Critica Sociale - Anno XXIV - n.16 - 16-31 agosto 1914

250 CRITICA SOCIALE PER UNMINIMO DIESISTENZA La linea di povertà pel 1914. - La scienza economica e il minimo di salario. - Per i lavoratori occasionali. Quandu i 11uslri conservatol'i, per spiegare gli ul– timi moti, ne attribuiscono la causa all'allargamento de-I suffragio a una massa di analfabeti, p-eccano, per !o meno, di miopia, in quanto non vedono o non vogliono vedere lo stato di disagio cronico in cui vive tanta .parte d-ella popolazione lavoratrice in un pa,ese ,povero e in crisi, come, l'Italia. Essi, che così spesso e volontieri attingono esempi di sano costituzionalismo, di educazione delle folle, di rispetto delle libertà all'Inghilte-rra, non. dovreb– bero dimenticar-e di osservare quanta sia la preoccu– pazione di una parte delle classi dirigenti per il p,ermanente stato di disagio cli una fortissima parte d,ella classe operaia nel paese forse più ricco del mondo, e di trarre ammaestramento dal modo col c411a!e, viene, colà posto il problema del depaup,era– mento della vitalità mentale e fisica, che è il vivo capitale della nazione. Nel paese in cui sorse la dottrina manchesleriana d-el laissez /aire, e dove fu ap,plkata più ruvidamente, va penetrando e atteccihisce il principio opposto d-el– l'inte-rv-ento dello Stato per assicurare. a Lutti i citta– dini un minimo di meni per l'esistenza. Chiozza-Money, in. un aureo volumetto, denso di fatti, della Nation's Library, intitolato « Durerà la ricchezza della Nazione?» (Collin, • Londra 1914, L. 1,25) così ha stabilito la linea e/ella povertà, cioè quel minimo di cui la famiglia più modesta d-eve go– der-e, dati i mezzi scientifici della produzione della ricche,zza che sono ora liberamente a disposizione di una comunità civile, incorporati in invenzioni e scoperte· di proprietà comune e per la più parte non brevettate. Linea di povm·tà nel 1914 per una famiglia composta di due adulti e t1·e bambini. Settimanalmente : Àffìtto . . . . . . Alimenti . . . . . Abiti, comprese le scarpe Riscaldamento . . . . . . . . . . . . . Illuminazione, mobili, arnesi di cucina, sapone, soda, ecc. . . . . . . . . . . . . . . " 4,35 Divertimenti, compresa la vacanza domenicale ,, 1,85 Omnibus e tramvie . . . . . . . . . . . " 1,25 Bevande, tabacco, giornali, libri, e spiccioli in . L. 9,45 ,, 25,– ,, 6,25 ,, 3,75 tasca. . . . . . . .. . . . . . . . . ,, 2,50 Quote all'organizzazione, alla Società di M.S.,ecc. ,, 1,85 L. 56,25 Sono dunque• non meno di L. 56,25 la settimana, cioè L. 2925, che oocorrono ali-a famiglia. Ma un ope– raio medio non ,può guadagnare tutte le 52 settimane dell'anno, e s-e calcoliamo che perda quattro setti– mane per malattia, infortunii, f.este, ecc., si vede come per J.'ealizzare in un anno L. 2925 occorre che il suo salario settimanale, quando lavora, sia di L. 60. « È dubbio se in Inghilterra - nota il Chiozza– Money - vi siano 750.000 operai adulti che guada– gnano 60 lire la settimana, ed è quindi evidente, che, per quanto modesto sia il tenore di vita che ab– biamo determinato come una linea rli povertà, la gran massa della popolazione del Regno Unito rimane ad essa di sotto ,, (p. 93). E ·questo accade - osserva altresi - per la cattiva distribuzione della ricchezza (la metà a un dipresso dell'intero reddito nazionale è goduto da circa il 12 % della popolazione, e più di un terzo da circa il 3 %), per la scarsa e insufficiente produzione in rap,porto coi potenti mezzi di produzione che oggi si possiedono, per la pessima organizzazione commer– ciale e ind 1 ustriale, per cui, ad esempio, si può ca!