Critica Sociale - Anno XXIV - n.10 - 16-31 maggio 1914

146 CRITICA SOCIAJ.,E cazione per l'imprevisto della storia o per la giornata storica? Ecco quello che nessuno ad Ancona ha detto e, nessuno avendo ciò detto, resta inteso il fatto -Op– posto, cioè che l'azione di miglioramento e di eman– cipazione del proletariato, nel campo dell'organiz– zazione economica, permane essenzialmente rifor– mista, come è cli sua natura propria, ineluttabil– mente. Tant'è: i « rivoluzionari» di Ancona, che si trasportarono a Mantova per « rivoluzionare » la Confederazione, sembrarono- gente. che non· ha pia,t– taforma, che non sa quello che vuole, po-ichè Le dif– ferenze di tono, di enfasi, di letteratura, ecc., va– niscono appena si tenti di formularle in un'assem– blea di -0perai organizzati. Una volta che Ancona era stata esplicitamente antisindacalista ( e fu su– perba la compattezza del Congresso socialista circa la questione dei ferrovieri nel fissare, con l'approva– zione dell'operato del Gruppo parlamentare, i capi– saldi antisindacalisti, che il socialismo è di tutto il proletariato; e non di alcuna categoria in particolare, che il.socialismo esige l'armonia delle rivendicazioni di ciascuna categoria con le rivendicazioni di tutto il proLeiariato, che il socialismo, davanti a qua.Jì.mque Sindacato, non abdica alle· proprie forme di azion'e, tra esse compresa, la parlamentare), i « riv,oluzio– nari » di Ancona• avrebbero dovuto definire· l'inde– finibile, •ossia che cosa si.a l'azione rivoluzionaria <;leUeprganizzazioni .economiche una volta che non s•ia il sindacalismo rivoluzionario e non sia e· n-0n voglia essere un duplicato. perturbatore dell'azione stessa politica del Partitç> so:cialista ... eh~ cos~ sia tale ,azione se non è (oh! diavolo!) un riformismo (e questo <lovrebbe essere superfluo a soggiungersi) a jinalità rivoluzionaria; un riformismo che sa e vuole il fine s110•, l'abolizione della proprietà privata, l'abolizione d•ello Stato di classe, ecc., ecc.!. .. I « rivoluzionari » di Ancona non· riuscirono a de– finirsi à Mantova perché mancava loro la materi;:i., e in ciò sta, l'arra sicura che Ancona· e Mantova non si conlraddicO'Ilo, non si escludono, che non c'è ·il divorzio prospettato con terrore· tra il Partito so.cia– lista e la Confed 1 e-razione•del Lavoro. Neppure nelle ques.tioni tecniche dell'organizzazio– ne i « rivoluzionari » misero avanti vedute che con– trastassero alla teorica «riformista» deH'organizz·a– zione a base di grandi masse, federative, impegnate con quote relativamente alte, evoluzionanli in larghi movimenti di insieme, a segno dell'unità consapevole e consaputa della classe proletaria,, che è poi la idea· fondamentale, motrice del socialismo ... E così egli è da credere che i confederati di Mantova ad enorme maggioranza avrebbero a loro volta votato come votò ad unanimità il Congresso socialista, nella questione generale dell'irìdirizzo pp– litico,, di opposizione risoluta, intransigente, anti– governativa, antilibica, antimilitarista ed· antifiscale. Il discorso di Felice Quaglino sopra la disoccupa– zione, al Congress.o deUa Confeder.azione, non è stato infatti il più impetuoso, il più implacabile che sia stato pronunziato in questi ultimi tempi dai socialisti contro la politica distruggitrice della guerra, del mi– litarismo, della fiscalità, recando esso in voci auten– ticamente rivoluzionarie l'eco tragica dei dolori che tal politica ha disseminato tra il proletariato? Sol– tanto i con.federati di Mantova sairebbero certo· stati meno, rigor-0si nell'illazione tattica dalla intransigen– za politica assoluta allà assoluta intransigenzà am– ministrativa. Il maggior senso realistico· dell'orga– nizza.zione economica avrebbe forse avvertito quanto in tale coerenza esteriormente impeccabile si nascon– desse di soverchiamente astratto, idealistico, e però, di non ten,ibile. Più segni dolorosi accennano infatti alla pe•rdit.a dolorosissima di forze nostre organizzate- nel Mezzo– giorno - dove sono già così scarse, e