Critica Sociale - Anno XXIII - n.13 - 1-15 luglio 1913

CRITICASOCIALE 203 Voci. Giuramenti da marin~ro ... TURATI. In questo• caso H avrebbe dovuti pronu n– cim·e .J'on. Leonardi-Cattolica... (Ilarità). E, oo.JJ' .ono- . revoJ.e Caetani, l'on. Gaetano Mosca, e quanti altri avevano una .appena mediocre conos.cenza dei pro– blemi coloniali e dell'Africa, avevano ripetute allora le medesime ,oose. Soltanto, dal dirle prima al dirle poi, c'è questa difTerenza non piccola: che, se il Go– ve-rno avesse tenuto aHòra questo -stesso discorso, le bande :non suonavano, la gente. non si entusiasmava e l'fmpresa ... non si faceva! cc Per quanto ,si preveda vicino il ,cornp.Jetoassogget– tamento della Libia (diceva ieri !'on. Bertolini; e forse, VOl'rei ing,annarmi, ma egli fu imprud-ente quar:ido lo annunciò còme un '<lfTaredi pochi mesi)... l'èra dei sacrifici non è ,chiusa; e ingannerebbe il Paese chi desse· l'illusione che dal nuovo orèline d.i cose abbiano senza sforzi da sgorgare ricchezze». E ammoniva co– me non fosse da pe.nsare per ora nè ,a convogliare in Colonia· ,la nostra emigrazione, nè a trarne vantaggi materiali' di nessun genere. Per ora non sarahno che sempre nuovi sacrifici: ma « questi ·sforzi - soggiun– gevo - sono il 'Ii-evito che fomenta il destino dei po– poli ... ». In altri te,rmini, per ora e per un pezzo-, la con.– quista potrà servire all'Italia.,. come una salutaTe gin– nastica. Soltanto, no·i pensavamo che delia rude gin– nastica si potesse, volendo, fame anche in casa no– stra, dov,e avrebbe fruttato mo,Jto di più. ·se, per ri– tempral'ci .J.eforze, ,occorreva di afTrontare dei sacrifici (e bisognerebbe v,edere intanto se coJ.oro, cui i mag– giori- saori,fic-isono imposti, siano. proprio coloro che ne avevano bisogno· per ritemprarsi!), le miserie in– terne delJ'Ital-ia non vi pare che offrissero un campo sufficiente ·a tutti gli eroismi, a tutte le più nobili ombizioni? Perchè non intimiamo il " via dall'.Africa! "' Ma - per chiudere, alfine qu:esta parentesi e tornare al dilemma dell'ò•n, Giolitti e del g_iornale radicale· ro– mane;>,che sarebbe fra chi vuol restare -in Libia e chi vuol venir via - io dichiaro· senz,a esitanza che, se n,oi, pur cons-ervandòci ·recisi a.vversarii dell'impres•a, non crediamo di proporvi oggi di venir via... · Voci r.tl cenll'o. Né prendiamo 'atto... - TURATI. ... non pe1,ciò c•rediamo di m~ncare di logica nè di cadere in alcuna ,contradizione. E sog– giungo subito: cretle' il Mirt•istero, crede la Camera di discutere sul serio dell'opportunità di abbando– nare la Libia? Ebbene, ìo sono pronto a discutere .. , E, per mio conto, dichiaro che voterei anche il ritiro delle truppe col massimo entusi-asmo. Perchè, se col– l'andare laggiù no-i abbiamo fatto uno spropositò enorme, le conseguenze del qua,le non Siaranno ·oosì presto riparate, tuttavia il non perseverarvi· sarebb~ sempre e di gran lunga un male minore. (Commenti - Rumol'i). Io credo, sissignori, che solo facendo una politica di ,raccoglimento economico, di lavoro, di re– denzione del paese, di civiltà, sol.o a questo patto ·po– tremmo di.ventare davvero una grande nazione; men– tre, disperdendo le nostre forze nella temeraria uto- . pia di inciviHre il deserto, un lusso che sarebbe ec– cessi\·o per nazioni dieci volte più ricche di noi, e · ingolfrundoci così nell'intrigo della grande politica in– ternazionale, con tutti i pericoli e i danni ch'essa trae dietro, noi nòn faremo che indebolirci