- BiblioteèaGino Bianco colar,e che, in una sola generazione, almeno 150 mi– liardi di lir-e di risparmi siano stati frustrati d,a Società per azioni e da ditte private con frodi legali o iJ.le– gali, con coalizioni disoneste, con ogni specie di ca– villi c'he troppo sp,esso vulnerano le operazioni com– merciali nonostante i ripetuti tentativi fatti dal Par– lamento per proteggere il pubblico. Qual'è la conseguenza di questa pletora di ricchezza superflua in poche mani e di questo 'inutile sciupio cl.a una pa,rte, e della sotto-produzione, del sotto--con– sumo e d-ella sotto-nutrizione di uJrn enorme maggio– ranza dall'altra? Questa: che la parte più numerosa della popola– zione, pur senza morir.e, non produce quanto po– trebbe se sufficientemente nutrita, si deteriora in sè e nei suoi discendenti e quindi riduce I.a efficienza delJ.a nazione, cioè la forza potenziale produttrice della ricchezza nazionale, e corrispondentemente au– menta il numero di coloro che gravano sul bilancio della nazione. Imperocchè oggi alla massima e1he i.J superfluo si deve dare ai poveri, abbandonati al buon cuore individuale, si è andato sostituendo un umanitarismo ohe carica a!J.a collettività il p·eso della parte meno produttiva o non affatto produttiva della popolazione. Si ha dunque per il bilancio sociale un lucro cessante e un danno emergente. Ora, per il singolo industriale o commerciante o imprenditore in genere, che assume la merce-lavoro sana e valida e la getta su.I lastrico quando non produce più quel tanto che esso se ne riprometto, il principio della libertà ,economica è ancora assoluto, ma il guaio si è che J,e conseguenze di questa libertà finisce col pa– garle la collettività stessa. Il problema q,uindi dal terreno etico dell'umanita– rismo si trasporta sopra un terreno puramente eco– nomico, e si pone così: il denaro speso dalla collet– tività per mantenere l'efficienza della popolazione po– vera, è denaro speso proficuamente. . - D'onde consegue che è dovere di uno Stato civile assicurare a tutti i cittadini un certo minimo di con– dizioni in ogni ramo dell'esistenza, sotto il quale non deve consentire che alcuno possa cadere. E cioè un minimo di condizioni nella fabbrica, un minimo di riposo, un minimo di éçmdizioni dell'abi– tazione, un minimo di educazione, di cure mediche, di alimenti e di abiti. Vi sono obiezioni di principio che la scienza eco– nomica possa opporre? Lasciamo la risposta a un .economista dell'Univer– sità di Oxford, c;he va ora per la maggiore in Inghil– terra, A. C. Pigou, attingendo a una sua conferenza sul problema dell'abitazione (Lectures on housing by SllllBOHMRowNTRilEand A. C. PIGou - Manche– ster 1914): « Per il fatto che le buone condizioni di 'vita au– mentano indubbiamente l'efficienza industriale di co– loro che di esse godono, l'assistenza dello Stato - semprechè sia fornita in modo da evitare che i lavo– ratori siano indotti all'ozio - può, io penso, essere data in notevole- misura prima che si verifichino ma– lefiche conseguenze. Questa proposizione sembrami giustificare i contri,buti dello Stato per l'istruzione. J'assioorazione, l'abitazione, gli alimenti e gli abiti egualmente. Nessuna decisiva obiezione di principio può farsi ad alcuna di queste cose>> (pag. 6;!). *** Il princi,pio del minimo di salario si allarga cosi al minimo dei mezzi dell'esistenza nei suoi varii aspetti, che, assicurato a tutti i lavoratori, « aumen– terebbe gradualmente il dividendo nazionale, in· con– seguenza del maggior potere produttivo dovuto al– l'accresciuta efficienza fisica, e cosi la porzione del dividendo, in ogni grado come in ogni industria, aumente•rebbe parallelamente» (1) (pag. 90). _Ma il principio comporta ulteriori applicazioni. E evidente che il salarfo minimo viene frustrato nella sua efficacia .q·uando intervenga la disoccupa- (!) Soclallsm and nationai minimum, b:r SIDllEY~WEBB, mlH B. L. HuTcm11s and The Fablan 8-0t:iety, nella Serle eoctalleta fablana, che auguriamo veder pubbllcata nella " Collana Soolall■ta • della Libreria editrice " Avanti I •·

RkJQdWJsaXNoZXIy