Critica Sociale - XXIII - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1913

18 CRITICA SOCIALE In quell'ora crollava, ,nel_ Partito,_ la -~efor_ma– zione del riformismo: e dire che 11 riformismo salvava se stesso. Ma parve - doveva parere - la condanna del riformismo. Ed era anche, in un senso vera e giusta condanna: in quanto non si era e~so, fin dal primo momento, libera~o brutal– mente corao-giosamente, delle sue scorie. Se la parte ' che "'faceva chiamarsi rivoluzionaria, ne traev~ suo pro la logica delle cose la assisteva. Il momento codiandava l'intransigenza più schietta. Chi poteva rappresentarla con maggior diritto? Chi poteva, fra tutti, meg~io sbarazzare il terreno dai detriti del crollo che era avvenuto? Questa sorta di giustizia o,bbiettiva, che è anche tornaconto - dell'idea, del Partito, del movimento proletario - e si celebrò a Reggio Emilia, dove– vamo riconoscere e abbiamo riconosciuta. Senza restrizioni mentali, con piena lealtà. Doveva es– sere ed era. E saremmo stati minori di noi stessi, indugiandoci alle minuzie, leticando sulla portata di una formula astratta, sull'inciso, più ortodosso o meno, di uu ordine del giorno. Dovevamo guar– dare alle cose. ·Ogni " tendenza ,,, come ogni uomo, ha il suo proprio stile, diciamo pure il .suo gergo, il gergo della sua tradizione e del suo pas– sato. I vincitori di Reggio salivano al governo del Partito con la bandiera loro propria, col loro stile. Stimavamo noi così esuberante di forze in quell'ora il Partito socialista, così sguerni to il ne– mico, così ricco e presidiato il movimento prole– tario, da potersi, senza felloniii, e senza rimorso, sovrapporre ad una secessione un'altra secessione, per un dissidio, quasi letterario, di formula? Dacchè - sul terreno dell'azione e· dell'indirizzo - dissidio altro non v'era. Anche fidavamo, come· nella nostra, nella sag– gezza dei compagni vittoriosi. Che certamente in– tendevano il valore e il significato di quella vit– toria, la congiura eccezionale di circostanze onde era sorta, le cautele con le qualì soltanto era loro dato mantenerla e giovarsene. La esperienza do– veva ·essere stata buona e severa maestra, non ·a noi soli. Parve, da principio, così. A dispetto delle tradizioni e delle fraseologie, la unità neces– saria del Partito fu divisa comune. Il senso della misura poteva, doveva, salvaguardarla, nell'inte– resse di tutti. Dalla crisi di un'ora, ben poteva sorgere e consolidarsi la lunga salute. E la nostra, che a -taluno parve acquiescenza, germogliò da quel ceppo. * * * Noi correremmo a precip1z10 se affermassimo che quel comune desiderio e bisogno, quel convin– cimento di necessaria unità, già a quest'ora sia logorato. Ma, perchè ancora non è, giova, perciò appunto, segnalarne il pericolo. Rifacciamoci, per calare al concreto, alla male– detta tregenda degli eccidi proletari, che ebbe in questi giorni così triste rifioritura. E dovremmo,. a stimmatizzarla e a deprecarla, quanti siamo so– cialisti in Italia, essere un cervello ed un cuore. Vecchia tragedia, pur troppo, sulla quale il pen– siero di tutti ebbe campo di esercitarsi e nessuno à colto dagli eventi alla sprovveduta. E non è socialista italiano che non sappia e non senta di, che rischi sia irta, che venéfici miasmi trasudi, e che fosche messi minacci, la piazza seminata di sangue. Or-è qui, di fronte a un problema lugubre é pauroso come questo, che, non già la ".tendenza ma si saggia e si snuda l'anima stessa del Partiti'. Il quale,, q~an~o sia soci~lis~a, e vegga, perchè tale, nell ep1sod10 cruento, 11smtomo esteriore di profonde cagion!, che denunziano abissi di barbarie in basso ~d in alto e una catena fatale di provo– cazioni, della quale ogni anello s'allaccia ad nn altro, e il primo anello non si trova, profondato com'è nel groviglio di tutto il conflitto politico, di tutto il conflitto sociale, nelle forme selvaggie ch'esso assume nei paesi meno evoluti ; non pnò - quando sia socialista, e appunto perchè socit1,· lista - i suoi sdegni, le sue ribellioni rivolgere al fatto isolato della rissa, alla sopraffazione d 'nu rissante sull'altro, pensando che la rissa si sopprima coll'allargarla. Bensì, del truce episodio cercando le radici politiche, trarrà, ,fa quelle ribellioni e da quegli sdegni, incentivo a suscitare, nella forza politica crescente dei designati al macello, nella forza politica cii classe dei lavoratori, le sole di– fese efficaci, le sole vendette definitive e sicure. Perciò non indulgerà al romanticismo fatuo dei sentimentali, che additano ai minacciati il riparo .- giuridicamente correttissimo, politicamente in– sensàto - della legittima difesa individua.le ; la quale, per esplicare, nei conflitti colla forw, il valore cbe le presta .la facile e illuditrice teoria, presuppone scompar,so, o 'immensamente miti1rnto, quel dominio di classe, senza la fero~ia •del quale l'eccidio non-si concepisce. Per.ciò non vaneggerà. dietro il fautasima fosco dello sciopero generale di protesta, del quale la vittòria. allora sarebbe possibile, quando la coscienza e la forza del pro– letariato fossero mature a tal segno da renderlo inutile e, percbè inutile, assurdo; e del quale la sconfitta imm~ncabile, con tutte le violenze e le esasperazioni che la accompagnano, è fatta per acuire tutte le cagioni, onde gli eccidi proletari lentamente si preparano e sono' generati e molti– plicati. Il concetto economico e .re·alistico che contrad– distingue il socialismo, staccandolo da tutte le dottrine come da tutti i partiti, che l'ideologfa, borghese improntadi sè,rinnega,per la necessità della sua .logica interiore, i miraggi ornoJesi trastnlla il fantastico anarchismo individualista -- forma ro- 1 veseiata ancor esso di un pensiero tutto borghese. Ma qi;testi sono i latil'.\ucci del. socialismo. Vo– gliamo rimetterli in questione? Rifare " Sala Si– vori ,, di Genova dopo vènLun anni? Ristampare, per- tornarlo a diffondere, F01·za· e violenza di Plechanow? Vogliamo ritornare bambini? Francamente: noi, per conto nostro, non ce la. sentiamo. LA CRITICA SOCIALE, LA. POLITICA DELLA PRO TEST A Roccagorga, Baganzola, Comiso: tre 'stragi in un giorno solo! Ed una strage, quella di Roccagorga, che da sola lascia sul terreno le perdite di una bat– taglia campale in Libia ... nel tempo che c'era la guerra! C'è di che sommuovere l'ira popolare. I Comizi sono frequenti ed appassionati. L'agitazione, la quale irrita i gìornali che non sanno, dopo i pri– mi sarcasi;ni e le viete derisioni, che cosa opporvi; trascina le masse. Benedetta questa solidarietà crei lavorai.ori che racchiude l'intuito della necessità di una comune difesa della vita! Benedetto questo vasto reclamo di giustizia su chi uccise, di pietà su chi è stato ucciso! Le anime che non l'intendono ,e bef– feggiano sono morte. E ben esse potrebbero mutual– mente, secondo il precetto evangelico, seppellirsi! Ma ecco che la protesta vuole un suo metodo. Ed ogni metodo reclama la sua discussione. Leonida

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