Critica Sociale - XXIII - n. 14 - 16-31 luglio 1913

CRITICA SOCIALE 223 adeguata solo all'avidità di certezza che è negli uo– mim e che, offuscata di solito o tenuta a bada, si sfrena bramosa, appena sia vellicata da stimoli fre– quenti e graditi, benchè grossolani. Pure, qualcuna di quelle correnti - c.ome il kan– tismo e l'hegclismo che, in Italia, si continuarono, frattanto, col Fiorentino, col Toccò, col Masci, da un lato; col Vera ·e con lo Spaventa, dall'allro - potè atlraversare, dimessa ed o_cculta, il n~ovo do– minio, e, nel momento opportuno,. in congmra con altri germi disgreganti, iniziarne il disfacimento, e ingrossare per via; e giungere oltre. Nuove filosofie, infatti, si formavano fuori d'Italia; le quali, utiliz– zando frammenti di dissolti sistemi, o creandone di nuovi, riuscivario a spezzare l'incantesifl'!-O positi– vistico, e a sostituirgli il brivido della venlà molte– plice (1). Il positivismo, ponendo, nella sua crepuscolare nozione del problema d·ella conoscenza, la realtà co– me «dato», aveva riso.Ho il soggetto nell'oggetto, o meglio· so.ppresso il primo per il secondo, lascian– do, così, nella sua integrità l'esigenza· f~rmulata nella critica kantiana. Ma questa, alla fine, m modo più o meno consapevole, s'impose: e chiese un'ope– ra di revisione, che iI\dagasse il valore stesso della scienza. E, quando già prodromi di guerra appa– rivano all'orizzonte, un manipolo di scienziati-filo– sofi, nel seno stesso del positivismo, ne m1z1ava la crieica, tanto più corrodente in quanto compiuta dall'interno. L'empirio-criticismo - che ebbe a suoi rappre– sentanti, in Francia, il Milhaud e il Poincaré; in Inghilterra, il Maxvell e l'Hodgson; in Germania, l'Avenarius, il Mach e il Cornelius - non si astenne dal porre come « dato » la realtà, -e non nego, d'al– tro canto, il soggetto; ma fece della conoscenza un utile arbitrio, della scienza « la forma econo– mica del pensiero ». Forma pra.tica, dunque, e non teorica; per cui la realtà viene classificata, schem?– tizzata, semplificata, -secondo le esigenze del più p_ronto uso mnemonico e della migliore .utilizza- zione. . Il neo-kantismo, proseguendo l'opera demolitrìce, inverti, nel loro ordine ideale, i termini del duali-. smo, e per prius pose - come già Cartesio ~ Kant - il soggetto, il pensiero; e svolse quest? motivo va– riamente, nel fenomemsmo del Renouvier, nel ma– terialismo del Lange, nella filo~ofia dei valori del Windelband e del Rickert, e; m certo modo, nel contingentismo del Bou_troux, derivazione ill'!-mediata del pens_ier9 pel. R~vais.~on, .~e~c?lanza d1. tropp~,, vecchie e d1 nov1ss1me idee_: il quale, negh ult1m1 anni, ha avuta, per il suo sapore spiritualistico, viva e insperata risonanza. _In un affine ~ire~!? d~ pen– siero_ si può .includere 1~fortuna~o « mtm~1omsmo » del Berg-son e dei suoi s~guac1 : ~m_aghante cr~– o-iuolo, m cui il neo-platomsmo plotmiano e la, cn– Lica della. scienza confondono il loro andito verso un più profondo e più. vissuto posses~o della re~ltà .. Ma un nuovo e più chssolvente pensiero, c~l ~e!rce e col James, si svolgeva oltre oceano, e rap1d1s_s1mo si propagava in Etiropa, e si riversava i~sensi~il– mente in tutte le altre filosofie, nelle quah era im– plicito e mal dissim11lat? l'odio con_tro l'intelle~tua– lismo: dico il pragmatismo, americana creaz10ne (i' America seducente e facile, comoda e scettica. Dal mom;nto che - esso afferma - la scienza è l'arbitrario prodotto del pensiero, il valore d(:lla veriti non può. esser dato che dal successo, c10è dalla pratica utilità. Tutto è vero e tutto è falso, nella misura in cui serve o non serve all'azione, o (Il Un vlvRoe qnndro neo-hegellano del pensiero contemporaneo' è In DK RUGGIKRo, Lu f(luso(la conle111pot'a11ea. Bari, LalerzB. in cui torna oppur no vantaggioso. Una