dove le condi- BibliotecaGino Bianco zioni precapitalistiche sembrano appieno giustificare una tattica presocialista. Dicemmo altra volta che per noi le due Relazioni del Ratti e del Lucci, non che essere contraddittorie fra loro., si completavano; che noi le avremmo approvate entrambè; quella del Ratti dove c'è il proletç1riato da valorizzare, quella del Luc– ci dove c'è da•pre·parare le condizioni di formazione del· proletariato•. Nino i\:Iazzoni, che ad Ancona pa– trocinava l'apertura di qualche pertugio breve nella muda n on d'a nteS'ca della intransigenza elettorale am– ministra· ti.va ,e che, con accorgimento tr.oppo inquieto cli organizzatore, deprecava la pr.oposta del Modi– gliani di consentire alle Sezioni di completare le pro– prie liste elettorali negli elenchi degli organizzati nelle Leghe asserendo che tale proposta offendevà la laicità delle organizzazioni, offrendo armi a coloro che già le combattono dipingendole come troppo asservite al Partito- socialista, Nino Mazzoni aveva allora presentè quello che a noi apprese un recente giro .di· propaganda nel Bolognese, e cioè che, es– sendo le Leghe il proletariato, e le Sezi,oni in cam– pagna essendo dei semplici Comitati, ove non si· con·senba a' questi• Comitati• di ·completarsi, neUe Le– ghe,· avrebbero deciso di sciogliersi per non riescìre di impedimento alle Leghe di fare le elezioni i< so– ·cialiste » senza ... Partito socialista? ... E quello che si s·egnala in Emilia ci viene segnalatò dal Mila– nese, da-J Varesotto, ()CC., dappoichè necessità non vuole legge e la· natura compressa ... ci farà rimpian– g.ere quel1a piccola autonomia elettorale che il Con– gresso non v-oUe rieonoscere alle Sezioni, neppure sotto le più severe cautele. . Con le quali riflessioni eretiche non siamo qui per disconoscere anche le eccellenti ragioni che ispira– vano il Ratti, relatore della tattica più rigida! Egli faeeva ossE\rvare giustamente che la nuova parteci– pazione alle lotte politiche ed .amministrative di mi– lioni di elettori nubvi, in gran parte analfabeti, inetti perciò a cogliere la VE\ritàdelle sottili distinzioni po– litiche, obbligava il Partito ad ad,ottare una sola tat– tica, la più semplice ed uniforme, repugnando a quelle gi,ov:ani anime il- concepire l'all,eanz.a nel Co– mune con· quegli uomini e quei partiti cui davano l'ostracismo in Parlamento. Nulla può e,ssere più complementare di questi due fatti ... contràddittod; ma è pure una realtà che il periodo speciale che at– traversiamo non è il più propizio a farne PE\rsuas·e le masse. E anche questa ragione dell'intransigenza è meravig!i:osamente riformista perchè ·transitoria, contingente; perchè si richiama a circostanze, non trascendentali, ma di fatto, e di fatto di grandissim-0 rilievo rea,le: I congressisti di Manto•va questa ra– gione l'avrebbero pure intesa, <lacchè hanno. -mo– strato così squisit0 il senso di chisse. così. profonda la volontà del socialismo,· da sembrare a loro su– perflua e pericolosa una dichiarazione di particolare atta:ccamento al Partito socialista, di cui la grande maggio,ranza dei rappresentanti teneva a Manbova la ·tessera in saccoccia. Comunqùe, non è -Orache si possa prevedere quali saranno· per essere le conseguenze della tattica v,o– luta dal Congresso per le elezioni amministrative. Certo, il Partito giuoca a cuor leggero grosso giuoco. Lo slancio., la fede, l'entusiasmo l'assistono e, con queste cose, possono• superarsi grandi diffico-ltà, anzi compiersi veri miracoli. Molti erano perplessi sulla convenienza• per il Partito di ad.ire alla conquista dei Comuni. Cotale perplessità sarà rimossa dall'auda– cia del Partito che a quella conquista si dispone - da solo e dappertutto. E un'altra cosa è da avvertire, che non fu ancora avvertita. Impegnandosi il Partito con tutti i suoi uomini e con tutte le sue forze nell'amministrazione che è, essenzia\mente, positiva, realistica, non è egli a temere quel pericolo che sogliono far balenare

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