Critica Sociale - Anno XXIV - n. 8 - 16-30 aprile 1914

116 CRITICA SOCIALE di noi; e ad essi si deve indulgere, e con essi non si deve osare quella precisa « intransigenza », che si adopra verso altri? Un candidato ciel Partito con– tro Agostino Berenini, contro Alfredo Bertesi, be– nissimo. È doloroso, ma doveroso. Ma un candidato anche contro Alceste De Ambris e contro Arturo Labriola! E non soltanto per la disciplina e per la logica, ma anche per salvarci dalla postuma can– zonatura cli un Labriola tripolino e bloccardo! Negli scioperi inscenati dai sindacalisti, nella ele– zione di Amilcare Cipriani, questa Direzione del Partito, di cui pur fanno parte vecchi rigidi custodi della tradizione socialista come Lazzari, devoti stu– diosi ed interpreti del Marxismo o giovani resu– scitatori di esso nella sua più precisa significazione dottrinale, come la Balabanoff, come il Velia; que– sta Direzione, intransigente e rivoluzionaria, non seppe schivare la transazione con l'inorganico, con l'indisciplinato, con l'indistinto; non seppe salvarsi dallo sdrucciolare nel rispetto umano, nell'opportu– nismo, nel sentimentalismo, nel romantici~,mo, e in altre cose che possono avere in sè del buono, del rispettabile, dell'umano, dell'inevitabile magai:i, e perfìno dell'utile, ma a patto che non ci si parli cli fiera, ferma, incrollabile intransigenza! · Il nostro popolo socialista, quando voleva definire tutto• questo· insieme cli cose - contro cui il Socia– lismo si aderse e si accampò con la sua critica fredda e con la sua linea geometrica - e chi le praticava, usava la parola «confusionario». Ecco. La nostra Direziope del Partito non seppe far sempre a meno · cli esser confusionaria. E quelli stessi suoi vanti, legittimi in parte, e quel suo scampanìo a festa in– torno alle aumentate schiere dei socialisti e dei let– tori dell'Avanti!, risentono di questo difetto. A parte ch'essa dimentica un po' troppo tutLe le circostanze coincidenti e cospiranti a quel movimento politico, e intransigente di cui essa è assai ·più l'interprete che l'autrice: essa dovrebbe vagliare con più in– lransi~ente analisi la qualità di queste schiere che il' malcontento, il disagio, la gue,rra, adunano .in– torno al nos.tro vessillo. Noi Reggiani non s,iamo intransigenti, per esempio, ma ci guardiamo· bene d:illo spacciare per puri voti socialisti quei voti di « contadini» (piccoli e medi agricoltori, talora agiati o sulla via di diventarlo), che nell'ottobre scorso, sul nome cli Prampolini e degli altri candidati so– cialisti, vollero esprimere il loro odio alla guerra costosa e al Governo militarista, odio che non im– plica nè coscienza nè principi socialisti o anche solo democratici. Non saranno stati molti, ma ci furono; e chi voirlia essere rigorosamente preciso deve dichia– ra rio. Si dirà che, tra queste schiere che la squillante fanfara rivoluzionaria ha destate, son numerosi i pro,letari, i ribelli, i virtualmente socialisti. Ma non si c~imentichi che son forze grezze, non· solo inor– ga n-1che ma spesso- antiorganizzative, simpatizzanti oggi col Partito, col Gruppo Parlamentare,· con rAvanti!, pe_rch~ rappre?entano l'opposizione, così m grosso, l ?rd1mento, 11 rnmore. Forze preziose, ma che han bisogno di molto esercizio e di molta piazza d'armi, prima di essere annoverate fra le truppe regolari e sicure del nostro esercito. Il 1:1alconten~o, il disagio, la protesta, l'ira, sono ene_rg\e potenti. ma non improvvisano le milizie soc1altste per le nostre dure e continuate battaglie. * ** Queste oscillazioni dalla linea diritta del Socia- lismo, in forma più palese perchè il giornale A natur_alme_~tela tromba che suona ogni -giorno; in colorito pm acceso pel temperamento di Benito• Mus solini, emersero• nell'Avanti! È u11coro cli plausi, in questi giorni, al giornale BibliotecaGino