e ritarda-re la !lastra evoluzione civile. (Commenti - Rumori). Ma qµesta è là mia opinione personale, e di altri parec– cl\i; ·non è certo la vostra, nè ha pr,obabilità di diven– tare tanto prestò l'opinione della maggioranza. E al– ,Jorp•a che pro discuterne ora? Nè io riescirei ·a con– vini;ere voi, nè 'voi a convertire me. Or dunque, pur o.vendo e confessa.ndo altamente questa opi-rÌione, si può bene non incaponirsi a gri– dare, il « via da/IA/rica! », per una ragione di senso còmune eleme,ntare: p-erchè sentiamo che oggi sa– rebqe inutil-e, che la cosa non è possibile, che forse non lo d-iv:errà neppure in avvenire, o, -se lo diverrà, lo -diverrà per ef)'etto di tali dolori ·e di tali delusioni, che poi_non l'auguriamo al no:5tro Paese, e non augu– rialijo a noi stessi d-i aver ragione a tal prezzo. E il dubpio è sempre possibile, se, una volta commesso ,)'.errore di imbaroarci in simii,e impresa, l'abbando– nar)a del tutt.o (quando fosse po·ssibile) non sa-l'ebbe moralmente anche più dannoso del persistervi. Ma la -sola ooriseguenza logica: del nostro· pessimismo non è ,di, gridare stupidamente il « via da/1'1l/1·ica! », ma di adoperarci con ogni energia affinchè l'errore com– messo sia contenuto nei più ristretti confini, affinchè i danni inevitabili sian.o il più p-ossibile attenuati, af– finohè siano ad essi contrapposti i maggio-ri possibili compensi, mel'd; una politica int-erna, democratica e proletaria, che -serva di contmppeso. E perchè non si potrebbe verificare anche in Li\)ia quello che a un dipresso si è verificato in Eritrea? C'è, se riflettete bene, un. tal quale parallelismo tra i due ·casi. Anche in Eritr-ea, a dispetto del nostro « nè un uomo, nè un soldo!», s·i andò •con grande entusia– smo e con smodate speranze ... Una voce. Serlza. mezzi! TURATI. ... alle guaii succedettero le aL!'oci delu– sioni che tutti ricordano; in seguito a,lle quali la ra– ~ion,e riprese_ il disopra e l'impresa fu contenuta in limitab confini. · Non è s-tato l'abbandono della Colonia; rria è stato l'{lbbandono della utopia, del colonialismo spavaldo, deU'im.perialismo. In iondo, fu la politica che noi sostenevamo quella che ha trionfato. Non•è detto che, mutatis. ,iwtandis, e - auguriamo.lo - senza bisògno de-Ile terribili lezioni di cose che subimmo allora, qual– Ch(:}cosa di simiie n·on possa avvenire anche per la Libia. Allora, dall'Eritrea•, si voreva l'm~nz.ata in Abis– s.inia, e la si tentò; poi, saggiamente, si finì col ri– nunziarvi: oggi si vuole- l'avanzata nell'Hinler'iand, fino a tutto il Fezzàn, e ·più oltre, fino al Tropico•, fino al Sahara. (RÌwwri - Commenti animati). Non è detto che non vi si possa anche rinunciaTe o rimettere tutto questo n tempi migliori. U1u1voce. È proclamata la sovranità! TURATI. La sovranità non è che una ·parola. Se iJ'Abissinia non avesse costituito uno Stato; per quanto feud-ale e primitivo, si sarebbe potuto proc!amarl•a an– che· sull'Abissinio. I decreti non mutano nè la geo– grafia, ·nè la st-oria, nè l'economia. E_non v'è decreto che valga a costringere una nazione al dissangua– mento di se stessa. Ma, per ora, ripetiamo, non è questa la questione che sta· sul_ tappeto .. In vista del baratro. Oggi non si tratta nè di andare nè di tornare in– dietro dall'Africa ... U11a,,voce. Ah! ah! TURATI. ... si tratta di sapere; <lacchè, bene o male, vi andammo, fin dove intendiamo di spingerci effetti-

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