Critica Sociale - Anno XXIV - n. 8 - 16-30 aprile 1914

l CtUTlCA SOClALE 121 idealistica condannava lo statu quo in quanto, pur avendo avuto la sua ragion d'essere in con– fronto d'un passato anche meno razionale, con– trastava però con ideali di maggior giustizia ram– pollanti dallo stesso suo seno. Laddove la prima concezione pretendeva dalla realtà di fatto arguire al suo docei· essere,la seconda concezione dal dover • essere arguiva che la realtà di fatto non era tutto ciò che poteva essere. In Italia ed in Francia avveniva il contrario. Da noi le condizioni diverse, specie in riguardo ai rapporti storici fra Chiesa e Stato e fra Religione è Cultura, fecero si che il positivismo si presen– tasse come quella filosofia che, dissolvendo le cre– denze e le istituzioni avverse a nuovi ordini di cose, compieva la stessa funzione che ora in In– ghilterra sta compiendo l'idealismo, funzione di critica dissolvitrice di realtà donde la vita è esu– lata e che fanno da peso morto. Senonchè questa ft1nzi0ne sua esso non poteva più compiere a mano a mano che si presentavano problemi di organizza.zione.e di costruzdone, che impl~cano, pelj essere risolti praticamente, la possibilità che in- . tere masse operino, non spasmodicamente, ma di ·èontinuo, come mosse da una stessa idea; la filo– sofia che fa appello all'edonismo individuale o di classe 'non· si presta a creare quell'entusiasmo s'obrio e disciplinato che si esige· in imprese col– lettive nelle quali ognuno ha una funzione ·di– ·versa dagli altri e devfl operare ispirandosi alla idea d'un unico tutto. E' opinione personale di chi scrive, che l'inflac– cidirsi del movimento socialista in Italia fino a ieri e la sua sterilità legislativa dipenda non per poco dall'assenza d'una ispirazione non ego-cen– trica ma etero-centrica, d'una ispirazione che fa centro non all'io, ma a un tutto donde· l'io trae la sua· stessa dignità. Esso parve scindersi e agi– tarsi invano ·entro e contro se stesso; parve aver perdut-a ogni visione ideale. Che avvenne? Nel frattempo si facevan sentire anche da noi mille correnti culturali straniere e sopratutto la critica filosofica idealista: questa, · fra altrff cose; col di , struggere il feticcio di certe ra.zze come fatal– mente superiori, distruggeva pure il senso di de pressione che si era sprigionato dall'idea della decadenza latina; la psicologia collettiva richia– mava Patiìenzione sulla-organicità dei fatti sociali _e stritolava ogni forma d'atomismo; in un mo– mento in cui il socialismo pareva finito e le sue basi filosofiche .sembravano scosse, la mente dei più El specie dei giovani, che più o meno consa– putamente cerca una sintesi e un punto di riferi– mento per orientarsi nella complessa matass'a del· reale, trovava nell'idealismo storico la sua nuova filosofia e nel concetto della nazione un'antitesi sia all'atomismo individualistico, sia a quello di classe. In Inghilterra si approdava all'idealismo democratico per esaurimento dell'imperialismo a base naturalistica; da noi si ·approdava all'impe– rialismo a base ideologica idealistica per esauri– mento e inadequatezza interna del movimento democratico e socialistico a base positi"l"istica. In Inghilterra la reazione contro l'imperialismo dà al nuovo idealismo carattere etico e democratico; in Italia la crisi, sia pur momentanea, dell'ideo– logia socialistica, congiunta ad altre cause storiche e all'influenza del Nietzchianismo, del naziona– lismo francese d ·origine comtiana e ad altre an– cora., concorre, per reazione, a dare al nuovo idealismo un carattere brutalmente anti-etico, che ne fa la filosofia del successo e del fatto comunque compiuto. E' dunque, in un certo senso, puramente acci– dentalé, che da •noi, nell'ora che volge, l'idealismo 11oteca Gino Bianco sia· la bandiera u:fficiale del nazionalismo e del– l'imperialismo; e sarebbe grave errore essere, di– ventare o continuar ad essere, poniamo, positivisti, solo perchè i nazionalisti sono di parere contrario. Noi dobbiamo chierlerci piuttosto quale luce getta una Weltanschauung idealista, nel momento at– tuale, sui suoi problemi capitali. E' probabile che un tal esame anche succinto mostri che l'idea– lismo nazionalista è monco ed ibrido e che un idealismo coerente ed integrale, pur essendo al di sopra d'ogni conflitto pratico particolare, va assai al di là del nazionalismo e non ci pennette di sostare che in una visione super-inter-nazio– nalista della ci viltà. * ** In fondo qual'è l'affermazione fondamentale che, in varia misura, in vario modo, in varie età, da Platone a Benedetto Croce ed a Josiah Royce, co– stituisce l'essenza dell'idealismo? Questa: che la realtà è conoscibile e conoscibile per mezzo del pensiero, sì che. il nostro pensiero (non il pensiero astratto, ma il nostro pensiero vissuto, la nostra esperienza concreta) è la chiave dell'jnterpreta– zione del mondo. Il pensiero, logicamente, precede il mondo e ne è la conditio sine qua non, perchè il pensare un mondo non in relazione a qualche pensiero e da esso interpretabile, è impossibile, anzi contraddittorio. Ne consegue che il reale è il pensabile, il non-contraddittorio, il coerente; cne tutto ciò, che è impensabile, contraddittorio, è, · perciò stesso,- irreale: comprendere qualcosa, com– prendere il· mondo è averne il concetto, è pen– sarne l'unità sistematica, pensarlo cioè come un tutto organico, di cui ògni parte è un organo e compie una funzione essenziale, insostituibile da ogni altra parte, e nel quale il tutto è necessario, · nella sua unità, alle parti come queste al tutto, cosi come in un poema l'idea motivo fondamen– tale ha, per svolgersi, bisogno d'ogni singolo verso e, viceversa, questo ed ogni altro, ricevono luce e valore da tutto il poema; questo concetto è l'ideale logico che presiede ad ogni possibile ri– cerca non importa in qual ramo dello scibile: è la fede della ragione. Ciò posto, che concetto ci faremo del mondo ? Quale sarà l'idea più concreta che ce ne possiamo fare, il sistema più comprensivo di tutti i possi– bili predicati del reale? Su questo punto la cri– tica e la storia, si delle scienze che della filosofia, hanno portato, in fondo, a parte punti secondar'ì, a ripensare il pensiero di Hegel. Quando le scienze più perfette erano le fisico-matematiche, o per meglio dire, quand'essa erano le sole scienze co– stituite, la filosofia - si può dire da Platone a Spencer - s'industriò di pensare la totalità del reale con i metodi e' le categorie delle scienze fisico -matematiche e si cercò di ridurre a fisico– matematica la chimica, la biologia, la psicologia, la storia. Ma il costituirsi di queste come scienze autonome e con metodi e categorie proprie, il precisamento cioè dei caratteri intrinsecamentè irreducibili dei fenomeni chimici, biologi, psichici, sociali e storici, ebbe sempre più l'effetto di co– stringere ad ammettere che nella ·realtà esistono come diversi livelli, dei quali i più alti sono ir– reducibili ai più bassi e i più bassi sono otteni– bili dai più alti con un processo di astrazione. Uno dei capitoli più belli del secondo. volume dell'opera del Royce: Il mondo e l'Individuo, si è quello in cui egli mostra che i concetti e i po– stulati· della rappresentazione fisico-matematica della natura sono il prodotto di esigenze di coo– perazione sociale e di tecnica industriale, che portano ad asti·a1'1·e nell'esperienza da tutto ciò •

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