Critica Sociale - XXIV - n. 4 - 16-28 febbraio 1914

62 CRITICA SOCIALE piccoli poderi. Ma questa piccola proprietà ba svilup– pato in sommo grado, col senso di una nuova solida– rietà sociale, il tessuto connettivo della cooperazione, riconosr.iuta idonea a fronteggiare la concorrenza con la grossa borghesia terriera_. La cooperazione, ivi, ha investito tutti i campi della attività agricola dei pic'– coli proprietari, dalla raccolta, dal trattamento· e dallo smercio dei prodotti, alla distribuzione di luce e forza elettri~a per rendere più efficace il lavoro agricolo, fino alle Banche di credito, che hanno anticipato molti milioni ai detti proprietari. Per quanto riguarda l'lnghilterra, il Comitato ritiene, sulla base di' questi studi, che sulla invocata nazio · nalizzazione debba innestarsi un largo e fecondo si– stema cooperativo, e che pertanto l'azione politica del Partito del lavoro debba tendere non solo a effettuare la grande premessa nazio:alizzatrice, nia. a indirizzare lo Stato ver$O _p~ovvedimenti a favore delle masse agricole, nel senso di svil~pparne l'organizzazione, l'istruzione e lo spiritò cooperativo, e di assicutare .ad esse il minimo di salario. g. m. ILDIRITTO S CIALE N 6LI ALBEH6HI Per l'abolizione della mancia. Ben pochi lettori della Ci'itica rammenteranno una serie di articoli, pubblicati in queste colonne alcuni anni or sono, intorno alla crisi del serv1z10 domestico. Quegli articoli, più che modesti, inti– tolati: / t " completo ,, -· so, per certo, che l'autore non se ne ha a male se li qualifico così! - non meritavano di attirare l'attenzio:i;te del pubblico. Ma il problema che in essi era accennato, piuttosto che discusso, è di quelli che divengono ogni giorno più gravi. Anche dal punto di vista del socialismo ortodosso dev'essere preso in considerazione, per~ chè, fin che non si addivenga alla sparizione delle classi fondate sul privilegio ècqnomicd, vi sarà una parte di proletariato costretta a quest'umile, e mal difesa, forma di lavoro, ch'è il servizio do– mestico. Ed il Partito socialista, se nou vqrrà oc– cuparsi solo delle élites operaie, dei lavoratori già organizzati, dovrà ritenere come un impegno d'onore quello di far rientrare nell'orbita del Quarto Stato queste disperse e disorganizzate .re- . clute del Quinto Stato. . . , Ma se quest'opera di organizzazione e di edu– cazione politica -- e non solo politica - dei la– voratori della casa è sommamente malagevole, per la na1.ura stessa del loro mestiere. che, in~ece Lii raccoglierli in masse compatte, li disperde in · ,un ·isolamento atomistico, vi sono proletari che, pur esercitando mestieri del tutto amJoghi a quelli, sono molto più fac\lmente. organizzabili ed· educabili: e cioè i domestici d'albergo. Mentre poche e rachitiche furono e sono, che io mi sappia, le Leghe <li domestici privati, credo che le orga– nizzazioni del personale rlegli alberghi sieno molto più numerose e fiorenti. L'argomento, che è molto meno fri\rolo di quanto [JOssa parere a primo aspetto, meriterebbe di es– sere approfondito nei suoi vari lati: statistico, economico, giuridico, ecc., ecc. Come indica il titolo stesso di questo articoletto, ciui voglio solo accennare ad un punto, che non i3 il meno importante - per vari rispetti - del problema. 'l'utti sanno come quella varte del versonale BibliotecaGino Bianco d'albero·o che è a contatto col viaggiatore, riceva, ordin.a1ia~ente un salario molto modesto, il quale , . . . si presume integrato dalla mancia, pm o men~ o·enerosa lasciata dall'ospite dell'albergo. E tutti quelli, cl{e hanno, non so proprio se dir la fortuna o la disgrazia di viaggiare sovente:, sanno .quale noia sia. quella di trovaTe alla partenza, su la soglia dell'albergo, la mano tesa o. la faccia espres– sivamente interrogativa del port10re, della came– riera del facchino. E' intuitivo che questo sup– plem~nto di salario è gy~ndemente aleato~·iol di: pendendo dalla generos1ta e dall'umore·de1 v1ag– o-iatori dal o·enere cli clientela dell'albergo, dalla :tao-io~e e via discorrendo. Jtd è noto che avviene o ' spesso per il personale_ cli albergo quello che ac- cade nella società: chi meno lavora più guadagna. I maestosi portieri - questi " immobili per de– stinazione ,,, come argutamente li definiva una volta Gaio sul Ma1·zocco - che compiono un la– voro abbastanza facile rii-evono generalmente mancia molto più generose che gli umili facchini: .si racconta che presso certi grandi alberghi il concie1·ge non solo non sia pagato, ma paghi, e molto, per ottenere il lucrosissimo posto. · Senza pretendere di lumeggiare tutti gli aspetti dell'a.rgomento, che richiamò · l'attenzione di uno de'. più illustri giuristi del secolo scorso (chi non conosce il brillantissimo opuscolo Das 1'1'inl1getll di Rodolfo von Ihering?), ci basti, ·dalle colonne di questo periodico socialista, di invitare i lettori socialisti e non socialisti a considerare la que– stione: se si possa, e si debba, promuovere l'abo– lizione della mancia negli alberghi. Leggiamo, nei giornali quotidiani, che in que:;ti giorni si è riunita nella sede del Touring Club Italiano una Commissione per il miglioramento degli alberghi, che alla discussione hanno preso parte rappresentanti di varie associazioni ,(fra gli altri il prof. Osimo, segretario dell'Umanitaria), che fu fatta la proposta di istituire una scuola · professionale per gli addetti d'albergo. Orbene: il momento è propizio per discutere anche la questione che più su abbiamo proposta. Vedano gli albergatori se, almeno a titolo di esperimento, non converrebbe che an_che in Italia vi fosse qualche albergo dove le mancia fossero proibite. A Londr a c'è di già: è lo Sti·and Pa– lace Ho(el, do.ve ogni stanza ha il medesimo prezzo (nel q itale è compreso il bagno e la prima colazione) e dove le ma,ncie sono rigorosamente proibite, perchè - è scritto dappertutto - il µersonale è p·agato sufficientemente: è un albergo seJ,llpre pieno zeppo, ed il. se\·vizio è e~cellente: il domestico, che ricevess~ una mancia, sarebbe im– mediatamente licenziato. Si dirà che l'Italia non è l'Inghilterra, che il pubblico eh.e frequenta i nostri ·alberghi è diverso da quello che frequenta quel– l'albergo di Londra, e - sopratqtto - che il no-· stro proletar.iato, e quindi il personale italiano d'albergo, è ben diverso, e men rigido alla con– segna, çhe non sia quello inglese. E in queste obiezioni c'è del vero. Ma .è pur vero che un'in– novazione, come quella proposta, sarebbe_, per lo meno, interessant9, e tale, per fermo, da incon– trare il favore almeno di una certa clientela: quella, per esempio, di uomini d'affari. .Ed è in– contestabile che, proprio dal punto <livista nostro, di socialisti. che devono mirare all'educazione del proletariato; dovrebbe esserà simpaticamente ac– colta una proposta, che mira a trasformare i pro– letari che servono negli alberghi, da postulanti noiosi, alla• caccia della liberalità ·del cliente, e tenl),ti, per obbligo profess_ionale, alla compunzione riconoscente (quando, s'intende, la tirchieria dei viaggiatori non dia fa stura ai poco riguardosi

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