Critica Sociale - XXIII - n. 17 - 1-15 settembre 1913

268 CRITICA SOCIALE comune cli paga e cli guarentigie sarù assicurato dal– la legge ai lavoratori cli ogni gruppo. Anche, per determinati scopi produttivi, massime laddove la produzione·, come nel vecchio artigianato, si connetta a speciali tendenze e capacità, potranno costituirsi gruppi volontarii, per gestire, con capi– tale accumulato dai singoli o tolto a prestito dal Mu– nicipio o dallo Stato, o una fabbrica autonoma, o una comunità agraria, o determinate produzioni ar– .tistiche; non si esclude possa sopravvivere il produt– tore isolato -- artista, pescatore, piccolo coltivato– re, ecc. -. appoggiato magari a Mutue, per esem– pio, di credito, come in Germania; convivenze co– muniste di entusiasti, come già se n'ebbero esempii, anche potranno rivivere. L'impiego di un prop-rio . capitale nella produzione e l'organizzazione cli que– sta per proprio conto, ad opera di individui o gruppi · speciali, non è, secondo i Webb, affatto incompati– bile coi principii essenziali ciel socialismo; i quali non condannano se non quel capitale che sfrutti l'al– trui forza-lavoro. Ma non compie sfruttamento il produttore che lavora coi proprii arnesi, nè il grup– po che;. lavorando con proprio ca.pitale a una pro– duzione utile alla comunità, non istituisce privilegi fra i propri soci; come già avviene, ad esempio, nella Co-operative Wholesale Soci.ety, i cui vasti stabili, le navi, le fattorie, le piantagioni di thè, i mulini giganti, i colossali calzaturifici, tutto insom– ma il capitale produttivo, appartengono ugualmente al giovinetto entrato ieri pagando un solo scellino cli tassa d'ingresso, come al .più anziano ed al più ricco personalmente dei soci : e sta .in questo spirito alt.ruistico l'anima socialista e il segreto del successo di tali Cooperative. Certo, quest_i gruppi, che produconq non soltanto pel proprio consumo diretto, ma per lo scambìo, sono esposti alla tentazione, -ignota alle associazioni di consumatori, di limitare -il numero dei compo– nenti, convertendosi in un gruppo privilegiato di pic– coli .padroni, sfruttanti l'opera cli. salariati. Il me– desimo dee dirsi del produttore indipendente. Un regime socialista non potrebbe allora tollerarli; ma è probabile che la concorrenza delle associazioni di consumatori, le leggi sulle fabbriche, le guarentigie di un tenore cli vita comune sempre più alto, e in– fine la protezione delle associazioni professionali an– che verso i soci occupati presso .i « piccoli padroni», riusciranno, con azione combinata, a deprecare il pericolo. . . Talchè lo Stato socialista, !unge da profilarsi ai nostri occhi come un'accentrata e coercitiva burocra– zia,. ci presenterebbe un multiforme complesso di gruppi, nel quale la coazione governativa cederebbe sempre più ,alla gestione nazionale e mimioipale. 6° Ve1•so l'eguaglian;:a sociale. Ma che dire cieli'« eguaglianza»? - Questo il lema del 12° articolo: the approach to equality. L'eguaglianza, nel concetto socialista, è. elemento essenziale di civilt.à. Ma eguaglianza non significa identità nè uniformità assoluta. Il regime capitalista, negaz(one violenta dell'uguaglianza razjonale, offre tuttavia due forme di eguaglianza approssimativa, l'una, più imperfetta, nel sistema tributario, l'altra, virtualmente completa, nei pubblici servizii. Quanto al primo, il principio dell'imposta progressiva sui maggiori redditi, ammesso dagli .stessi economisti, potrà - fìnchè una parte della terra e del capitale di sfruttamento rimanga in mani private - esten– dersi sino ad assorbire non soltanto l'intera rendita e le varie forme cli « arricchimenti immeritati » (wÌearned increment), ma una sempre maggior per– centuale, sino al limite di esenzione, dei redditi an– che non gratuiti, e delle eredità, assicurando, con vantaggio fisico e mon.1le dei reddituarii, l'incessante incremento del capitale collettivo. e