Au– striaci invece tendono a stabilire rapporti sempre più stretti fra i due movimenti. I Tedeschi si dichia– rano per la neutralità, però il loro neutralismo di– versifica radicalmente daJ separatismo, che è rnp,pre– sentato dalla maggioranza della sezione franoefe. Astraendo dalk diver$ità nazionali, si delineano iblibtecaGino Bianco due conoezioni fondamentnli diametralmente oppo: ste, dei neutralisti borghesi, come I-Ians Moller e Charles Gid,e, e dei cooperatori socialisti. I primi vedono nell'organizzazione dei consumatori il mezzo p·er la soluzione d-ella questione sociale; la Coop-era- . zione sarebbe chiamata a rego.Jare su nuov,e basi la produzione e lo scambio delle merci. Essi si rhwl– gono pertanto a tutti i consumatori senza distinzione di fed,e, di conc-ezioni ,e cti classi. Di contro i coope– ratori socialisl! vedono nel movimento oòoperativo soltanto uno dei mezzi per la liberazione del prole– tariato. Per-ciò essi tendono ad annodare rapporti sempre pi1ì stretti fra il movimento cooperativo e le altre forme del movimento operaio, tutte accomu– nandole nelle aspirazioni verso lo scopo comune: la espropriazione politica ed economica della borghesia. Vand·ervelde sotiopone ad un esame r.hiaro ed illu– slr.ativo le due concezioni e la loro intima giustifica– zione. Dopo il lavoro di un secolo la partecipazione delle Cooperalive inglesi allo scambio complessivo di meroi d,el loro· paese ha 11aggiunto appena la tr-e– c;entesima parte. Se, le Coo,p-erative si sviluppassero anche più raoidamente,, ancor più rapidamente· si svi– lupperebbe il capitalismo. In quale misura la Coope– razione può raggruppare i consumatori? Teoricamente ,si può pensal'e che tutti· si inducano a servirsi -esclu– sivamente, dalle Cooperaliv,e. M,a, in realtà, come Io stesso Gide ammette, J.e Cooperative non saranno mai in grado di acca,parrarsi tutta ~a produzione. Basti accennare a tutta l'industria di e·sportnzione. Anche il commercio di esportazione .d·iffìcilmente potre'hb-e essere organizza>to d'alle Cooperative·, se esse vo– gliono mantenersi fed-eli al principio fondamentale di non ricavare alcun profitto commerciale. I mem– bri delle Cooperative si reclutano quasi esclusiva– mente fra i l_avoratori e gli impiegati. È naturnle che s,i iscriv·ano alle Coop-eralive soltanto coloro il cui inter,esse di consumatore sovrasti all"in.teresse contra– stante di produttor-e, cioè in prima )in-e.a i salariati, che tendono ora ad elevare la forza d'acquisto del loro salario e in· seguito a socializzare la produz.ione. Non il pi-ocolo borghese, che come consumatore vor– reboe si lo sviluppo del movimento cooperativo, mn come produttore si seni.e minacciato dalla produ– zion-e cooperativa. Anche fra i contadini, che vorreb– bero vendere al prezzo più alto possi,bile ·le loro merci, dominano interessi opposti a quelli dei con– sumatori organizzati. Alle· organizzazioni· d-ei consu– matori ess1 non sentono il bisogno di aderire, anche pcrchè di regola producono essi stessi là maggior parte dei viv-eri a loro necessarì. Gli interessi dei produttori· borghesi, grandi e medi, vengono poco lesi dalle Cooperative di consumo; come consuma– tori essi potreboero ad,erire alle Cooperative di con– sumo, ma queste non sono in grado di soddisf.are ai loro bisogni. Ne viene la conclusione ohe l'organizzazione coo– perativa, la quale nelle sue origini e nelle sue concli– zio-ni attuali ,è organizzazione operaia, tale resterà un-che nell'avvenire,· poi -che soltanto la classe operai::i e le classi sociali più o meno in essa assimik1te tro– vano in essa il loro tornaconlo. Ne vier.e anche che la Cooperazione non •p•uòessere il mezzo di trasfor– mazione dell'altuale ordinamento borghese e che, es– sendo il mov.imento cooperativo un movimento ope– raio, dovrà, se la classe operaia è· socialista, avere carattere socialista. Quando si voglia conservare la neutralitù, quesl'a resta una mera finzione. Che le Cooperative deb-bano o no venir aggregale al Partilo, si riduoe a mero probl-ema cli tattica. Ma il neutralismo de!J.e Cooperative presenta anche pericoli pratici. Se anche le Cooperative rinunciano al profitto commerciale, tuttavia esse impiegano sa– lariati e non cessano di essere imprese borghesi. NeHe Cooperative in cui manchi lo spirito socialista,

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