Critica Sociale - XXIII - n. 9-10 - 1 -16 maggio 1913

130 · CRITICASOCIALE della nuova vita politica di Italia. Se " l'episodio libico ,, sia o non sia il determinatore di tutta la politica e di tutta la economia nuova d'Italia, il fatto nol nasconde. Lo stesso on. Bonomi, dopo avere assolto largamente per il passato e sermo– neggiato per l'avvenire l'on. Tedesco, ha concluso consigliando a ricorrere a nuove imposte, che col– piscano in forma progressiva il reddito. Il Governo è stato assai gentile a non prenderlo immediata– mente in parola, nè lui nè il Graziadei e neppure l'Alessio, tutti stretti ad un patto, l'imposta pro– gressiva. Il Governo si riserva. Se gli riuscisse di caricare sui bilanci futuri fino al 1917-18 le spese residue della guerra, anche a costo di stremare i bilanci stessi, quale trionfo! Sacrificare il paese, ma far trionfare la ·contabilità dello Stato! I ri– formisti e i democratici invece, un po' perchè sanno a che attenersi circa tutta cotesta equivoca prosperità di entrate, un po' perchè debbono pure · riservarsi qualche soldarello di riforme sui pros– simi bilanci, preferiscono l'assunzione di un buon prestito. La Libia la paghino un po' i nepoti, che se 1a godranno. Poveri nepoti, che nonni truffa– tori si accorgeranno un di di avere scelto!' ' In attesa però del prestito, democratici e rifor– misti suggeriscono il rinforzo delle entrate. La preconizzata imposta progressiva sul reddito è ciò che occorre. Situazione singolare e forse umo– ristica. E' la prima volta, forse, che la democrazia offre ad un Governo di mettere nuove imposte, e il Governo se ne schermisce discretamente: " Grazie, per ora non ho bisogno. Vedremo poi. Noi:.tdico di no. Mi riservo soltanto ,,·. · Che vuol dire ciò? Evidentemente, questo: che il Governo non pensa affatto affatto alle clientele po– litiche dei suoi amici democratici e riformisti. Esso non pensa che a vincere un puntiglio politico che deve rassodare l'autorità sua e dello Stato. Nè• de– biti, nè imposte .... nè riforme. In verità, i debiti Ii ha g-ià fatti e· le imposte le ha già messe, nei modi che la 'discussione parlamentare, per l'opera classica dell'on. Wollt;imborg, ha fatto palesi; dal rinfocolato zelo degli agenti al ritocco dei dazì · della città di Napoli; dalle correzioni al regime dell'alcool, alfa, legge sulle farmacie ·e a quella sulla istruzione media. · Resta ver.o che non ·fa riforme ad uso dei demo– cratici e dei riformisti;· ma non si può neppur dire che non faccia riforme .... che costano. Esempio: il progetto Spingardi di nuovo reclutamento, per cui i rivedibili faranno una ferma· di due anni invece di uno, quei di seconda categoria fileranno un anno· invece di sei mesi, e· si abbasserà di 1 cm. la statura legale: tanto per impinguare le leve. Tutto ciò il Governo sogna di fare col' bilancio ordinario, contando soltanto sullo strettoio che strizzar~ al– l'infinito sempre più laute entrate, e che, secondo la previdenza governativa, funzionerà sempre al coverto da qualunque· sorpresa politico...:finanziaria! Democratici e riformisti si cacciano le mani nei èapelli per la disperazione: - Quale cecit_à! chi sa dire ciò che ci porte1:à l'" inc~rto ,, domani? Tasse nuove ci vogliono ....'.... oltre il prestito - e precisa– mente ci vuole la imposta progressiva sul reddito, che colpisca gli incrementi della ricchezza. - Anzi l'on. ··Alessio, p"iù acuto adescatore dello stesso on. Bonomi, per vincere il nostro cuore poco te– nero· delle nuove e delle vecchie fiscalità, illustra il nuovo feticcio democratico-riformh.ita con la dimostr~ione (éd è sacrosanta verità) che la pro– prietà in Italia ha· preso la dolce abitudine di non pagare quello che deve. L'·imposta sui terreni è rimasta tale quale, dal 1894, quando si riferiva ad una produzione agrarià complessiva di cinque miliardi, ad oggi che, secondo i