Critica Sociale - XXIII - n. 11-12 - 1-16 giugno 1913

CRITICASOCIALE 165' opportuna e possibi.Je, era questo, che l'Avanti! ·oggi incarna, il vostro pensiero? Soggiungiamo: questa immancabile, iusperat,a, colossale rivincita intendeste preparare a,i socia! isti di " destra ,,; che allontanaste <la voi e da noi? E c_hie<li~moa quei socialisti, che furono sempre con noi, coi qua,li sempre noi fummo, si chiamas– sero riformisti o con qualunque altro nome: que– sto affondarsi del P&rtito, questo rinnegarsi <lella fede e dell'azione comune - del passato e dell'av– venire - si compirà, nel silenzio <l.itutti, con la connivenza anche nostra? Qualcuno dovrà pure rispondere a queste <l.o– mande. FILIPPO TURATI. lmprudBnt i! (anchB &Enzo l'erre ...) Ci dicono - non abbiamo tempo· di andarli a ricer– care. - che taluui giornali della moderateria milanese stamparono non sappiamo bene quali insinuazioni, o affettarono - ingenui! - della meraviglia, perchè, in queste ultime settimane, trovandoci alla Camera - e quasi c•gni giorno, come essi medesimi pubblicavano, impegnati nelle discussioni - non fummo al tempo stesso a Milano e non assi.•temmo . di' presenza alle adunanze degli scioperi, ec11etera,ecce/era. Quei giornali souo, a dire il meno, imprudenti - e se il· proto dimentica l'erre non sarà gran male; essi, i deputati rlel cui cuore· usano non mettere il naso fuori dell'uscio se appena un qualsiasi manipolo di quel popolo sovrano - che, alla fine, sebbene a gran· torto, perclrè lascia che vengano eletti, credono o van - tano anch'esHi di rappre~entare - brontola in piazza; essi che ci han visto cento e cento volte, sempre, da trent'anni, col buon tempo o colla tempesta, per rac– èogliervi consensi o sacrosarlte fischiate, -colla natu– rale serenità del galantuomo puro e semµlice (non po– siamo certo ad eroi per codesto!), presenti, vigili, par– tecipi, moderatori, occorrendo, in tutte le manifesta– zioni come nei ·tumulti di popolo - per goderci poi, checchè avessimo detto e checchè avessimo fatto, le loro censui•e cavillose, e i lor9 sarcasmi, che, del resto, onora110 e letificano; - sono eesi,. guarda mò !, che s'incaricano di notarci le assenze snlla pagella, d1 con– sigliarci un zinzino più di coniggio, di richiam-,rci al dovere civico di rappresentanti del popolo, anzi - e ci onoriamo anche d, ciò - di rappresentanti delle plehi lavoratrici I Proprio essi!!. .... No11 À a loro ..:..no, per dio! - che f!obbiamo renrler conto dei fatti nc>stri e del come esercitiamo il man– dato; nè è a loro che ci giovArebbe attestare come ~Pmpre, anche in questi giorni, comunqne trattenuti da molteplici impegni, fossimo ben presenti, con l'orec– chio e l'animo tesi, in Tap porto inces~ante con gli amici, e pronti, al minimo ri chiamo, o non appena ('.i sembras•e opportuno, a infila.re il primo ·,treno in partenza dalla capitale. Que lli, In cu i fiducia teniamo a meritare, ben lo sanno, e non ne han, dubitato. D'altronde, a sventare certe meditate e trasparenti ~peculazioni sulla canrlida impulsività popolare, si a'u– tava - e forse meglio - anche di lontano ..... Ma infine, o perchè, quei giornali, proprio loro, ci volevano, proprio noi, quei giorni, sul post.o? Spera– vano, eh? che avremmo· fatto un tantino il poliziotto per loro conto. Se è per· queste,, confe~siamo che ~ta– volta, per esempio, non ne avevamo alcuna voglia. E, nn pç>',non c~.scalmanammo ad accorrere anche per co– testo. Di secondare quei. ·moti, per quanto fosse nobile la protesta,-per tutti i motivi che svolgiamo io altra pagina, 1,on ce la sentivamo; s11 di ciò, senza che altri ci sti– moli, non tacemmo, non taciamo, non taceremo il no– stro qualsla..qi pensiero. Ma neanche di Agolarci a ten– t~r di frenarli, finchè alt,ri e le circostauze sentivamo cbe lo avrebbero fatto più Afficacemente