ve~ità non è più da giudicare nel campo della conoscenza, ma in quello della pratica : qui è la sua prova_ del f\10co; ed essa l'avrà superala, se avrà saputo g10varc1. La verità e l'errore perdono cosi ogni sostanziale segno ùi distinzione, e si convertono reciprocamente, a seconda del momento e della contingenza: niente più è certo, fuor che nell'attimo fuggente dell'azion_e e in funzione di questa; tutto oscilla e vacilla, e 11 mondo è un fantasma folle quanto il capriccio umano. La filosofia della credenza e la filosofia dell'azione nascono dalla stessa esigenza psicologica. Naufra– gata, col criticismo, l'oggettività del pensiero, a ri– stabilirla, almeno per un istante, non restava_ che la fede; e, se questa non c'era, o non nasceva, bisogna– -va crearla con un atto di volontà. Voler credere. voler volere: ecco i due circoli viziosi, in· cui si esaurisce la coscienza contemporanea; ed ecco, in– sieme, le due magiche « ricette»,. delle quali non c'è alcuno che non abbia oggi raccomandato l'uso, 'nè movimento sociale che non abbia avuta l'illusione di. potersi servire. Naturalmente, la vol_ontà ha b\– sogno di un « mito » per mettersi in 'moto; e 1 I « mito » si « confeziona » facilmente: è lo specchietto col quale l'uomo piglia !;,estesso in trappola, è l'a– frodisiaco col quale si rende capace, se non degno, dell'azione. Il « mito » è l'idea centrale di molte odierne dottrine politiche, sociali, religiose: il na– zionalismo francese n'è imbevuto; e Sorel vi ha fondata un'intera dottrina della rivoluzione proleta– ria: il sindacalismo. Connessa a codeste nuove forme di pensiero è una specie di mistica che, col Bionde! e· con altri modernisti, fiorisce. sopra tutto in Francia, e che pone la realtà nell'atto, ed in quest'ultimo il ritro– vamento di Dio. Tendenze religiose si riscontrano, del resto, in quasi tutte le espressioni della filoso– fia moderna: e ne costituiscono anzi uno dei segni più profondi di insincerità, più che cli scettici~rrio: O~gi è un grai:i parlare, do':'unque e da tutti_, di re1igione e di D10; ed un assai frequente atteggiarsi in pose da credenti e da cristiani: alla fine d'ogni « ben pensato » libro spunta il nome dell'Eterno, e anche la produzione letteraria, specie in Francia, è infarcita di fervore filosofico-religioso. Ma tale « re– ligiosismo » è in gran parte falso: poichè, o mira solo a. giustificare la religione di chi già crede e cioè l'esistenza d'una verità « relativa >>, o rappre– senta il mero equivalente letterario di concetti che è bene chiamare altrimenti e che in realtà altrimenti son chiamati dalla filosofia moderna: la quale, col diventare, da Kant in poi, filosofia dell'immanenza, ha definitivamente bandito Dio da se stessa, e può richiamarcelo soltanto per un artificio logico o per la pressione di un morboso misticismo. · Neppure, in verità, il neo:hegelismo è riuscito a far intravvedere un lembo di terraferma alla er– rante anima contemporanea. Malsicuro anch'esso, in– tessuto di agnosticismo e ~i volontar~smo, rifugian: tesi talvolta su vette nebbwse, dove 11 malessere s1 inacerbisce senza neppure la speranza d'un soc– corso, esso - dovunque siasi presentato, in Fran– cia col Weber, in Germania col mistico Eucken, in Jnrrhilterra col Caird e col Green, in Italia col Croce e iol Gentile - non fo dte aggiungere un'altra nota nel polifonico concerto della filosofia moderna. f: in qualcl~e autore --:- ~ome nel Croce. - p?r ~he S! sia specialmente chstmto ad accogliere I s1stem1 oaai più in voga, nell'istante medesimo in cui tutti 1t~espinge: riuscendo, alla fine, in un pragmati– smo larv.ato e in un dissimulato empirio-criticismo. dai quali una sola categoria, fuggendo la terra. può a stento salvarsi: il concetto puro:

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