Bianco · nazionale e al suo Direttore: plausi che, in quanto vanno alla energia, alla dirittura, alla capacità pole– mica e alla vivacità giovanile e schietta di Musso– lini, possono trovarci unanimi tutti. Ma vanno essi a tutta l'opera sua, cioè a quelle parti in cui la sua concezione e il suo indirizzo politico si affer– mano più decisi? Egli è troppo «intransigente» certo, per consen– tire che su questa materia si formi il menomo equi– voco, e per approfittarne; ma mi piace ricordare, a tale pro-posito, un de' più grotteschi qui pro quo a cui abbiamo assistito in questo periodo tempestoso, agitato, e· inevitabilmente confuso. La strage aveva tuonato nella funesta Epifania del 1913. Il proleta– riato italiano aveva gridato tutta la sua stanchezza per essere periodicamentie ammazzato. Mussolini aveva interpretato questo grido di stanchezza rie– cheggiandolo in tono acutissimo. Nel giro di pochi giorni, polemizzando con me e con altri sul modo per far cessare l'abitudine delle stragi, egli candi– damente finiva a teorii 1 zare la salubrità dell'eccidio, suscitato da noi, la necessità 1 della « gio-rnata sto– rica», dell'urto sanguinoso, in una nazione che non ebbe nè la Comune nè alcuna rivolta sociale, e bandiva la efficacia del salasso ricostituente. ·Come rimanessero, e come si sentissero girare la testa, co.J,oroche lo applaudivano perchè egli aveva interpretato il loro basta agli eccidi, io non so. Evoco l'episodio, perchè ad Ancona non si ab-· biano malintesi, perchè tutto sia detto lealmente e perchè lealmente si giudichi e si voti. *** In un suo recente articolo, « Un blocco rosso?», nell'Utopia, il compagno Mussolini notava giusta– mente come, in mater:ia di partiti avanzati, o di ten– denze entro uno stesso partito, meglio che di teorie si debba parlare di mentalità. Precisamente così: e tale criterio è appunto applicabile a lui. Nei fini, nel volere, egli è socialista; nella mentalità e mei:i;lio .ancora nella psicologia, egli è il classico rivoluzio-– nario italiano, romagno.Jo-, nudritosi e rinforzatosi · poi di storia francese, <lall'89 alla Comune. Egli è sinceramente cosi, e sinceramente vive una seconda vità, quando vibra nel comizio, s'esalta nell'ardore clella folla, s'illude e s'inebria se vede in piazza cento persone che gridano·. Allora scrive ab irato quegli articoli o quelle frasi, di cui non _sembra 1icordarsi in altri momenti dell'opera sua; o quando alcuno gli chieda conto di quegli impulsi.. . Dopo gli eccidi del 6 gennaio, nei moti di giugno in Milano, questo Mussolini della barricata bàlzò su chiaro e preciso. Noi non possiamo essere tra coloro - suoi intimi specialmente,- che sorridono di quei suoi impeti, come di bollori di gioventù e. affermano o lascian capire che non son da prender snl serio. Ci. parrebbe grave e ingiusta offesa ·a Mussolini, al suo senso• di responsabilità, alla sua coscienza· e alla sua consistenza di rivoluzionario, considerare ·certe sue espressioni come eccessi mo– mentanei, non rispondenti a un meditato e ben defi– n_itopensie~o-.. Ma è in questo pensiero che non pos– siamo segmrlo. Il Socialismo italiano - n-0n il riformismo - il Socialismo italiano, che pose in Italia un po' di fondamenta mercè una dura, ardua lotta contro la tradizione nostrana dell'infecondo sussulto rivoluzio– nario, e per la organizzazione metodica, seria, con– tinuativa, coordinata delle forze proletarie, non può ritornare al sogno insurrezionale, non può la– sciar lacerare la sua tela faticosamente tessuta, da · queste periodiche illusioni del « colpo di mano». Se a un popolo già pigro. di· sua natura come il nostro, si fa cred.ere che le conquiste si attuano con -qualche giorno di sciopero generale ogni tanto, o con una « giornata sto-rica » a epoca da destinarsi,

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