di noi, nean– che questa frenesia ci assillava. PAi rimeriti che ne avremmo ottenuto! -:-- e pei- meriti di quei bravi mes– seri, la cui cieca ed- incivile politic_a semina, alimenta e scatena queste reazioni .proletarie - salvo poi far le vis,te di rimanerne indignati - senza -nulla mai ap– prenrlere dal l'eRperienza, toenza mai, nel loro intimo (anche se talvolta potè parere un it1tant.e), correggere e temperare quella loro vecchia segaligna nat11ra - della quale Orazio v·erseggiò quando insieme nominava lu. forca I A qual fine ci volevano, allora? Salvochè non sperassero - nol confessando - rii rivedere il sole ros~o di quei giorni, che, per esserci tanto prodigati -,- nè del tutto invano - a depre– care immine_nti disordini e guai, ci consegnarono, con le subdole_ denunzie e le reticenze sapienti, alle patrie galere, Rpecularono sul sangne profuso e sulla vergo– gna cittadina, inventando, per farla e per giovar~ene, la guerra civile, e fecero - perocchè essi sol} potA– vano allora impedirlo - della loro, della noslra città, per mesi e per mesi, senza il più microscopico motivo o pretesto, una squallida Varsavia italiana. E fn allora qualche moderato intt>lligente ed onesto, non ignoto· in casa ciel Corriere dett,i Sei·a, fu allora, per esempio, un Torelli Viollier, che di tanta unanime viltà di quei di sua parte portò il lutto, la nausea e il corruccio nella tomba immatura. f. t-. COME SIPRESENTA L! LOTTA ADOSTIGLlA Le tristi e certamente impressionanti considerazioni, che il compagno Turati fa, nella Oritica ultime, sulla lotta di Budrio, mi inducono nella originale tentazione di parlare - io, candidato del Partito - della futura lotta nel Collegio di Ostiglia, tenuto, già dall'agosto 1909, da Ivenoe Bonomi. · A Budrio, elementi var'.Ì e non lieti intorbidarono la battaglia. Guido Pvdrecca, più che un destro di razza, era un peripatetico fra le tendenze, che, al tempo delln guerra, s'era trovato a fare il frondeui· e lo '' spirito libero,, dirimpetto alla rigida maestà della disciplina teorica e pratica del Partito. Egli afferma (nè qui è il caso e la sede di discu– terne) che animosità personali lo attesero al varco e lo presero al laccio, per impiccarlo insieme con Bi~Rc– lati, Bonomi e Cabriui: ma che egli non era nell'elenco dei condaanati, nè meritava di esserci. Sia come si voglia, è verissimo che l'on. Podrecca non ba nè stoffa -nè linea per essere un dottrinario ere– siarca del "Destrismo ,, : onde inevitabilmente la 'lotta pro e contro di lui, nel Collegio di Budrio, si tramutò in personale, ed egli ebbe buou gioco a· presentarla per tale (1), .A,ggiungansi le fatali competizioni di campanile, che tolsero al duello ogni chiarezza ài conflitto di idee. Meglio che Podreqca contro Ma~sarenti - o'il "De– strismo ,, di fronte al Socialismo tradizionale - si ebbe Budrio contro Molinella. E, se è vero che qualche cen– tinaio di imtisonialisti confermarono in ballottaggio la vittoria al Po.irecca, io credo che non solo la inclina-· zione verso il " meno peggio ,, rappresentato dal desti·o. che non era poi, lì, sul luogo, l'organizzatore e dnce · delle schiere proletarie çome è il Mass,renti - ma. anche la passione locale abbia addotto quei l'Oti ~puri i - nell'urna, (2). (1-2) Bisogna distinguere. Da. prlncl1110 Podrecca, o meglio I suol sostenitori, alfermarono che Il dissidio non era che personale, trat– tandosi di due rlrormistl, anzi Massarentl era Il più rlrormlstl\ clel due (si ricordavano di dimenticare che l'uno era nel Partito, l'altro ruorl e contro 11Partito). Poi, quando loro convenne tentar di strRp-. pare al • più riformista del dne. quanti ptù voti riformisti rosse possibile, accettarono la tesi mussoliniana e presero a sostenere ..... , tutto l'opposto della loro prima asserzione: presero a sqstenere cioè,,

RkJQdWJsaXNoZXIy