un minimo di :vita civile anohe ai gruppi meno provveduti. Ma, nello Stato di domani, ·è pr'obabile che, al sistema rozzo, vessatorio e così costoso dell'impo– sta, altre misure subentreranno, più efficaci e più semplici, pe-r conçiliare un ,mas_&imo ~li eguaglianza col più ricco bilancio col!ettiv'o. Spetterà ·ai Consigli urbani e distrettuali e al Parlamento destinare an– nua·lmente una parte delle risorse utilizzabili ai così . eletti (ed a torto) « servizii improduttivi»: assistenza · all'infanzia, ai vecchi, agli infermi, agli invalidi od improduttivi; arte, scienza, religione, .ordine pub– blico, prevenzione _del delitto, difesa da aggressioni esterne; come pure alla riserva nazionale per finali1à importanti, lontane nel tempo. Ma il miglior cespite si -avrà dalla fissazione dei prezzi dei va rii prodotti. Il prezzo, in via normale, dee coprire esattamente il costo di prodLizione; ma· sarà sempre possibile - pur lasciando ogni libertà di scelta ai consumatori - e.Jevare certi prezzi. oltre il costo, per distribuire altri beni al disotto ciel costo od anche gratuitamente. Può ìl Governo ·gravare cl'imp'osta date procluzio1,i comunali o cooperative, o prelevare una rendita sul godimento individuale o collettivo cli località parti– colarmente appetibili. E infine, pur trovando uno Stato compiutamente socialista la base essenz~a1e de' suoi reciditi nei prezzi dei prodotti e dei servizii, manterrà la limitazione delle eredità, non foss'altro come profilassi della eccessiva ricchezza individuale. Fino .a che segno potrà spingersi l'eguàglianza economica? ' In .certi campi della vita, la marcia verso l'egua– glianza comunista delle soddisfazioni è fatalmente incessante : strade, ponti, scuole elementari, biblio– teche pubbliche, ospedali J~er le malattie infettive, pensioni di vecchiaia, ecc., sono già, ogni giorno più, del vero comunismo in atto, che non nasce da preferenze teoriche, ma dalla constaiata convenienza per tutti, che di siffatti servizii goda ognuno lib,e– ramente. Non· andrà molto;· crediamo, che. tutta quanta l'istruzione diverrà gratuita, come lo è già la prima scuola; la previdenza per le malattie sarà estesa all'universale, come .oggi il servizio deWigie– ne; la musica, le mostre d'.arti belle le ricreazioni or– ganizzale saranno accessibili al pubblico, come· oggi le biblioteche; e illuminazione, riscaldamento, mezzi cli trasporto e cli comunicazione, se non proprio gratuiti per tutti come le -strade, s.i avranno facil– mente da chiunque contro tenui tasse, come il ser– vizio post ale.. E j Comuni forniranno alle famiglie il pane, il lai.te , la carne, gli abiti comuni, come oggi forniscono alle case l'acqua potabile. ,,, Ma, per quanto ,i '8ervizii pubblici, si•,estendarrd, consentendo il più vasto appagamento di bisogni possibile, non potrà la civiltà· tanto espandersi - entro un lasso di tempo prevedibile - da consentire un comunismo, e quindi un'uguaglianza economica, assoluti ed universali. Nel regime concepito ·dai so– cialisti, i cittadini disporranno a Iorp beneplacito di redditi personali, misurati giusta equità, ma non il- · limitati; per gli invalidi e gli individui improduttivi saranno congrui sussidii, pei produttori di utili ser– vigi saranno compensi largamente sufficienti a man– tenere e restaurare le_capacità produttive; tale spesa non varia gran fatto da persona a persona. Ai pre– sidii necessarii perchè ciascuna professione dia il massimo rendimento (ponia·mo: i laboratorii per lo scienziato, e simili) non il reddito indiyiduale, ma altri fondi provvederanno. D'onde una spiccata ten– denza alla uguaglianza delle rimunerazioni. Tutta– via talune funzioni, per le quali il reçlutamento sia difficile, esigeranno trattamenti particolari. Ordina– riamente, chi possiede capacità direttive preferisce i posti più elevati, anche senza una p_iù·lauta mer,

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