dilige\itissimi cal- - coli di Ghino Valenti, è salita a sette miliardi; il che vuol dire, a conti fatti, che, mentre nel 1894 pagava il 14 per cento, adesso paga il 9 per cento. E poi si nega che l'on. Giolitti pratichi anche un'attiva politica di sgravi.. .. per i ricchi! Ma la dimostrazione dell'Alessio vale soltanto a persuaderci che l'imposta progressiva sul reddito è sacrosanta e deve introdursi nella nostra _legisla– zione insieme ad un congruo sgravio dei consumi, come un'espressione di assoluta giustizia tributaria. Cosi intesa, anche noi gridiamo: " Viva! Viva!,,. Se invece i demo-riformisti, come l'on. Bonomi, si ri– scaldano soltanto per indicare nuove fiscalità a coprire nuove spese, civili. ... o militari, allora noi ce ne separiamo, in quanto siamo fermi a combat– tere contro.... ogni aumento di spe'sa ! Anche questo, qu'on se le dise. E' una distinzione abba– stanza categorica. E diranno perciò ancora i de– mo-riformisti che noi siamo diventati intransigenti e rivoluzionari? E noi risponderemo che noi ab– biamo predicato e praticato la collaborazione di classe con i democratici e con i riformisti che, gli anni addietro, predicavano e· postulavano per lo Stato a buon mercato; ma che questa non è una buona ragione perchè noi predichiamo e prati– chiamo la c0llaborazione con i democratici e i ri– formisti dello Stato CaJ"O - dello Stato intensa– mente spendaccione per l'esercito, la burocrazia; il colonialismo, l'imperialismo. Collaborazione di classe, si, dove ·occorra, per es., nella politica e . per la politica che contribuisce alla conversione della rendita, e non con l'altra: quella della emis– sione dei buoni del Tesoro, che mangia di qùella gli effetti utili. Collaborazione di classe, ancora, dove torni· utile, necess,aria, per accostare il no– stro Paese a quelle Potenze, la cui amicizia ci prometteva l'afflusso del loro risparmio, rivoli d'oro per " dare lavoro " t.i proletari d'Italia e per ".mettere in valore. ,,_ la ,patria ,italiana, tampo– nando nel miglior modo, a vantaggio generale, la fistola dell'emigrazione; - ma non collaborazione, anzi strenuissima opposiztone, a quell'indirizzo che ci ha inchiodati con raddoppiata rinforzatura al– l'aggruppamento di Potenze, che -' per dirla con la frase timorata dell'on. Alessio - " è più potente per numero. di armati e· per solidità e compat.tezza di presi dì guerreschi, ma- ha una disponibilità di. capitl ;l.li , sul mercat0, dei prestiti, affatto inferiore ,, all'altro aggruppamento, onde a noi è tolto " di . prendere ·parte a quella grande agglomerazione di danaro,, di cui quello dispone. Collaborazione di classe, sì, sempr.e, in quanto sia· complemento della lotta di classe; ma, per ciò stesso, non col– laborazione con tutti (e coi n~mici del proletariato, giammai!), affinchè la collabora'zione non sia una Venere vaga, una foia permanente di cani ran– dagi. I demo-riformisti .consentono che la" loro,, im– posta progressiva non può rendere più di 25 mi• lioni di lire. Ebbene, noi chiediamo:. per cotesti 25 milioni di mag!:{iore entrata, presi sopra i ricchi (e lasciamo pure da parte ,ogni conturbante que– stione di ripercussioni del tributo), quanto i demo– riformisti, nella loro immutabile fiducia ministe– riale, anzi nella loro condiscendenzll, sistematica alle necessità._. del nazionalismo, sono disposti a con– cedere di maggiori spese militari, navali, burocra– tiche, coloniali, ecc., ecc.? Bene essi possono, en passant, come fa l'on. Alessio nella sua interes– sante Relazione e come· richiamò nel sud discorso sul bilancio del Tesoro; accennare alla necessità di: "conèentrare le spese " ..:... rnà è di=\ttaper·dirla, come un alibi della coscienza. L'indirizzo politico attua.le , che ess_i sew:i.c:ip.o e S◊-S_~engori.o, incarna una tendenza a;· frena.re · fu spese? Non è il grido: I ,I I

RkJQdWJsaXNoZXIy